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martedì 20 settembre 2016

Minori e mamme che si uccidono per la vergogna di un filmino diffuso via internet

Il caso di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano che si è tolta la vita, non è unico. In Canada si era suicidata una 15enne. In Italia la madre 40enne di due bambini

Raphael Parsons, la 15eenne morta suicida in Canada dopo che alcune sue foto la ritraevano mentre faceva sesso ubriaca con un ragazzo più grande erano finite su internet


La terribile vicenda di Tiziana Cantone, la 31enne che si è tolta la vita perché perseguitata dai filmini hot che lei stessa aveva condiviso con degli amici e che erano finiti in rete, non è un caso isolato. La facilità con cui è possibile pubblicare qualunque cosa è direttamente proporzionale agli effetti, spesso inconsapevoli, che si possono scatenare. 

Il caso Rehtaeh Parsons
Aveva solo 15 anni Rehtaeh Parsons quando venne stuprata da quattro ragazzi. E 17 quando, nel 2013, si suicidò a causa di quella violenza e delle foto che il gruppo aveva scattato a diffuso su internet. Quella sera probabilmente Rehtaeh non sapeva bene cosa stesse facendo, aveva bevuto. Un errore che può capitare a quell’età e che lascia delle ferite. Ma queste sono senz’altro state amplificate dalla diffusione di quelle immagini. Timida, percorsa da uno schiacciante senso di ingiustizia (l’indagine per stupro sui quattro ragazzi è stata archiviata per insufficienza di prove) Rehtaeh non ce l’ha fatta a sopportare la sua vita distrutta ancora prima che cominciasse davvero. E si è uccisa. Un anno dopo uno dei quattro ragazzi, di 20 anni, ha confessato di aver scattato quelle foto ed è stato incriminato per diffusione di foto pedopornografiche. Anche un secondo ragazzo è stato incriminato per lo stesso reato. Ma essendo entrambi minorenni all’epoca dei fatti, sono stati condannati a 12 anni e un anno di libertà vigilata. La lievità della pena ha fatto molto discutere in Canada. 

La mamma veneta
Nel meccanismo infernale possono cadere ragazze come Rehtaeh ma anche donne più esperte. Era il 3 gennaio 2015 quando una 40enne di Castelfranco Veneto, madre di due figli, si è tolta la vita per la vergogna. Era entrata in contatto con un 35enne napoletano che, spacciandosi per un giovane aitante e inviandole foto non sue, era riuscito a trascinarla in una relazione virtuale. La donna, a un certo punto, aveva fatto l’errore di inviare all’amico una sua foto in biancheria intima. Foto caste, nulla di particolarmente vergognoso. Ma il napoletano a questo punto l’aveva minacciata di metterle in rete, chiedendole una contropartita. A un rifiuto della donna, le foto erano effettivamente finite su internet. Lei, per la paura che qualcuno potesse riconoscerla, compreso il marito, si era uccisa. 

La vendetta dell’ex
Rappresenta una vera e propria sottocategoria, tanto che il revenge porn in Inghilterra è un reato specifico. Il 30 aprile dell’anno scorso una ragazza di 14 anni di Stains, nell’hinterland parigino, si è uccisa gettandosi dal balcone mentre in casa c’erano fratelli e sorelle che non sono riuscita a fermarla. La ragazza era finita nel solito tritacarne dopo che il suo ex ragazzo aveva pubblicato un video che era stato girato a sua insaputa. Poco tempo prima era toccato a una ragazza ligure di 25 anni. Anche lei si era buttata da un palazzo, per fortuna senza perdere la vita. 


sabato 14 maggio 2016

Senza il consenso dei genitori per gli under 16 nessun servizio online

Social network ed email vietati ai minori di 16 anni. Cittadini europei, ma non cittadini digitali: questo il rischio che corrono i minori di 16 anni.
Il limite d’età per entrare di diritto nella nuova era digitale è stato fissato in 16 anni e, senza il consenso preventivo dei genitori o di chi ne esercita la patria potestà, gli under 16 non potranno usare Instagram, Snapchat, Gmail, Facebook e altri Social Network, per loro solo un ritorno al “medioevo” analogico?

Ma il nuovo Regolamento non doveva anche essere una leva di sviluppo e competitività? Ma per chi? Forse per i produttori di carta e penne, buste da lettere e francobolli?  Di sicuro il nuovo Regolamento mira a tutelare e proteggere gli under 16 dalle minacce e insidie della rete, preoccupazione concreta e iniziativa di sicuro molto lodevole, ma chi protegge i genitori?
Scherzi a parte, la questione è decisamente delicata, da una parte i cosiddetti nativi digitali e dall’altra la generazione che ha contribuito a questo nuovo mondo digitale: i primi che potrebbero insegnare loro l’uso della tecnologia e i secondi che potrebbero, con la loro esperienza e maturità, renderli più consapevoli e responsabilizzarli. Ma come sempre, anche questa è l’ennesima dimostrazione della lontananza dei legislatori dal mondo reale, se pensavamo che fosse solo un problema del nostro Paese, ora scopriamo che siamo ben accompagnati. Un’indagine di qualche anno fa, quindi neppur molto recente, stimava che in Europa poco più di un terzo dei giovani, tra i 9 e 12 anni, usava già regolarmente Social Network e dispositivi mobili connessi alla rete. Oggi questa percentuale sarà sicuramente ben maggiore.
Attualmente in Europa tale limite di età è diverso tra i vari Stati dell’Unione, ad esempio in Spagna 14 anni mentre Olanda, Belgio e Ungheria 16 anni e in Polonia addirittura 18 anni.
Perché allora questo limite? Semplice: 16 anni è il risultato di una media e molto probabilmente tale limite non ha neanche accontentato la maggior parte dei Paesi UE. E quindi? Compromesso per compromesso: ogni Stato membro avrà anche la facoltà di stabilire in autonomia tale limite di età. E questa è una delle molteplici zone d’ombra del nuovo Regolamento.
E’ proprio del giorno successivo all’approvazione del 18 dicembre dello scorso anno del testo definitivo del GDPR da parte del cosiddetto Trilogo, un comunicato stampa del Governo Britannico, che informa i propri partner UE, che il limite d’età per accedere ai servizi online in UK sarà fissato a 13 anni. E probabilmente non sarà l’unico.
Ma il Regolamento non mirava ad una armonizzazione normativa in materia di proprio per l’intera Unione Europea?
Questo è l’ennesimo risultato delle differenti posizioni degli Stati membri, una delle cause peraltro del rallentamento dell’iter di approvazione del nuovo pacchetto di riforma in materia di protezione dei dati.

Ma non era stato anche previsto un forte risparmio in termini di oneri di conformità per le imprese?
Il nuovo quadro giuridico UE non prevede in maniera specifica come tale autorizzazione debba essere messa in pratica, e sposta tale onere alle società di servizi online, le quali quindi non solo dovranno farsi carico di tale gestione, ma dovranno anche individuare le relative modalità e metterle in atto, anche in maniera diversa a seconda del limite d’età di quel Paese piuttosto che di quell’altro. Ne saranno coinvolte anche le PMI e non solo le multinazionali: quante piccole medie imprese erogano servizi e/o vendono prodotti online per gli ? E magari i loro mercati sono proprio quello ungherese, polacco e britannico, attualmente i limiti di età sono rispettivamente 16, 18 e 13 anni. Altra zona d’ombra del nuovo Regolamento.
D’altronde il legislatore non poteva essere così “presuntuoso” nel definire quali adeguate misure potrebbero essere utilizzate per la validazione del consenso genitoriale, considerando anche la continua evoluzione del contesto tecnologico, ma limitarsi a “Il titolare del trattamento si adopera in ogni modo ragionevole per verificare in tali casi che il consenso sia prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale sul minore, in considerazione delle tecnologie disponibili” sembra davvero poca cosa.
Potrebbe allora essere utile per trovare ispirazione volgere il proprio sguardo oltre oceano, verso gli USA. A fine 2015 viene approvato un nuovo metodo per la raccolta del consenso dei genitori per l’accesso ai servizi online dei propri figli minorenni: un sistema di matching tra una foto personale identificativa (es. patente o id card), verificata prima tramite pratiche tecnologiche forensi, e un selfie (scattato tramite smartphone ad esempio).  Le due foto, al fine della verifica, sono analizzate tramite tecniche di riconoscimento facciale biometrico e al termine del processo di validazione, che dura poco più di qualche minuto, i dati acquisiti vengono eliminati definitivamente con tecniche di cancellazione sicura.
Vero è che “I minori meritano una specifica protezione relativamente ai loro dati personali, in quanto possono essere meno consapevoli dei rischi, delle conseguenze e delle misure di salvaguardia interessate nonché dei loro diritti in relazione al trattamento dei dati personali”, ma dall’altra parte non si comprende come diversi limiti di età da Stato a Stato membro dell’Unione possa ulteriormente tutelarli. Semmai oltre a creare disuguaglianze tra cittadini under 16 di serie A e B potrà contribuire all’insorgere di problematiche di altro genere.
I probabili differenti limiti di età potranno, infatti, rappresentare già di per sé un problema. Ma i rischi di un mancato allineamento di tale limite verso il basso, per assurdo, potrebbe comportarne altri. Potenzialmente il numero di coloro che potrebbero essere privati dell’uso delle nuove tecnologie e di nuove opportunità di interazione e apprendimento è molto elevato. Questo, inoltre, potrebbe anche portare gli under 16 a mentire sulla propria età in fase di registrazione con i rischi di poter accedere a contenuti per i più grandi e quindi non per loro appropriati. O peggio ancora, migrare all’insaputa degli stessi genitori verso fornitori di servizi on-line, magari meno restrittivi e meno controllati, ma che potrebbero per la natura dei contenuti e degli stessi utenti essere anche più pericolosi. E ancora, quindi, un’altra zona d’ombra.
Per ora di certo c’è un testo di Regolamento che “vieta” l’accesso ai servizi online agli under 16 e purtroppo coloro che hanno auspicato un ultimo “ritocco” al Regolamento prima della sua approvazione definitiva, con l’eliminazione di tale “delega” ai singoli Stati dell’Unione nel poter fissare un proprio limite di età, sono rimasti sicuramente delusi.
E altra certezza: gli under 16 potrebbero non essere Cittadini di Internet, bensì scudieri all’interno di un feudo medioevale.
All’indomani dello storico accordo di metà dicembre sul testo definitivo del GDPR, Trevor Hughes, CEO di International Association of Privacy Professionals (‎IAPP) dichiara “Sembra che il cielo ci stia cadendo addosso, ma abbiamo tempo”, ma nel dubbio forse è il caso di iniziare a spostarci.

Fonte: Techeconomy - Autore: Francesco Traficante

lunedì 14 ottobre 2013

Presentazione del libro "Sicuri in Rete" a Gallarate

Mercoledì 16 ottobre 2013 alle ore 21.00 presso le Ex Scuderie Martignoni, si terrà la presentazione del percorso tecnico-pedagogico per genitori a cura dell'associazione PerCorsi Senz Età nell'ambito del progetto Skipper Navig@ndo. Durante la serata presenterò il libro "Sicuri in Rete" ediz. Hoepli scritto con Laura Bissolotti.

lunedì 23 settembre 2013

Ragazzina nuda su internet Processo a undici minorenni

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La giovane si era scattata la foto e l’aveva inviata a due suoi amici

SULMONA Undici minorenni rinviati a giudizio per detenzione e diffusione di immagini pedopornografiche. Sette ragazze e quattro ragazzi. Tutti tra i 14 e i 17 anni. Questa è stata la decisione presa dalla Procura dei Minori dell’Aquila che, il 30 agosto scorso, ha concluso le indagini preliminari circa la diffusione di una foto che ritraeva una ragazzina di 14 anni nuda, in bagno. Un’immagine sconvolgente che era stata divulgata dopo che la quattordicenne si era scattata da sola delle foto per poi inviarle a quello che sembra essere il suo ex ragazzo. Poi, però, la foto è finita su Facebook e inviata via Whatsapp. Una sorta di gioco pornografico, durato circa un anno e che ha coinvolto decine di ragazzini della Conca Peligna. Un’immagine che ha suscitato un vero e proprio «scandalo», visto lo scambio continuo tra i telefonini dei minorenni della foto che ritraeva la giovane nuda. Nella vicenda, è coinvolto anche un 25enne che, al momento, non risulta indagato. La storia ha avuto inizio nel gennaio scorso. La ragazza, oggi quindicenne, si era scattata delle foto da sola e, subito dopo, le aveva inviate tramite cellulare a due sole persone, considerate da lei degli amici. Un 17enne ed un 25enne. Ma quella foto, aveva scatenato, in uno dei due, almeno da quello che si vocifera, una voglia sfrenata di avere un rapporto sessuale con lei. Una vicenda che aveva lusingato la minore che si era sentita «voluta» a tutti i costi da alcuni ragazzi più grandi di lei. Forse, la ragazza, aveva pensato che quell’immagine sarebbe rimasta segreta ma ha dovuto scoprire che invece così non è stato. La foto, infatti, ha fatto il giro dei cellulari dei compagni di scuola, che in pochi minuti l’avevano condivisa tramite messaggini e su Facebook, addirittura, era stato aperto un profilo con uno pseudonimo, quello di Giorgina, da parte di una sua amica, allora sedicenne che, pubblicò la foto di lei nuda con una maschera sul volto. La ragazzina, durante l’interrogatorio davanti ai carabinieri di Sulmona qualche settimana dopo l’accaduto, si è giustificata dicendo «non pensavo che una foto inviata a due persone, che ritenevo amici, potesse scatenare tutto questo disastro». Un gioco, forse così lo avevano inteso i tanti amici di scuola che ha portato, 11 ragazzini, ad essere sotto inchiesta da parte della magistratura. I minori, quasi tutti di Sulmona, con due ragazze di Pratola Peligna e Bugnara e un giovane di Pettorano Sul Gizio sono stati accusati di divulgazione di materiale pedopornografico. Alcuni ragazzini, iscritti nel registro degli indagati avrebbero detto «Non sapevamo assolutamente che quello che stavamo facendo tramite Whatsapp fosse un reato, altrimenti non ci saremmo mai permessi. Volevamo giocare, nulla di più. Invece abbiamo scatenato delle reazioni che mai ci saremmo aspettati». Al momento i giovani, hanno due settimane di tempo per giustificare il loro gesto, attraverso le memorie difensive presentate dai rispettivi legali, così come previsto dal codice di Procedura Penale.

Fonte: Il Tempo - Autore: Barbara delle Monache

martedì 17 settembre 2013

CNR: oltre metà dei bambini pisani naviga in rete in solitudine

280 bambini pisani su 420 (il 67% del campione) usano internet, guardano video, e ascoltano musica da soli mentre oltre 200 alunni affermano di conoscere abbastanza bene internet e il 57% sa cos’è un virus informatico. In 201 hanno scaricato musica e film da internet e in 198 (24%) hanno un profilo su un social network. Alla domanda se internet possa essere pericoloso, hanno risposto “Sì” in 264 (66%) mentre in 109 (27%) hanno risposto “Non so”.  L’indagine, svolta durante l’anno scolastico 2012-2013, si basa sulle risposte di 420 alunni di età compresa tra gli otto ed i dieci anni. I questionari sono stati proposti durante le lezioni svolte dalla Ludoteca del Registro .it, in sette scuole pisane (21 classi dalla III° alla V° elementare). Il progetto – gratuito e aperto a tutte le scuole italiane- è stato ideato dal Registro .it, gestito dall’Istituto di Informatica e Telematica (IIT) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per affiancare l’opera degli educatori con un contributo che aiuti i più piccoli a prendere coscienza del funzionamento, delle problematiche e delle opportunità connesse al mondo di Internet. Domenico Laforenza, direttore del Registro .it e presidente dell’Area della ricerca del Cnr pisano dice: “I risultati ottenuti dal questionario confermano la necessità di una maggiore consapevolezza nell’utilizzo della Rete da parte dei minori. Questa indagine è solo una delle iniziative della Ludoteca del Registro .it, che ha ricevuto proprio in questi giorni il prestigioso riconoscimento del patrocinio dell’Autorità garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza”. Il questionario è stato compilato nel più assoluto rispetto dell’anonimato e della privacy. Le scuole interessate dall’indagine sono state: Scuola Toti, Scuola Cambini, Scuola Oberdan, Scuola Parmini, Scuola Gereschi, Scuola Pisano e Scuola Chiesa. La scelta di far partire questa prima indagine conoscitiva del rapporto tra internet, il web ed i minori, è caduta su Pisa dove ha sede lo stesso Registro .it ed è città “culla dell’informatica” per antonomasia visto che a Pisa fu registrato il primo dominio internet a livello nazionale. Indagini simili a quella pisana sono in corso in altre città come Genova, Lido d’Ostia e Padova. Il Prefetto di Pisa Francesco Tagliente commenta: “Il fatto che, come evidenziato dal risultato della ricerca condotta della Ludoteca del Registro.it, il 67% dei bambini pisani tra gli 8 e i 10 anni usa Internet senza ausilio di genitori o insegnanti, non può che destare una certa preoccupazione. Se poi consideriamo che molti bambini, hanno un profilo sui social network nonostante sia vietato ai minori di anni 13, il pericolo di adescamento online diventa concreto. Sarebbe opportuno che le famiglie orientassero i propri ragazzi nella navigazione web, prendendo misure per tutelarli, anche mediante l’ausilio di programmi informatici ad hoc”.
Marilù Chiofalo assessore alle Politiche socioeducative e scolastiche del Comune di Pisa commenta: “Internet è una straordinaria opportunità di accesso a fantastilioni di dati e di saperi liberi. Lo è per tutti e in particolare per i più giovani che nello spazio virtuale si muovono con agilità e naturalezza. Una tale enorme potenzialità implica una grande responsabilità d’uso, che a sua volta richiede conoscenza dei valori oltre a quella tecnica, spirito critico e consapevolezza. Il lavoro di educazione e ricognizione fatto da Registro.it a beneficio delle nostre scuole e dunque della nostra comunità è stato estremamente prezioso: è auspicabile che diventi un’esperienza nazionale”.
Ulteriori informazioni sull’attività della Ludoteca sono reperibili sul sito www.ludotecaregistro.it
Fonte: Prontoconsumatore.it

martedì 16 ottobre 2012

Internet: tutta la sicurezza in 10 passi

Zone Alarm stila un elenco delle più semplici precauzioni da seguire per evitare di essere vittima di attacchi quando si naviga in rete, si stringono amicizie o si fanno ricerche su Google. Il decalogo è pensato per i più giovani, ma i suggerimenti forniti hanno una valenza che prescinde dall’età. I giovani tra i 18 e i 25 anni (la cosiddetta generazione Y) sono spesso connessi a Internet per gran parte della giornata. Per loro tweettare, stringere amicizie e fare ricerche su Google sono ormai azioni di routine, ma le affrontano senza utilizzare alcuna protezione quando sono online.  La prova arriva da un recente sondaggio condotto da ZoneAlarm su un campione di 1.245 utenti, la maggior parte dei quali appartenente alla Y Gen. Dal sondaggio emerge che la sicurezza Internet riveste un ruolo di secondo piano. Solo il 31% degli intervistati la considera l’elemento da tenere maggiormente in considerazione quando si prendono decisioni circa il proprio computer. La generazione Y attribuisce una priorità maggiore all’intrattenimento e alle comunità piuttosto che alla sicurezza, nonostante la metà degli intervistati (50%) abbia dichiarato di aver riscontrato problemi di sicurezza informatica negli ultimi due anni. La ricerca mostra come questi giovani utenti stiano mettendo a repentaglio la propria sicurezza - e quella di tutti coloro con cui comunicano- restando vulnerabili agli attacchi online. Quindi, se si considera la crescita della criminalità informatica nell’ambito dell’attuale società, risulta opportuno essere all’avanguardia in termini di sicurezza. In tal senso Zone Alarm propone 10 consigli per proteggersi da eventuali attacchi e tenersi fuori dai guai:
  1. Tornate ai principi base. Effettuare regolarmente l’aggiornamento del sistema operativo del computer è uno dei più semplici ma efficaci metodi per proteggere il proprio computer. Le versioni più recenti del software contribuiscono a rendere il sistema più fluido e impediscono che diventi vulnerabile a causa dei “buchi” presenti nel vecchio sistema. Assicuratevi che il vostro sistema operativo sia configurato per ricevere gli aggiornamenti automatici delle ultime patch di sicurezza e accertatevi di aver applicato le impostazioni più recenti riavviando il computer dopo l’aggiornamento.
  2. Non esagerate con i clic. Oltre 9.500 siti Web dannosi vengono rilevati da Google quotidianamente. Questo dato comprende sia siti legittimi dirottati che siti costruiti “ad hoc” per diffondere malware. Per essere più al sicuro, siate quindi cauti nel cliccare i vari link. E ricordatevi di passare con il mouse sopra il link stesso in modo da visualizzare l’indirizzo completo prima di fare clic. E’ anche importante prendere in considerazione i messaggi di avviso da parte di Google e mantenere sempre aggiornati e attivi firewall e antivirus.
  3. Prestate attenzione ai più recenti cambiamenti social. Un esempio: Facebook ha recentemente modificato gli indirizzi di posta elettronica predefiniti trasformandoli tutti in @facebook.com. Ciò significa che un intero nuovo gruppo di operatori di marketing e spammer sarà in grado di contattare l’utente molto più facilmente di prima, che piaccia o no. E’ possibile comunque regolare le impostazioni di protezione della privacy e fare attenzione a spam e phishing ora che il sistema di messaggistica di Facebook è open.
  4. Password, password, password. Creare sempre password complesse per tutti gli account online includendo lettere, numeri e simboli. Le password più lunghe sono più sicure e più difficili da individuare. Scegliete password differenti e uniche per i siti importanti, come per esempio l’indirizzo email principale e il conto corrente. Possibilmente evitate di utilizzare la stessa password per più siti. Infatti, se una password viene trafugata da un sito, potrebbe consentire agli hacker di accedere agli altri account con le stesse credenziali.
  5. Se giocate online, mantenete attivo il software di protezione . Se giocate spesso online, non disattivate il software di sicurezza, nemmeno per giochi emozionanti come Diablo III. E’ vero, sperimentare una connessione ad alta velocità con interruzioni minime è importante, ma non a scapito della sicurezza. Cercate piuttosto una "modalità gioco" nel software di protezione. Questa impostazione farà si che non avvenga nessuna interruzione nel bel mezzo del gioco e - al tempo stesso - garantirà protezione.
  6. Proteggetevi da P2P e software pirata. La soluzione migliore è semplicemente quella di non utilizzare siti P2P per scaricare software pirata e di scaricare i file direttamente dallo sviluppatore originale. Tuttavia, se si sceglie di correre questo rischio sarebbe bene quantomeno adottare alcune precauzioni come leggere i commenti degli utenti prima di scaricare i file. Occorre inoltre tenere presente che molti dei siti P2P più popolari di oggi offrono un sistema di rating abbastanza preciso, in grado di offrire un’idea di come questi file scaricabili si siano comportati con gli altri utenti.
  7. Attenzione agli attacchi di social engineering. I criminali informatici ogni giorno “setacciano” letteralmente i vari siti di social media per cercare di carpire tutti i dati possibili su un determinato utente. Le informazioni raccolte verranno utilizzate per l’invio di e-mail mirate, facendole apparire come provenienti dal capo, dall’amico o da un membro della famiglia. Per esempio, pubblicare informazioni su Facebook circa il luogo di vacanza preferito e conseguentemente ricevere una mail da un collega di lavoro sulle migliori mete estive, con tanto di richiesta di collegarsi a un recente articolo, può essere rischioso. Occorre stare sempre in guardia e attenti a quello che si dice online: rivelare troppe informazioni - il proprio secondo nome, nomi di animali domestici e così via - potrebbe essere già sufficiente per farsi hackerare da un criminale informatico.
  8. Scegliete con attenzione i vostri “amici”. Non c’è niente di più rischioso che effettuare connessioni online via Facebook e altri social network. Tuttavia, è sicuramente più avventato non dedicare un po’ di tempo per selezionare meglio chi si accetta nella propria cerchia di amici. Se si riceve una richiesta di amicizia da qualcuno con cui non si parla da anni o che non si conosce, un social bot potrebbe utilizzare questa opportunità per entrare nella vostra rete e in seguito sfruttare la fiducia che avete costruito su Facebook e Twitter per inviare e-mail o notifiche ai vostri network utilizzando i vostri dati accesso, informazioni e profilo per richiedere ad esempio prodotti e diffondere malware ai computer altrui.
  9. Fate attenzione quando scaricate file video. I video online hanno riscosso un successo straordinario, soprattutto presso la generazione Y, che spesso trascorre più tempo a guardare video che qualsiasi altra cosa. Scaricare video è un’attività che potrebbe essere fonte di virus. Se non si possiede un lettore video più che aggiornato, è bene scaricare i file direttamente da una fonte affidabile. Non installate mai software da siti di condivisione quando desiderate visualizzare un video e ricordare che il download di per sé non dovrebbe richiedere l’esecuzione di file eseguibili (.exe).
  10. Siate cauti quando utilizzate hotspot Wi-Fi - La maggior parte delle persone si entusiasma quando han la possibilità di connettersi tramite un hotspot Wi-Fi. Ma prima di collegarsi, sarebbe bene verificare che il nome del network Wi-Fi (SSID) provenga da un servizio legittimo. E’ bene non connettersi a reti Wi-Fi casuali e non garantite che incrementano i rischi legati alla sicurezza ed è meglio utilizzare una rete privata virtuale. Una VPN infatti vi permette di instradare tutte le attività attraverso una rete separata e sicura anche se siete su una pubblica. Sono disponibili diversi servizi o in alternativa è possibile utilizzare anche con un’app come hotspot shield, che genera una VPN automaticamente.
Restare “vigili” è un buon inizio. Ma non basta. I criminali informatici stanno diventando sempre più furbi di giorno in giorno e gli attacchi online non hanno mai fine. Qualunque cosa si faccia, è importante prendere precauzioni di base, magari seguendo proprio i precedenti suggerimenti, e fare in modo di poter disporre almeno di un software antivirus e un firewall sul proprio computer. Indipendentemente dalla vostra età, non fatevi cullare da false illusioni di sicurezza, non solo eviterete di diventare un altro dato statistico, ma potrete offrire il vostro contributo per mantenere in sicurezza per la vostra comunità online.

*Skyler King, product leader di ZoneAlarm, Check Point Software Technologies consumer business, nonché ideatore di ZoneAlarm Free Antivirus + Firewall

martedì 25 settembre 2012

Acquisti Alimentazione Ambiente Casa Diritti New media Salute Servizi Soldi Viaggi Internet e minori, CESE: più tutela vs contenuti dannosi

L’Europa non deve privilegiare il commercio elettronico a discapito della tutela dei minori dai nuovi pericoli del web. Sebbene Internet non sia stato concepito pensando ai minori, il 75 % di essi oramai lo utilizza e comincia fin dalla più tenera età. La Commissione UE deve fare di più per proteggerli dalla pubblicità pericolosa e dai contenuti dannosi. E’ quanto chiede il Comitato economico e sociale europeo che, nella sessione plenaria del 18-19 settembre, ha adottato due pareri in materia di pubblicità diretta a giovani e bambini, Internet e media sociali, sollecitando l’introduzione di norme specifiche di tutela.
“Sono sempre più numerosi i bambini, a volte in tenera età, che guardano la televisione o navigano su Internet da soli, senza essere controllati da nessuno. Il 38 % dei minori tra i 9 e i 12 anni già dispone di un profilo online e la percentuale arriva al 78 % negli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 16 anni. Si tratta di un nuovo fenomeno da tenere sotto controllo” ha spiegato Jorge Pegado Liz, relatore del parere del CESE sulla pubblicità diretta ai giovani e ai bambini.
Per essere più convincente la pubblicità ha iniziato ad usare strategie di marketing di prodotto più sofisticate e la sua influenza non riguarda più soltanto la TV: la pubblicità viene ormai diffusa sempre più da Internet e dalle reti sociali, rendendo necessarie misure trasversali più restrittive. Le norme attuali non bastano, anzi sono state abbandonato anche le limitazioni relative all’inserimento degli spot pubblicitari.
Secondo il CESE, la comunicazione dell’UE sulla Strategia europea per un Internet migliore per i ragazzi è stata un’occasione persa per quanto riguarda la creazione di un quadro coerente per la protezione dei minori, in quanto non contiene norme chiare sulla pubblicità né alcun riferimento alla pubblicità di prodotti alimentari che, secondo il CESE, dovrebbe invece formare oggetto di una regolamentazione specifica.
Il Comitato sostiene l’obiettivo dell’UE di creare un mercato digitale unico competitivo, ma mette in guardia contro le misure che privilegiano il commercio elettronico rispetto alla protezione dei minori. L’autoregolamentazione degli operatori del settore non è una misura sufficiente per garantire la protezione dei minori online. “La comunicazione sembra essere più attenta alla crescita del business che alla protezione dei minori – avverte Antonio Longo (Italia, gruppo Attività diverse), relatore del parere sulla Strategia europea e direttore di Help Consumatori – Sulle questioni più importanti, come la tutela dei dati personali o la pedopornografia devono essere varate norme rigorose che, in caso di violazione, prevedano anche la chiusura immediata dei siti e la revoca delle autorizzazioni”.

mercoledì 9 maggio 2012

Libro Sicuri in Rete: presentazione di Laura Bissolotti a Cielo TV

Ieri mattina, 8 maggio alle 7.55, Laura Bissolotti mia co-autrice del libro Sicuri in Rete, è stata intervistata insieme all'Avv. Andrea Catizone (Osservatorio famiglie Eurispes) presso gli studi di Sky da Paola Saluzzi nella trasmissione Buongiorno Cielo in relazione ai contenuti del libro scritto insieme per Hoepli Editore. E' stato lanciato uno dei video che solitamente proponiamo durante gli incontro formativi che vuol lanciare il messaggio che tutto ciò che finisce su internet è un tatuaggio virtuale indelebile. Dunque messaggi/consiglio per genitori e ragazzi circa un uso sicuro e consapevole delle nuove tecnologie nell'ottica della tutela privacy e reputazione online, della prevenzione su fenomeni quali il cyberbullismo, la dipendenza online e la pedofilia/pedopornografia. Il video integrale dell'intervento lo potete trovare al seguente link: BC PILL SECURE WEB 080512 - YouTube.