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lunedì 27 giugno 2011

Diritto d'autore Il controllo spetta al giudice


A meno di un cambio di direzione dell’ultimo minuto, l’Italia si appresta a mostrare al mondo come un grande Paese democratico possa distrarsi al punto da permettere a un’autorità amministrativa, invece che a un giudice, di decidere cosa è lecito pubblicare. Secondo i resoconti di un recente incontro a Roma tra alcuni esponenti della società civile e il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, infatti, l’Autorità si accinge a varare un provvedimento che si preannuncia a dir poco controverso. In base alle linee guida pubblicate dall’Autorità in occasione di una consultazione pubblica tenutasi a inizio anno, l’Agcom vorrebbe istituire una procedura veloce e puramente amministrativa di rimozione di contenuti online considerati in violazione della legge sul diritto d’autore. L’Autorità potrebbe sia irrogare sanzioni pecuniarie molto ingenti a chi non eseguisse gli ordini di rimozione, sia ordinare agli Internet Service Provider di filtrare determinati siti web in modo da renderli irraggiungibili dall’Italia. Il tutto senza alcun coinvolgimento del sistema giudiziario. Anche ammettendo che l’Agcom abbia tali poteri sanzionatori su questa specifica materia – e ci sono esperti che lo dubitano – e trascurando per il momento gli aspetti pratici (è in grado l’Agcom di gestire potenzialmente migliaia di richieste di intervento?), concentriamoci sulla modalità - amministrativa invece che giudiziaria. Perché il passaggio da un giudice, in pieno contraddittorio e con tutte le garanzie del caso, è indispensabile? Perché se alcuni casi di violazione del diritto d’autore sono relativamente semplici da determinare, la liceità o meno della pubblicazione di un contenuto genera spesso considerevoli dubbi anche agli esperti della materia. Il diritto d’autore, infatti, è di una complessità a volte notevole, come è possibile riscontrare, per esempio, quanto si cerchi di determinare con certezza se una certa opera è o non è nel pubblico dominio in un dato Paese. Inoltre, anche contenuti protetti dal copyright possono essere utilizzati, con dei limiti, per critica, discussione, insegnamento, ricerca, eccetera. E’ davvero concepibile che possa essere un organo amministrativo, per di più con tempi molto stretti, a decidere, per esempio, se un cittadino possa pubblicare o meno sul suo blog l’estratto di una trasmissione di informazione televisiva per finalità di discussione? L’Agcom – che pure in passato aveva dimostrato altra sensibilità sul tema del diritto d’autore online (si pensi, per esempio, all’indagine conoscitiva pubblicata a inizio 2010) – ha scelto di percorrere, tra l’altro con una fretta e con modalità che lasciano perplessi, una strada sbagliata e potenzialmente pericolosa. Innanzitutto, la fretta. Alla pubblica consultazione di inizio anno, infatti, doveva seguire la redazione di una proposta di provvedimento seguita da una nuova consultazione: che fine hanno fatto queste fasi? E perché il relatore del provvedimento, il consigliere Nicola D’Angelo, critico dell’impostazione prevalente in Autorità, è stato esautorato dal dossier senza preavviso e senza motivazione? Su una materia così delicata l’assenza di risposte pesa. Strada sbagliata perché qualunque materia che riguardi diritti fondamentali deve passare dal Parlamento. Quindi, che si proponga eventualmente una legge e che tale legge venga pubblicamente discussa, come per altro chiesto a febbraio da un’interpellanza urgente a prima firma del deputato Roberto Cassinelli (PdL) e sottoscritta da 45 parlamentari del Pdl, Pd, Udc, Fli e Lega Nord. In Spagna si è seguita tale strada: la legge cosiddetta Sinde, dal nome del ministro della Cultura, che intendeva introdurre un meccanismo simile a quello pensato dall’Agcom, è stata lungamente discussa in Parlamento, che l’ha infine bocciata. Come ricordato di recente dall’avvocato generale presso la corte di giustizia europea, Pedro Cruz Villalon, l’art. 52 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea recita: «Eventuali limitazioni all’esercizio dei diritti e delle libertà riconosciuti dalla presente Carta devono essere previste dalla legge». L’Agcom è ancora in tempo a fare un passo indietro, lasciando, come è giusto, la parola al Parlamento.

Fonte: La Stampa - Autore: Juan Carlos Martin

mercoledì 15 giugno 2011

Agcom: internet è impantanata così l'Italia retrocede in serie B


Gli italiani primeggiano per l'uso di Facebook ma devono fare i conti con una rete che accumula ritardi rispetto all'Europa. La denuncia di Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità Garante delle Comunicazioni, nella relazione presentata al Parlamento

INTERNET in Italia si è impantanata. Le reti vecchie e nuove non crescono, né quelle fisse né quelle mobili. E gli stessi utenti dimostrano di aver fatto entrare solo a metà il web nelle proprie vite, a differenza di quanto accade nel resto d'Europa: primeggiano solo per uso di Facebook e per pirateria. Di fondo, sono ancora teledipendenti. E' il quadro che emerge dalle parole di Corrado Calabrò, presidente di Agcom (Autorità Garante delle Comunicazioni), stamattina al Parlamento. È la sua consueta relazione annuale. A dimostrazione che l'Italia pare bloccata nello sviluppo, la relazione ha parecchie assonanze con quella dell'anno scorso 1. E per molti di questi aspetti Calabrò ha notato il ruolo che il governo potrebbe assumere, per sbloccare la situazione: soprattutto per estendere le reti fisse e ridare ossigeno, con nuove frequenze, a quelle mobili.
Reti fisse paralizzate. Sulla copertura della banda larga, "c'è ancora un 4 per cento di digital divide da colmare, cui si aggiunge circa il 18 per cento della popolazione servita da Adsl sotto i 2 Mbps. Siamo sull'orlo della retrocessione in serie B", ha detto. "Questo potrebbe anche precludere all'Italia la possibilità di estendere il servizio universale alla banda larga". È noto che il piano Romani (Paolo Romani, ministro allo Sviluppo Economico) 2010-2012 per colmare il digital
divide non ha più ricevuto l'adeguata copertura finanziaria. Il risultato è che nel breve e medio periodo la copertura progredirà solo di poco. Secondo l'ultimo rapporto 2 della Commissione europea, appena pubblicato, ci sono già in Europa molti Paesi, come Francia e Regno Unito, che hanno raggiunto il 100 per cento di copertura banda larga. Ma paralizzata sembra soprattutto la rete di nuova generazione (Ngn, in fibra ottica nelle case). In Italia ad avere un'offerta commerciale attiva è ancora solo Fastweb, mentre di è in attesa di Telecom Italia. Non è più partita la società pubblico-privata coordinata da Romani, con tutti gli operatori, per estendere l'Ngn su almeno il 50 per cento della popolazione entro il 2020. Il motivo sono i contrasti sulle regole e la gestione alla base della nuova rete, tra Telecom Italia e il governo. Calabrò nota però che non è più tempo di discutere, “è il momento che vengano assunti precisi impegni contrattuali che assicurino la convergenza sull'obiettivo, con investimenti condivisi". Secondo Calabrò, l'azione pubblica deve fare di più, "non si può limitare alle sole aree a fallimento di mercato" (cioè quelle dove gli operatori non ritengono conveniente investire). ''Gli operatori di telecomunicazione - continua il presidente dell'Agcom - sono in surplace, come i ciclisti nelle gare su pista. Ci pensate se al momento di costruire le strade ferrate ci si fosse chiesti in quanti mesi si sarebbe avuto il rientro dell'investimento?''. Calabrò ne approfitta anche per ribadire un concetto: anche gli over the top (come Google) dovrebbero partecipare alle nuove infrastrutture e non limitarsi a utilizzarle.
Le reti mobili saranno intasate
. C'è un aspetto positivo, nota Calabrò. Sono 12 milioni di italiani che navigano in rete via telefonino. Oltre 6 milioni sono le chiavette attive al primo trimestre e il valore del mercato mobile internet ha raggiunto a fine 2010 un valore di oltre 1,100 miliari di euro, +7 per cento rispetto al 2009. Tra smartphone e chiavette il numero degli utenti attivi è raddoppiato, circa 17 milioni nel gennaio 2011 con un incremento del traffico dati dell'82 per cento nel 2010. Il traffico complessivo è cresciuto di 16 volte negli ultimi quattro anni.
Ma anche qui c'è un pericolo. Il rovescio della medaglia: "Le reti mobili saranno inevitabilmente intasate se gli operatori non otterranno nuove frequenze". Calabrò si riferisce all'asta delle frequenze televisive fissata dal governo entro il 2010, per assegnarle alla banda larga mobile al valore di 2,4 miliardi di euro. L'impasse, che sta mettendo in pericolo l'asta, è lo scontro tra il governo e le tv locali, che vogliono cedere le frequenze solo a fronte di un cospicuo indennizzo.
Italiani Facebook e tv dipendenti. Gli italiani sono in forte ritardo sulla media europea per uso della rete. Sono il 22 per cento delle case ha la banda larga fissa. Meglio dell'anno scorso (20,6 per cento), ma ancora non basta. La percentuale di abitazioni connesse alla banda larga (fisso e mobile) è inferiore al 50 per cento, a fronte di una media europea del 61. L'arretratezza non è solo degli utenti: "le piccole e medie imprese stentano ad acquisire maturità nell'utilizzo delle soluzioni informatiche". Il ritardo "è innanzi tutto culturale e di alfabetizzazione informatica. Ancora non è stata calendarizzata un'agenda digitale nazionale". Anche questa è una stoccata al governo, a cui spetterebbe il compito di fare un'agenda digitale. Siamo il solo Paese evoluto a non averne una. Il risultato, continua Calabrò, è che "è ancora la tv il veicolo di gran lunga prevalente per l'informazione: quasi il 90 per cento nel 2010; poivengono i quotidiani col 61; Internet è per ora soltanto al 20". Internet infatti è amata dagli italiani soprattutto per cose di scarso impegno. Siamo in ritardo per uso di servizi e-commerce ed e-government (sono dati della Commissione europea), ma siamo primi al mondo per diffusione dei social network (al pari con il Brasile), nota Agcom. Facebook in un anno ha raddoppiato i propri utenti unici (da 11 a 20 milioni). Record è anche il tempo che gli italiani medi ci passano: 9 ore e mezzo al mese. Il mix tra scarsa cultura italiana della rete e grande amore per i social network può essere esplosivo, come nota da tempo anche il Garante della Privacy. "I comportamenti personali ne risultano fortemente influenzati: alla riservatezza è subentrata l'ostensione, e talora l'ostentazione, dell'intimità. La sfera privata è di dominio pubblico", ha aggiunto Calabrò.
Calabrò denuncia anche che l'Italia primeggia per pirateria digitale. È uno spunto per sostenere una delibera 3con cui l'Autorità vuole introdurre norme per bloccare in maniera più facile i siti che diffondono file pirata. Sarebbe però una delibera anticostituzionale, almeno secondo alcune organizzazioni che oggi stesso hanno presentato alla Camera dei Deputati un Libro Bianco, per protestare contro le intenzioni di Agcom.

Fonte: La Repubblica - Autore: Alessandro Longo

lunedì 30 maggio 2011

Misurainternet.it : un modo per verificare la qualità della linea ADSL


Nel 2008 l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha deciso di avviare anche in Italia il monitoraggio della qualità degli accessi ad Internet da postazione fissa ed è nato ‘Misura Internet’. Gli obiettivi che l’Autorità intende perseguire sono due, si legge nel sito ufficiale del progetto www.misurainternet.it: effettuare misure certificate al fine di comparare la qualità delle prestazioni offerte da ogni operatore, relativamente ai profili/piani tariffari ADSL più venduti; mettere in condizione l’utente/consumatore attraverso uno specifico software gratuito di valutare autonomamente la qualità del proprio accesso ad Internet dalla propria postazione fissa. Il progetto pubblico “Misura Internet” è stato realizzato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) in collaborazione con la Fondazione “Ugo Bordoni” e il supporto dell’Istituto Superiore delle Comunicazioni. Uno strumento in più per dare la possibilità agli utenti di verificare la qualità reale del loro accesso a Internet da postazione fissa anche grazie a un software ufficiale riconosciuto da tutti gli operatori di comunicazioni elettroniche e scaricabile gratuitamente dal sito stesso. Il programma in questione è il Ne.Me.Sys. (Network Measurement System) e il download si può effettuare dal canale omonimo nel sito. Altre voci da consultare per scoprire e valutare l’importanza del servizio sono disposte nell’unica barra di navigazione, che corre in orizzontale nella parte superiore della prima pagina, divise in: ‘Home’, ‘Approfondimenti’, Info/FAQ’, ‘Download’, ‘Area privata’, ‘Info privacy’, ‘Project team’. A chiudere la toolbar ci sono invece i comandi per aumentare o diminuire la grandezza dei caratteri di testo dei documenti offerti all’utente online, assicurandogli così il massimo livello di accesso al sito e al suo materiale. Scendendo verso la pancia della prima pagina si notano le sezioni ‘Video tutorial’ e ‘Links utili’. Il primo è una guida per comprendere meglio le finalità del Progetto, le modalità di registrazione e di utilizzo di Ne.Me.Sys., il suo funzionamento ed infine il corretto utilizzo del documento prodotto al termine della sessione di misura. Nel secondo caso si tratta di una lista di collegamenti diretti ai siti dell’Agcom, della Fub, dell’Iscom, di Supermoney.eu e di Tuttoconsumatori. Sul lato destro del sito, inoltre, si possono notare alcune voci, come con le ‘Istruzioni per l’uso’ del software e del suo tutorial, con a chiudere l’area delle ‘Notizie’. Ogni documento pubblicato è condivisibile su Twitter e YouTube, con l’opzione feedRSS e il link all’applicazione mobile su Nokia Ovi per smartphone. Un sito accogliente e orientato all’utente, caratterizzato da colori semplici e una navigazione accessibile a tutti. Ogni voce è incorniciata nel colore azzurro e i testi sono sempre in risalto su uno sfondo chiaro. In questo modo per il visitatore è facile consultare il materiale proposto in download e in lettura, anche grazie ad interfacce grafiche funzionali all’interazione dell’utente con i documenti pubblicati e lintera struttura.
Fonte: Key4biz

venerdì 28 gennaio 2011

Agcom, a breve un'indagine sulla neutralità della Rete


«Lanceremo a breve un’indagine conoscitiva sulla neutralità tecnologica della rete fissa»: è quanto ha annunciato Nicola D’Angelo, membro dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) in occasione della presentazione del «Libro bianco sui contenuti». L’indagine punta a chiarire se e come la tecnologia possa favorire i fornitori di rete (le compagnie telefoniche che permettono l’accesso) e i fornitori dei servizi. E lo stesso Libro bianco fa presente come esista una problematica che «nasce dai conflitti sempre più frequenti tra l’accesso libero e senza limiti ai contenuti e l’esigenza manifestata dagli operatori di rete di gestire il traffico internet sulla propria infrastruttura per evitarne la congestione». «Questa contrapposizione - si legge ancora nel Libro bianco - ha posto al centro del dibattito sul futuro di Internet il tema della "network neutrality", ovvero la condizione per cui i fornitori di servizi internet non operino discriminazioni tra le fonti di dati. Il problema della ’network neutrality’ evidenzia un profilo tecnico, la cui soluzione è connessa all’individuazione del giusto equilibrio tra la parte di banda e di rete da dedicare a servizi che necessitano di una gestione e la parte di banda che deve continuare a garantire l’accesso a internet sulla base del principio del "best effort"». «Tale equilibrio - si legge ancora - riveste particolare rilevanza sotto due aspetti: la tutela del consumatore nella sua libertà di accedere ai contenuti leciti su internet senza restrizioni; e la tutela degli operatori ad ottenere una remunerazione per i servizi offerti in rete ai quali si contrappongono due interessi: quelli degli Isp (Internet service provider) o dei fornitori di contenuti di garantire la massima veicolazione dei propri contenuti per raggiungere il maggior numero di utenti, e quello degli operatori di rete di restringere la parte di rete destinata a ’best effort’ perchè è sulla rete ’managed’ che si offrono i servizi remunerativi». «Alla base del principio di neutralità tecnologica - prosegue la relazione - risiede la necessità di favorire il benessere dei consumatori, cioè la possibilità da parte degli stessi - conclude l’authority - di avere accesso ai contenuti senza discriminazione tra le reti di trasmissione. E questo principio può essere pertanto riferito alla rete quanto al servizio».
Fonte: La Stampa

lunedì 20 dicembre 2010

AgCom contro la pirateria Web: lista dei “cattivi” e inibizione degli IP


Ne parlano già come la legge anti-pirateria più autoritaria che ci sia. L’AgCom, l’autorità per le telecomunicazioni, ha dato il via libera al testo per la protezione del diritto d’autore, che sembra fatto apposta per eliminare P2P e Torrent e mettere fuori legge i siti Internet che pubblichino materiale protetto. Le polemiche erano sorte un paio di giorni fa, quando l’avvocato Fulvio Sarzana aveva pubblicato la bozza di questo testo. Con un commento poco rassicurante:

Nel provvedimento denominato “Lineamenti di Provvedimento concernenti l’esercizio delle competenze dell’Autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica”, l’AgCom delinea un quadro molto severo delle violazioni del diritto d’autore su Internet. Il terzo paragrafo, relativo al procedimento inibitorio, in particolare andrebbe attentamente analizzato e discusso approfonditamente per misurarne la compatibilità con le norme attualmente in vigore.

Il riferimento è agli Internet Service Provider, chiamati in causa come soggetti privilegiati della lotta contro la pirateria. In pratica, l’accordo prevede che l’Agcom imponga agli ISP l’obbligo di comunicare periodicamente i dati (aggregati) circa l’utilizzo dei servizi (accesso a reti peer-to-peer, streaming e via dicendo). A partire da queste informazioni, l’Autorità dispone eventualmente delle misure restrittive. Ma non finisce qui: l’AgCom potrà ordinare la rimozione dei contenuti e si parla di una lista nera dei siti da mettere a disposizione degli ISP e della possibilità, in casi estremi (per esempio siti stranieri) dell’inibizione del nome del sito Web, cioè dell’indirizzo IP.

Questo testo in pratica accoglie i principi del famigerato decreto Romani, citato anche in un cablogramma di Wikileaks, e ha l’intento principale di colpire i siti Internet ma non gli utenti. L’unico modo per farlo era ovviamente concentrarsi sugli ISP.

Non mancano le critiche dei commentatori a questo accordo. Clamorosa l’intervista di un componente dimissionario della commissione, Nicola D’Angelo, al giornalista Vittorio Zambardino, dove si lamenta di aver trasformato un ente di controllo in uno “sceriffo della rete“.

C’è una visione dell’evoluzione tecnologica, nel nostro paese, che è del tutto arretrata. E noi rischiamo di rimanere fuori, nei prossimi anni, dallo sviluppo dell’economia e delle libertà nel mondo grazie alla rete, a tutto danno dei cittadini.

All’intervista ha già replicato Enzo Mazza, presidente della Federazione dell’industria musicale italiana:

La visione arretrata è quella che confonde la libertà di espressione e la libertà di accesso alla rete con il diritto di accedere a contenuti illeciti.

Fonte: One20web.it - Autore: Marco Viviani

martedì 7 dicembre 2010

L’Italia è una Repubblica fondata su Facebook


«Primo Paese per l’utilizzo dei social network. Leader mondiale per la diffusione degli smartphone e per l’utilizzo di mp3 e iPod. Maglia rosa per i prezzi della telefonia mobile». Con queste parole AGCOM fotografa (non senza entusiasmo) i dati provenienti dal rapporto OFCOM “International Communications Market Report” (pdf) secondo cui il nostro paese, pur maglia nera nella banda larga e nella cultura informatica, continua ad affermarsi avanguardia internazionale per quel che concerne il mobile. L’AGCOM, soprattutto, mette in evidenza quanto l’Italia abbia sempre saputo fare nella telefonia mobile, ove oggi si registra una penetrazione pari al 150% (più di un telefonino per ogni cittadino) che oggi il nostro paese sta per trasferire anche alla nuova dimensione degli smartphone. Al fianco dei dati di fatto del mercato, però, l’Autorità Garante intende anche porre in evidenza alcuni risvolti ulteriori utili a contestualizzare il nostro mercato all’interno del quadro internazionale:

  • i prezzi dei servizi mobili dal luglio 2009 al luglio 2010 sono diminuiti del 24% (migliore performance europea) e risultano in assoluto i più bassi (al pari del Regno Unito) rispetto a quelli degli altri Paesi europei;
  • ben il 24% dei consumatori (la percentuale più alta in Europa) ha ridotto la spesa pro-capite nella telefonia mobile negli ultimi 12 mesi;
  • i prezzi per il mobile broadband sono i più bassi e il mercato della larga banda mobile risulta più maturo rispetto agli altri Paesi;
  • la quota di abitazioni servite solo dalla telefonia mobile è la più significativa tra i principali Paesi sviluppati (pari al 29%);
  • la penetrazione della banda larga mobile è la più elevata (nel 13% delle abitazione si accede alla larga banda solo attraverso dispositivi mobili);
  • la diffusione di smartphone è la più alta (26% della popolazione sopra i 13 anni e 66% degli utilizzatori abituali di internet);
  • la diffusione di apparecchi per la fruizione di musica in formato digitale è di gran lunga la più ampia: utilizzo pari al 64% di media players e pari al 31% di cellulari per l’ascolto della radio;
  • l’utilizzo dei social network è il più elevato al mondo (66% degli utilizzatori di internet), in particolare per quanto riguarda l’accesso a Facebook».

Che l’Italia fosse una Repubblica fondata su Facebook lo si sapeva ormai da tempo. Che l’Italia fosse il paese dei cellulari era noto ormai da anni. Ora queste due fenomenologie emergono nei numeri come trend imperanti dai quali emerge un paese a due velocità: quello della banda larga mobile, ove l’entusiasmo deriva dai grandi numeri che il settore già è in grado di macinare, e quello della banda larga fissa, ove i problemi sono ormai cronici e la luce in fondo al tunnel ancora non si vede. «Colpisce l’esistenza di un forte interesse degli italiani per i servizi online, che, unitamente alla leadership nelle applicazioni della telefonia mobile, evidenzia le grandi potenzialità di sviluppo per la diffusione della banda larga». Il che rende manifesta una verità troppo spesso negata: se in Italia Internet non è diffuso quanto dovrebbe, il problema non è negli italiani, ma in condizioni esterne quali una cultura televisiva imperante, l’assenza di infrastrutture adeguate, il mancato supporto della politica e un clima generale da sempre ostico ai cambiamenti che la rete, inevitabilmente, porta con sé.

Fonte: Webnews - Autore: Giacomo Dotta

giovedì 4 febbraio 2010

Decreto Romani. Da Commissione Senato OK con modifiche riguardo al web. Butti: ‘Nessuna censura e nessun controllo preventivo’


Parere positivo da parte della Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato allo schema di decreto legislativo del viceministro alla Comunicazioni, Paolo Romani, che recepisce la Direttiva Ue sui nuovi servizi media e audiovisivi. “Abbiamo lavorato – ha detto Alessio Butti (Pdl) relatore sul provvedimento - in un clima molto positivo di collaborazione con il centrosinistra e di grande disponibilità del viceministro Romani che ringrazio”. Detto questo, l’aspetto importante che ha inteso sottolineare Butti è che non ci sarà “nessuna censura e nessun controllo preventivo”, per assicurare “la libertà della rete”. Usa parole inequivocabili e chiare il senatore su un punto del decreto che aveva suscitato molte polemiche, in primis del presidente dell’Agcom Corrado Calabrò: “Non c’è nessun filtro – ha commentato - l'unica cosa prevista è una semplice dichiarazione di inizio attività ma che non comporta alcun controllo preventivo. Poi, se il sito manda in rete delle cose non dignitose, sarà l'Autorità casomai a intervenire”. Anche sulla responsabilità editoriale dei provider, ha spiegato, “abbiamo allentato la morsa”. Tra i primi punti del parere, articolato in nove pagine, c’è “…una definizione più precisa dei soggetti che rientrano nella definizione di servizi di media audiovisivo, e quindi nella disciplina della direttiva europea. Si stabilisce senza equivoco che i blog di video amatoriali, i giornali online, i motori di ricerca, le versioni elettroniche delle riviste non sono disciplinati dalla nuova normativa, sono liberi”. “Dunque - ha evidenziato Butti - come avevamo detto fin dall'inizio, nessuna censura alla rete. Al punto tre ho anche ulteriormente precisato che la responsabilità editoriale incombe su terzi e non sui provider che 'ospitano' e trasmettono contenuti realizzati da altri”. Il parere, poi, “su richiesta dell'Autorità, specifica meglio che le telepromozioni sono consentite solo nell'ambito dei programmi e precisa alcuni dettagli relativi alla pay-per-view”, ha continuato il relatore.Quanto alla Logical channel numbering (Lcn) cioè l'ordinamento automatico dei canali sul nuovo telecomando digitale, “si prevede che spetti all'Autorità definire criteri e blocchi dei numeri, nell'ambito dell'istruttoria che è già in corso e terminerà a breve; al ministero, invece – ha detto ancora - va il compito di assegnare il numero del telecomando alle emittenti ma anche di sanzionare quelle che non rispettano la posizione assegnata loro, anche con la revoca dell'autorizzazione a trasmettere fino a due anni”.
Sul fronte dei minori, il parere Butti prevede, tra l'altro, che “oltre al riferimento al Comitato di applicazione del codice media e minori, venga inserita l'intesa con l'Autorità” e che “il bollino per segnalare i programmi a rischio per i minori venga trasmesso all'inizio e nel corso della trasmissione”.
Dopo alcuni punti dedicati ad accogliere le richieste del mondo dell'emittenza locale, in particolare radiofonica, il testo stabilisce ancora che “il product placement venga inserito anche nei programmi sportivi” e che su questo fronte “spetti all'Autorità verificare che si applichi l'accordo di autoregolamentazione tra i broadcaster”. C’è poi il capitolo sulla tutela del prodotto audiovisivo europeo, “nel quale vengono ripristinati gli obblighi di investimento e programmazione, nonché le sottoquote per il cinema italiano, da definire con un regolamento che avrà tempi più stretti”. E ancora, una delle questioni più discusse, cioè la cosiddetta autorizzazione generale per i nuovi siti Web: “premesso che si tratta di una dichiarazione di attività e niente altro – ha commentato Butti - il parere precisa che va richiesta all'Autorità, non al ministero, e che non c’è nessun filtro e nessun controllo preventivo dei contenuti: la verifica dell'Agcom avviene infatti dopo che il sito ha avviato la sua attività”. Infine viene tolto l'obbligo di rettifica per il Web.

mercoledì 3 febbraio 2010

Romani censura Internet via Sms: software "Click sicuro" avvisa i genitori con un messaggino se i figli navigano su siti proibiti.




"Sono allo studio altri strumenti per la tutela dei giovani su Internet": una frase che potrebbe anche suonare rassicurante se non provenisse dalla bocca di Paolo Romani, viceministro alle Comunicaizoni e autore di quel famigerato Decreto Romani che sta ricevendo critiche un po' da tutte le parti, a partire dall'Agcom per arrivare fino all'Unione Europea. L'ultima trovata si chiama Click sicuro, strumento di cui ancora si sa poco; un poco, tuttavia, che lascia già estremamente perplessi e preoccupati per le implicazioni che porta con sé e in fondo anche per la facilità con cui, probabilmente, lo si potrà aggirare. Nelle parole del viceministro, Click sicuro "si potrà scaricare a breve dal sito del ministero"; grazie a quello che dunque è indubbiamente un software da installare volontariamente sui Pc "se i ragazzi che viaggiano su Internet entrano in siti pericolosi verrà inviato un Sms ai genitori e la trasmissione verrà immediatamente interrotta". Questo software sarà una sorta di blacklist che da un lato impedirà di connettersi a determinati siti - il cui elenco è deciso dal Ministero, con quali criteri non è dato sapere - e dall'altro avviserà i genitori, che potranno così reprimere sul nascere ogni comportamento "deviato" (sempre secondo i canoni governativi) dei figli. In pratica, una versione migliorata di Green Dam, migliorata perché offre una funzione cui nemmeno i cinesi avevano ancora pensato. Non si sa chi pagherà l'invio degli Sms né se Click sicuro si tramuterà per gli operatori di telefonia mobile in un'inaspettata fonte di introiti o in un incubo, per via della quantità di Sms spediti in tutta Italia in seguito alle attività di adolescenti a caccia di brividi in Rete. Il parental control dev'essere un pallino particolarmente caro a Romani, che infatti ha annunciato l'attivazione automatica di un sistema di blocco dei contenuti vietati ai minori in tutti i prossimi decoder televisivi. Già ora i decoder dispongono di questa funzionalità, che però dev'essere attivata manualmente; il solerte Ministero delle Comunicazioni si prepara a sollevare i genitori o chi per loro da questa fatica: così i film vietati ai minori che dalle 7 alle 23 non potranno più essere trasmessi su alcuna piattaforma - come prevede il Decreto in discussione - non saranno accessibili nemmeno se qualche rete tentasse di disobbedire.

venerdì 8 maggio 2009

Cancellato da Facebook senza motivo e avviso: Zambardino di Repubblica.it fa denuncia a Polizia

Vittorio Zambardino è un giornalista. Esperto di nuove tecnologie e di Internet. Ne scrive con cognizione di causa, perché vive il web in prima persona e non per sentito dire.
A Vittorio Zambardino Facebook ha cancellato l’account: «La tua password è stata disabilitata». Motivo? Facebook non lo spiega. Non è il primo utente del social network ad essere sbattuto fuori senza spiegazioni.Zambardino ha scritto una email al team di Facebook, ricevendo una risposta in automatico, che lo invitava a leggere i termini d’uso del servizio. Il giornalista li conosce bene, ma è tornato a leggerli. «Ho la conferma di ciò che già so: non ho violato nessuna delle regole», scrive sul suo blog, nel quale annuncia la decisione di denunciare Facebook al presidente dell’Autorità Garante dei dati personali, Francesco Pizzetti, e forse anche all’Agcom. Il giornalista ricorda di aver criticato Facebook proprio in materia di privacy e trasparenza. Di aver scritto un paio di battute sul proprio account, una rivolta al Papa. Forse è colpa dei bot, i programmi che lavorano in automatico e controllano l’attività degli utenti, che possono sbagliare, come nel caso di Nino Randisi, giornalista siciliano che si occupa di mafia, di cui Zambardino aveva scritto. Zambardino non nega il diritto del social network di disattivare gli account che vuole. Il punto, però, è che Facebook non risponde, non fornisce spiegazioni e non dà possibilità agli utenti di difendersi.

Aggiornamento (05/05/2009)
Al caso Zambardino hanno prestato attenzione i gestori di Facebook, con il risultato di riammetterlo nel social network. Questo però è avvenuto senza fornire alcuna spiegazione né sulle ragioni del cancellamento dell'account, né su quelle relative alla sua riattivazione. Per questa negligenza informativa Zambardino ha ritenuto di non ritirare la denuncia ai danni del portale.


Fonte: http://www.webmasterpoint.org/ - Autore: Andrea Galassi