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lunedì 27 giugno 2011
Diritto d'autore Il controllo spetta al giudice

mercoledì 15 giugno 2011
Agcom: internet è impantanata così l'Italia retrocede in serie B

Gli italiani primeggiano per l'uso di Facebook ma devono fare i conti con una rete che accumula ritardi rispetto all'Europa. La denuncia di Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità Garante delle Comunicazioni, nella relazione presentata al Parlamento
Le reti mobili saranno intasate. C'è un aspetto positivo, nota Calabrò. Sono 12 milioni di italiani che navigano in rete via telefonino. Oltre 6 milioni sono le chiavette attive al primo trimestre e il valore del mercato mobile internet ha raggiunto a fine 2010 un valore di oltre 1,100 miliari di euro, +7 per cento rispetto al 2009. Tra smartphone e chiavette il numero degli utenti attivi è raddoppiato, circa 17 milioni nel gennaio 2011 con un incremento del traffico dati dell'82 per cento nel 2010. Il traffico complessivo è cresciuto di 16 volte negli ultimi quattro anni.
Fonte: La Repubblica - Autore: Alessandro Longo
lunedì 30 maggio 2011
Misurainternet.it : un modo per verificare la qualità della linea ADSL

Fonte: Key4biz
venerdì 28 gennaio 2011
Agcom, a breve un'indagine sulla neutralità della Rete

lunedì 20 dicembre 2010
AgCom contro la pirateria Web: lista dei “cattivi” e inibizione degli IP

Ne parlano già come la legge anti-pirateria più autoritaria che ci sia. L’AgCom, l’autorità per le telecomunicazioni, ha dato il via libera al testo per la protezione del diritto d’autore, che sembra fatto apposta per eliminare P2P e Torrent e mettere fuori legge i siti Internet che pubblichino materiale protetto. Le polemiche erano sorte un paio di giorni fa, quando l’avvocato Fulvio Sarzana aveva pubblicato la bozza di questo testo. Con un commento poco rassicurante:
Nel provvedimento denominato “Lineamenti di Provvedimento concernenti l’esercizio delle competenze dell’Autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica”, l’AgCom delinea un quadro molto severo delle violazioni del diritto d’autore su Internet. Il terzo paragrafo, relativo al procedimento inibitorio, in particolare andrebbe attentamente analizzato e discusso approfonditamente per misurarne la compatibilità con le norme attualmente in vigore.
Il riferimento è agli Internet Service Provider, chiamati in causa come soggetti privilegiati della lotta contro la pirateria. In pratica, l’accordo prevede che l’Agcom imponga agli ISP l’obbligo di comunicare periodicamente i dati (aggregati) circa l’utilizzo dei servizi (accesso a reti peer-to-peer, streaming e via dicendo). A partire da queste informazioni, l’Autorità dispone eventualmente delle misure restrittive. Ma non finisce qui: l’AgCom potrà ordinare la rimozione dei contenuti e si parla di una lista nera dei siti da mettere a disposizione degli ISP e della possibilità, in casi estremi (per esempio siti stranieri) dell’inibizione del nome del sito Web, cioè dell’indirizzo IP.
Questo testo in pratica accoglie i principi del famigerato decreto Romani, citato anche in un cablogramma di Wikileaks, e ha l’intento principale di colpire i siti Internet ma non gli utenti. L’unico modo per farlo era ovviamente concentrarsi sugli ISP.
Non mancano le critiche dei commentatori a questo accordo. Clamorosa l’intervista di un componente dimissionario della commissione, Nicola D’Angelo, al giornalista Vittorio Zambardino, dove si lamenta di aver trasformato un ente di controllo in uno “sceriffo della rete“.
C’è una visione dell’evoluzione tecnologica, nel nostro paese, che è del tutto arretrata. E noi rischiamo di rimanere fuori, nei prossimi anni, dallo sviluppo dell’economia e delle libertà nel mondo grazie alla rete, a tutto danno dei cittadini.
All’intervista ha già replicato Enzo Mazza, presidente della Federazione dell’industria musicale italiana:
La visione arretrata è quella che confonde la libertà di espressione e la libertà di accesso alla rete con il diritto di accedere a contenuti illeciti.
martedì 7 dicembre 2010
L’Italia è una Repubblica fondata su Facebook

«Primo Paese per l’utilizzo dei social network. Leader mondiale per la diffusione degli smartphone e per l’utilizzo di mp3 e iPod. Maglia rosa per i prezzi della telefonia mobile». Con queste parole AGCOM fotografa (non senza entusiasmo) i dati provenienti dal rapporto OFCOM “International Communications Market Report” (pdf) secondo cui il nostro paese, pur maglia nera nella banda larga e nella cultura informatica, continua ad affermarsi avanguardia internazionale per quel che concerne il mobile. L’AGCOM, soprattutto, mette in evidenza quanto l’Italia abbia sempre saputo fare nella telefonia mobile, ove oggi si registra una penetrazione pari al 150% (più di un telefonino per ogni cittadino) che oggi il nostro paese sta per trasferire anche alla nuova dimensione degli smartphone. Al fianco dei dati di fatto del mercato, però, l’Autorità Garante intende anche porre in evidenza alcuni risvolti ulteriori utili a contestualizzare il nostro mercato all’interno del quadro internazionale:
- i prezzi dei servizi mobili dal luglio 2009 al luglio 2010 sono diminuiti del 24% (migliore performance europea) e risultano in assoluto i più bassi (al pari del Regno Unito) rispetto a quelli degli altri Paesi europei;
- ben il 24% dei consumatori (la percentuale più alta in Europa) ha ridotto la spesa pro-capite nella telefonia mobile negli ultimi 12 mesi;
- i prezzi per il mobile broadband sono i più bassi e il mercato della larga banda mobile risulta più maturo rispetto agli altri Paesi;
- la quota di abitazioni servite solo dalla telefonia mobile è la più significativa tra i principali Paesi sviluppati (pari al 29%);
- la penetrazione della banda larga mobile è la più elevata (nel 13% delle abitazione si accede alla larga banda solo attraverso dispositivi mobili);
- la diffusione di smartphone è la più alta (26% della popolazione sopra i 13 anni e 66% degli utilizzatori abituali di internet);
- la diffusione di apparecchi per la fruizione di musica in formato digitale è di gran lunga la più ampia: utilizzo pari al 64% di media players e pari al 31% di cellulari per l’ascolto della radio;
- l’utilizzo dei social network è il più elevato al mondo (66% degli utilizzatori di internet), in particolare per quanto riguarda l’accesso a Facebook».
Che l’Italia fosse una Repubblica fondata su Facebook lo si sapeva ormai da tempo. Che l’Italia fosse il paese dei cellulari era noto ormai da anni. Ora queste due fenomenologie emergono nei numeri come trend imperanti dai quali emerge un paese a due velocità: quello della banda larga mobile, ove l’entusiasmo deriva dai grandi numeri che il settore già è in grado di macinare, e quello della banda larga fissa, ove i problemi sono ormai cronici e la luce in fondo al tunnel ancora non si vede. «Colpisce l’esistenza di un forte interesse degli italiani per i servizi online, che, unitamente alla leadership nelle applicazioni della telefonia mobile, evidenzia le grandi potenzialità di sviluppo per la diffusione della banda larga». Il che rende manifesta una verità troppo spesso negata: se in Italia Internet non è diffuso quanto dovrebbe, il problema non è negli italiani, ma in condizioni esterne quali una cultura televisiva imperante, l’assenza di infrastrutture adeguate, il mancato supporto della politica e un clima generale da sempre ostico ai cambiamenti che la rete, inevitabilmente, porta con sé.
giovedì 4 febbraio 2010
Decreto Romani. Da Commissione Senato OK con modifiche riguardo al web. Butti: ‘Nessuna censura e nessun controllo preventivo’

Sul fronte dei minori, il parere Butti prevede, tra l'altro, che “oltre al riferimento al Comitato di applicazione del codice media e minori, venga inserita l'intesa con l'Autorità” e che “il bollino per segnalare i programmi a rischio per i minori venga trasmesso all'inizio e nel corso della trasmissione”.
Dopo alcuni punti dedicati ad accogliere le richieste del mondo dell'emittenza locale, in particolare radiofonica, il testo stabilisce ancora che “il product placement venga inserito anche nei programmi sportivi” e che su questo fronte “spetti all'Autorità verificare che si applichi l'accordo di autoregolamentazione tra i broadcaster”. C’è poi il capitolo sulla tutela del prodotto audiovisivo europeo, “nel quale vengono ripristinati gli obblighi di investimento e programmazione, nonché le sottoquote per il cinema italiano, da definire con un regolamento che avrà tempi più stretti”. E ancora, una delle questioni più discusse, cioè la cosiddetta autorizzazione generale per i nuovi siti Web: “premesso che si tratta di una dichiarazione di attività e niente altro – ha commentato Butti - il parere precisa che va richiesta all'Autorità, non al ministero, e che non c’è nessun filtro e nessun controllo preventivo dei contenuti: la verifica dell'Agcom avviene infatti dopo che il sito ha avviato la sua attività”. Infine viene tolto l'obbligo di rettifica per il Web.
mercoledì 3 febbraio 2010
Romani censura Internet via Sms: software "Click sicuro" avvisa i genitori con un messaggino se i figli navigano su siti proibiti.

venerdì 8 maggio 2009
Cancellato da Facebook senza motivo e avviso: Zambardino di Repubblica.it fa denuncia a Polizia
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A Vittorio Zambardino Facebook ha cancellato l’account: «La tua password è stata disabilitata». Motivo? Facebook non lo spiega. Non è il primo utente del social network ad essere sbattuto fuori senza spiegazioni.Zambardino ha scritto una email al team di Facebook, ricevendo una risposta in automatico, che lo invitava a leggere i termini d’uso del servizio. Il giornalista li conosce bene, ma è tornato a leggerli. «Ho la conferma di ciò che già so: non ho violato nessuna delle regole», scrive sul suo blog, nel quale annuncia la decisione di denunciare Facebook al presidente dell’Autorità Garante dei dati personali, Francesco Pizzetti, e forse anche all’Agcom. Il giornalista ricorda di aver criticato Facebook proprio in materia di privacy e trasparenza. Di aver scritto un paio di battute sul proprio account, una rivolta al Papa. Forse è colpa dei bot, i programmi che lavorano in automatico e controllano l’attività degli utenti, che possono sbagliare, come nel caso di Nino Randisi, giornalista siciliano che si occupa di mafia, di cui Zambardino aveva scritto. Zambardino non nega il diritto del social network di disattivare gli account che vuole. Il punto, però, è che Facebook non risponde, non fornisce spiegazioni e non dà possibilità agli utenti di difendersi.