Calano i lettori, crescono gli utenti internet. Meno della metà degli italiani legge più di un libro l'anno. I giovani sempre più disaffezionati a libri e quotidiani. E' iniziata l'era biomediatica. Adesso è ufficiale, lo ha confermato il Censis con il suo ultimo rapporto sulla comunicazione dal titolo molto emblematico: "I media siamo noi".
Internet, social network, smartphone e tablet sono parte della nostra vita. Appendici tecnologiche della nostra quotidianità.
Diciamo pure addio alle vecchie teorie sulla comunicazione ("Bullet
Theory" e compagnia bella), è arrivata l' "era biomediatica".
Scordiamoci l'immagine stereotipata di una massa inerme di spettatori a
cui i media inoculano concetti e idee, oggi internet, lo strumento
"democratico per eccellenza" (e su questo ci sarebbe da discutere) ha
aperto una nuova fase del rapporto media-utente. L'individuo diventa un
tuttuno con i mezzi, è creatore e fruitore al tempo stesso di tutti i
contenuti della rete. Pensiamo alla diffusione degli smartphone,
permette ai cittadini di registrare e fotografare ogni fatto che accade e
di caricarlo poi sui profili Facebook e Twitter. L'utente insomma
diventa contenuto, questa è la grande rivoluzione mediatica nei nostri
tempi.
Internet è il grande idolo odierno, lo strumento che permette la
"fusione" tra individuo e contenuto, e mentre la sua fama cresce, i
"vecchi media" rischiano di perdere parte del loro fascino. In Italia si registra non solo la recessione economica ma anche
quella culturale. Un po' azzardato direte voi, eppure il rapporto Censis-Ucis
sulla comunicazione "I media siamo noi" dice che più della metà degli
italiani legge meno di un libro all'anno, mentre uno su due usa
quotidianamente Facebook. Dati alla mano non si può che appurare come lo scenario sia piuttosto agghiacciante. Sul web naviga il 62,1% della popolazione (+ 9% dell’utenza rispetto
al 2011) e gli iscritti a Facebook sono in continua crescita passando
dal 49% dello scorso anno all’attuale 66,6% degli internauti, ovvero il
41,3% della popolazione. La creazione di Mark Zuckerberg non è l'unica
passione nostrana, anche YouTube riscuote successo, il
rapporto aggiunge che il portale web nel 2011 raggiungeva il 54,5% di
utenti tra le persone con accesso a internet, arriva ora al 61,7%, pari
al 38,3% della popolazione complessiva. Intanto l'emorragia di lettori non si arresta e
colpisce il mondo dell'editoria in maniera trasversale, nell'ultimo anno
i quotidiani hanno registrato un calo di lettori pari al 2,3% (fino a
cinque anni fa la percentuale di lettori era del 67%, oggi è scesa al
45.5%), mentre le testate on-line contano circa 2,1% in più di utenti,
tutto questo grazie al pullulare di smartphone e tablet.
Non va molto bene nemmeno la free press, che perde l`11,8% di lettori
(25,7% di utenza), si registra inoltre un calo per i settimanale che
scendono di un punto percentuale (27,5% di utenza). Anche l'editoria
libraria è in profondissima crisi, soprattutto tra i giovani sempre più
affezionati ai social network e lontani dalla carta stampata. Tra il
2011 e il 2012 i lettori di quotidiani tra i 14 e i 29 anni sono
diminuti circa del 2%, quelli di libri sono passati da una percentuale
del 68% al 57%. In lenta crescita il mercato degli e-book che avanza
dell'uno per cento.Insomma non siamo certo quello che si può definire un popolo di lettori, e la situazione si aggrava di anno in anno.
L'ultimo rapporto dell'Istat "La Produzione e la lettura di libri in Italia" redatto nel 2010/2011 già delineava orizzonti preoccupanti. I dati sottolineavano infatti che coloro che si definiscono "lettori accantiti" e che leggono circa 12 libri l'anno solo sono il 13%degli italiani. Un punto a favore delle donne che sono lettrici più assidue degli uomini: il 51,6% di loro leggono almeno un libro rispetto al 38,5% dei maschi.
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