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mercoledì 21 luglio 2010

Truffe on line con carte di credito clonate



Acquistavano interi pacchetti di dati per clonare carte di credito, bancomat, postamat. Non solo. Scippando a ignari cittadini la loro identità, vendevano su eBay materiale informatico e tecnologico che non arrivava mai a destinazione. I carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci erano sulle tracce della banda dalla fine del 2008. Un’organizzazione criminale specializzata in truffe on line, contraffazione di carte di credito, furti di identità finalizzati a rifilare “pacchi” in rete. Diciannove persone arrestate, fra le quali hacker esperti, tra Roma, Pisa, Cosenza e Siracusa. L’operazione “Match Point” viene avviata all’indomani di una serie di segnalazioni e denunce da parte di compratori iscritti al popolare sito di aste in linea che lamentavano non solo la mancata ricezione della merce aggiudicata e pagata, ma anche la cessazione improvvisa di ogni contatto con il venditore. Insomma, una volta incassato il denaro l'attività del "seller" s'interrompeva. Base della gang, composta soprattutto da elementi calabresi, la capitale. Da qui l'organizzazione si diramava nel resto del Paese, creando una serie di basi distaccate in cui operare. L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto procuratore Stefano Fava, ha permesso di individuare la banda che agiva grazie a saldi legami con organizzazioni russe e ucraine specializzate nel furto di codici delle carte di credito. Come? Qui entrano in gioco i "pirati" informatici, che s'introducevano nei server di importanti società finanziarie per scaricare password e pin dei loro clienti. Successivamente i dati sensibili venivano venduti agli italiani attraverso la rete, utilizzando chat e sistemi di messaggistica criptati. Dai 20 ai 100 dollari il prezzo di ogni codice rubato, a seconda del limite massimo giornaliero della carta di credito. Per non destare sospetti gli ordini dei "pacchetti" si aggiravano fra i 30mila e i 50mila euro ognuno. I versamenti all'estero, attraverso sistemi di money trasfer, venivano effettuati da prestanome. Una volta ricevuti i dati bastava clonare le carte e distribuirle ad altri componenti della banda incaricati di fare acquisti in negozi di lusso e in centri commerciali. Fra le truffe on line quelle relative ad appartamenti in prestigiose località estive da affittare per le vacanze. Gli pseudonimi usati dagli arrestati erano ormai tristemente noti sul web, oggetto di discussione su forum specifici e sui siti dove si mettevano in guardia gli utenti. Nonostante ciò i criminali, cambiando in continuazione identità, continuavano a "lavorare" incassando cifre da capogiro. Sommando a quella di ieri la prima tranche dell'operazione, terminata il 18 maggio e che ha portato all'arresto di 23 persone in 11 regioni italiane e al sequestro dei laboratori clandestini utilizzati per la contraffazione, il gip Massimo Battistini ha firmato un totale di 42 misure cautelari in carcere.

venerdì 2 ottobre 2009

La Russia vuole un Firefox nazionale


Il governo russo sta studiando un browser che renda anonima la navigazione degli utenti impiegati nelle sedi istituzionali.


All'inizio dell'anno, la Russia pensava di crearsi un sistema operativo "nazionale", basato su Linux, con cui sostituire Microsoft Windows. Ora ha deciso che è tempo di realizzare anche un browser "patriottico".
L'idea non è nata per semplice spirito nazionalistico ma è motivata dalla scarsa fiducia verso tutti quei servizi che raccolgono dati sugli utenti: inidirizzo Ip, sistema operativo, browser e quant'altro.
Così la Russia ha affidato a un gruppo - formato da personale proveniente dal Fsb, aziende private e da rappresentanti del Ministero della Difesa - la missione di creare un browser, partendo dal codice di Firefox, dedicato agli apparati istituzionali russi.
Scopo del browser sarà rendere anonima la navigazione degli utenti, facendo uso anche di un proxy nazionale attraverso il quale dirottare tutte le connessioni.