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lunedì 11 luglio 2011

I dieci modi in cui Facebook è entrato nella nostra vita


Alcune ricerche condotte negli ultimi due anni ci mostrano il modo in cui interagiamo con i social network e la loro presenza nella nostra vita. Scopriamo così che i single sono meno felici delle coppie e che un utente su due ama aggiornare il proprio status dopo aver fatto l'amore...

Con 18 milioni di iscritti solo in Italia (e quasi 700 in tutto il mondo), il social network di Zuckerberg è diventato a tutti gli effetti un fenomeno di costume, oltre che strettamente tecnologico, con il quale ci confrontiamo e ci rapportiamo nella vita di tutti i giorni. Analizzare i tempi e i modi in cui utilizziamo Facebook può essere uno strumento valido per conoscere meglio le nostre abitudini ed il nostro modo di rapportarci con gli altri e molti istituti di ricerca hanno pubblicato ricerche al riguardo, alcune delle quali con risultati davvero interessanti.

Fuori dall’ufficio non ti conosco. Il 56% degli intervistati ritiene sconveniente avere tra gli amici il proprio capo. Decisamente meglio evitare che i nostri datori di lavoro possano avere troppe informazioni su di noi, su come trascorriamo il nostro tempo e magari su quale opinione abbiamo dei nostri vertici aziendali. La percentuale sale al 62% se parliamo di manager che annoverano nella rete personale i propri dipendenti, una pratica condannata probabilmente nell’ottica di preservare la divisione gerarchica e mantenere incontaminato il rapporto lavorativo con i dipendenti

Porno, “mi piace”. Per questo genere di informazioni è probabile che una ricerca sia più che superflua. L’interesse per il sesso e la pornografia tra gli internauti è da sempre uno dei motori trainanti del traffico in rete e non c’è ragione per cui il social network bianco e blu, specchio di gusti e tendenze di milioni di persone, debba esserne esente. Ecco perchè i link di tipo erotico-sessuale sono condivisi il 90% delle volte in più degli altri.

Fidanzati più felici dei single. Contro lo stereotipo degli scapoli dalle coronarie preservate, da una ricerca condotta il giorno di San Valentino sembra che fidanzati e ammogliati postino aggiornamenti di status più sereni rispetto ai single. Questi ultimi però possono rifarsi con le anime perdute delle “Relazioni complicate”, ultimi classificati nel rating di felicità. Per la serie, se proprio dovete fidanzarvi, fatelo per bene!

Lasciarsi su Facebook. Un uomo su quattro ha mollato la sua lei tramite il social network, a differenza delle donne che evidentemente preferiscono i metodi tradizionali, lasciando ad un misero 9% di loro il compito di usare Facebook per silurare l’amato. Per il 21% degli intervistati cambiare il proprio status sentimentale in “single” è un suggello che ufficializza inesorabilmente la fine di un rapporto, come una volta era togliersi la fede nuziale.

Molti amici, molti lamenti. L’istinto materno femminile e la generale predisposizione delle donne all’ascolto vengono categoricamente abusate dagli amici. L’85% delle esponenti del gentil sesso si dichiarano infastidite dai loro contatti; nello specifico ad annoiare le internaute in gonnella sono il “lamentarsi tutto il tempo” (63%), “condivisioni non richieste di pareri e opinioni politiche” (42%) e “vantarsi della perfezione della propria vita” (32%).

Privacy? È qualcosa che si mangia? Nonostante il trattamento dei dati personali e la riservatezza, soprattutto su Facebook, siano stati oggetto di biblici dibattiti ed infinite discussioni, un utente su quattro continua ad ignorare le impostazioni del social network in merito alla privacy. Lo stesso studio punta il focus soprattutto nei confronti dei minori, non adeguatamente tutelati magari dai loro stessi parenti, che ne postano immagini e riferimenti senza alcun filtro.

Una mamma per amica. Altro oggetto di indagine è stato il rapporto tra genitori e figli e la presenza di entrambi nella stessa rete. Secondo una ricerca il 48% dei genitori ritiene sia una buona idea fare parte della rete dei contatti dei propri discendenti, chiaramente con l’intento di supervisionarli e tutelarli, anche se a volte non si tratta di un’esperienza molto semplice. Intervistati riguardo all’età minima per consentire l’utilizzo di Facebook ai figli, solo il 26% ha deciso per la maggiore età. La percentuale massima (36%) opta per un’età compresa tra i 16 e i 18 anni, mentre per il 30% di loro 14 anni sono più che sufficienti. Scandalosa rimane la scelta dell’8% degli intervistati, che consentirebbe l’utilizzo del social network anche ai minori di 13 anni.

V-day everyday. Se Facebook è diventato parte della quotidianità e del vivere di tutti noi, non può essere certo esente dalle simpatiche espressioni gergali che caratterizzano il nostro modo di esprimerci. Il popolare invito anglo-americano della grande F (l’equivalente per intenderci del nostro Vaffa nazionale) risulta essere l’espressione più usata nel social network, almeno per il 47% degli intervistati che ammette qualche espressione non propriamente elegante sul proprio profilo. Per il 56% invece, non si tratta di una scelta personale, piuttosto di un raffinato omaggio da parte di qualche affezionato amico.

Lui chi è? Sappiamo che i social network in generale sono diabolici strumenti di violazione del sacrosanto undicesimo comandamento, con Facebook a fare da portabandiera. Questa eccessiva disponibilità di informazioni personali, soprattutto se si parla di ex fidanzati, può portare ad un’incontrollabile e morbosa attenzione da parte nostra. Il 48% degli intervistati infatti, ammette di osservare (leggere: spiare) i profili degli ex abitualmente, vittima di un’implacabile curiosità che le varie reti sociali spesso possono soddisfare.

Meglio di una sigaretta: una ricerca del 2009 ha sottolineato i momenti meno prevedibili in cui preferiamo aggiornare il nostro status o semplicemente controllare eventuali novità sul nostro profilo. Se non stupisce affatto che il 65% degli intervistati indichi un limitato interesse verso i social network durante le vacanze ed una percentuale simile ammetta di farlo durante le ore di lavoro, preoccupa senza dubbio che il 40% degli utenti dichiari di farlo durante la guida. Un utente su tre sotto i 35 anni invece aggiorna il proprio status dopo aver fatto sesso. Chissà cosa scriverà…

Fonte: Fanpage Tech

martedì 29 marzo 2011

I ragazzi e il sexting


Il New York Times racconta una storia esemplare delle preoccupanti familiarità dei teenagers americani con sesso e nuove tecnologie

Margarite è una ragazzina di quattordici anni che vive a Lacey, sobborgo di Olympia, nello stato americano di Washington sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Il New York Times di domenica ha raccontato la sua storia, esempio drammatico di ciò che “potrebbe accadere anche ai vostri figli”, come a volte si dice esagerando, e stavolta invece è vero. Un giorno, lo scorso inverno, Margarite si è spogliata davanti allo specchio del bagno e si è fatta una foto nuda col telefonino. Poi ha mandato la foto per MMS al suo fidanzato Isaiah. I due ragazzi si sono lasciati poco dopo, e passata qualche settimana Isaiah ha girato la foto di Margarite a un’amica con cui lei aveva litigato. La quale ci ha aggiunto un messaggio – “Attenzione, se pensate che questa ragazza sia una troia, ditelo a tutti i vostri amici” – e l’ha mandata a una lista di contatti nella sua rubrica. Tempo meno di ventiquattr’ore e la foto aveva fatto il giro di tutta la scuola Chinook Middle e ne aveva raggiunte alcune altre. Quello che è successo a Margarite – e a Isaiah e alla sua amica – è per il New York Times esemplare di un doppio problema che riguarda sempre più famiglie americane: il rischio di guai grossi in cui i ragazzi possono mettersi usando con leggerezza le nuove tecnologie e la sempre maggior disinvoltura con le cose di sesso di generazioni anche molto giovani. Le due cose, poi, creano la bomba “sexting”: il termine (traducibile con “Sesso Emme Esse”: gli americani chiamano “texting” gli SMS) si riferisce più ampiamente a immagini con risvolti sessuali spedite col telefonino, fenomeno assai diffuso anche tra gli adulti, in contesti molto vari e diversi, dalle coppie consenzienti alle molestie, al traffico legale di pornografia. Ma nel caso dei minorenni implica dei pericoli, e dei reati. Che hanno portato Isaiah a essere ammanettato e messo in cella per una notte, a quattordici anni. La foto di Margarite fu intercettata la mattina dopo anche da alcuni genitori, che avvisarono la polizia e la preside. Era stata ricevuta da centinaia di ragazzi, forse migliaia, molti dei quali l’avevano a loro volta ridiffusa: “la ragione principale per cui i teenagers fanno sexting è sembrare fighi e sexy con qualcun altro”. «Avere una foto del tuo fidanzato/a nudo/a nel telefonino significa che sei uno che fa sesso, è uno status», spiega un procuratore della contea di Olympia. La notte stessa Margarite era stata avvisata che la sua foto circolava: anche sua madre era stata avvisata la mattina, e aveva visto Margarite disperata, senza però riuscire a farsi raccontare. La polizia voleva parlare con la ragazzina: le foto stavano girando in mezza contea. La preside convocò tutti gli studenti e molti telefoni furono sequestrati. I genitori chiamavano la scuola preoccupati che i loro figli venissero arrestati. Isaiah e l’amica vennero identificati come i promotori della diffusione della foto. Il procuratore della contea ha spiegato al New York Times: «L’idea di inoltrare quella foto era già pessima. Ma il messaggio l’ha trasformata in una cosa molto più grave. Una gogna per la “sgualdrina”, un tentativo di distruggere qualcuno senza pensare alle conseguenze”. Il procuratore mise sotto accusa Isaiah, la ragazza e una terza studentessa, iniziali propalatori del messaggio, e non Margarite, che ritenne sufficientemente vittima della sua stessa sventatezza, malgrado fosse stata la prima ad aver diffuso quella che tecnicamente era pornografia infantile. Isaiah fu ammanettato e portato via dalla scuola, e accompagnato con i suoi “complici” nel carcere minorile della contea. Il giorno dopo comparve davanti al giudice in una tuta da detenuto. Il New York Times spiega che oggi la cultura e i modelli che i ragazzi hanno davanti agli occhi spinge forte in direzione di simili comportamenti: ci sono canzoni pop che dicono “fatti una foto sporca per me e mandamela” e spot pubblicitari che alludono al sexting, tra maggiorenni consenzienti. «I ragazzi si allenano a diventare adulti: non ci si può aspettare che non facciano cose che vedono accadere intorno a loro», dice la dottoressa Stern dell’università di San Diego, esperta di rapporti tra adolescenti e tecnologie. E alcuni sondaggi condotti tra i ragazzi danno percentuali di esperienze col sexting tra il 5% e il 24%. Molte scuole lo hanno vietato esplicitamente, con l’autorizzazione a perquisire i telefoni dei ragazzi. Il giudice decise di non perseguire i ragazzi per reati sessuali (rischiavano 36 settimane in un carcere minorile e la registrazione in un albo di crimini sessuali) e si accordò con gli imputati derubricando l’accusa a molestia telefonica: fu ordinato loro un programma di riabilitazione che prevedeva di preparare materiale informativo sulla loro esperienza e sulle sue conseguenze. E di non avere nessun contatto con Margarite fino a un confronto da tenersi dopo un congruo lasso di tempo. Ma in questi mesi molti altri casi riguardanti il sexting tra minorenni sono arrivati nei tribunali americani, con esiti diversi, tanto da suscitare ampi dibattiti giuridici. La madre di Margarite, nel frattempo, le vietò fino a nuovo ordine l’uso del cellulare, di internet e della tv. Con questo la protesse anche dagli strascichi della sua sciocchezza: la foto e il messaggio continuarono a girare – e forse continuano – anche fuori dai confini della contea. A un certo punto Margarite fu oggetto di nuove persecuzioni nella scuola in cui si era trasferita dopo la vicenda, e decise infine di tornare alla vecchia scuola, dove aveva ancora degli amici. Quando i ragazzi si videro, accompagnati da genitori e psicologi, la riunione fu molto pesante. Il padre di Margarite ha spiegato al New York Times di sentirsi responsabile di non avere tenuto d’occhio a sufficienza sua figlia. Margarite raccolse le nuove scuse dei suoi ex amici, ma niente sarà più come prima, dice il Times, soprattutto per lei. E si annunciano tempi duri per tutti i genitori del mondo.