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giovedì 11 maggio 2017

Attività formativa scuole 2017-2018 : Educazione e cultura digitale

Per l'anno scolastico 2017-2018 è mia intenzione attivare una serie di contatti con scuole, associazioni e aziende per pianificare un'attività formativa sul territorio nazionale mirata ad incrementare il livello di conoscenza e preparazione dei bambini/ragazzi circa l'approccio a Internet, Social Network, sistemi di comunicazione e condivisione,  nell'ottica della prevenzione fenomeno del CYBERBULLISMO, con una particolare attenzione alle seguenti tematiche:

  • Rischi e pericoli della Rete
  • Tutela Privacy online
  • Prevenzione pedopornografia e grooming
  • Social Network e Comunicazione online: guida all'uso
  • La sicurezza e la protezione del dato digitale
  • Personal e Brand Reputation
  • Cyberbullismo e Cyberstalking: conoscerlo per prevenirlo
  • Dipendenza da internet e videogiochi: modalità di intervento
  • Diritto d'autore : tipologie licenze per contenuti
  • Gestione policy/regolamenti istituto e segreteria scolastica

L'obiettivo PRIMARIO è, oltreché formare i bambini della scuola primaria e della scuola media inferiore, sensibilizzare e informare DOCENTI E GENITORI fornendo altresì un feedback su come si comportano i bambini/ragazzi in Rete e con gli attuali strumenti di comunicazione e socializzazione.

Dirigenti scolastici, insegnanti, educatori e genitori interessati ad un progetto mirato in tal senso possono contattarmi all'indirizzo email: mauro.ozenda@gmail.com .


Alcuni dei miei corsi 








domenica 5 febbraio 2017

L'Educazione Civica digitale: comprendere la cultura informatica

La proposta dell’I-Forensics Team di Iserniala versione digitale diventi materia curricolare

L’Educazione Civica, cioè lo studio delle forme di governo di una nazione e dei diritti/doveri sui quali essa si fonda, ha l’obiettivo di formare, sia da un punto di vista legale che comportamentale, i futuri cittadini di uno Stato. Attraverso questo insegnamento, ogni individuo apprende che la presenza di regole comportamentali in una data società è fondamentale per poter interagire pacificamente con i suoi simili. In altri termini, la loro inosservanza renderebbe impossibile qualsiasi convivenza umana.

Pertanto, il rispetto di queste regole, cioè della legalità, è qualcosa da cui non si può prescindere se si ha intenzione di far parte di una Nazione, di uno Stato.
Lo sviluppo tecnologico e, in particolare, l’avvento di Internet, costringe a rivedere questo insegnamento, ad aggiornarlo. In molti utenti che utilizzano la Rete, si è diffusa l’idea che il mondo digitale sia un mondo senza regole; una realtà parallela a quella tradizionale in cui è possibile tenere qualsiasi comportamento; un mondo, insomma, dove una condotta non produce alcun effetto, alcuna conseguenza se non in ambito virtuale. Si tratta, ovviamente, di una convinzione assolutamente errata e prova ne sono i numerosi fatti che avvengono proprio come conseguenza di azioni compiute in Rete. Realtà e digitale sono, oggi, un tutt'uno e questo comporta che qualsiasi cosa venga fatta in uno dei due mondi, produca effetti anche nell'altro. Occorre, allora, insegnare che anche su Internet esistono regole comportamentali che vanno assolutamente osservate e che ne permettono un uso rispettoso e civile.
La nuova Educazione Civica, meglio conosciuta come ‘Educazione Civica Digitale’ ha proprio lo scopo di educare l’individuo a questa nuova legalità; a rispettare l’altro anche (e soprattutto) attraverso le nuove tecnologie info-telematiche. Questa disciplina insegna che le leggi che regolano uno Stato perseguono e puniscono i loro trasgressori senza fare alcuna distinzione tra mondo ‘reale’ e mondo ‘virtuale’. L’Educazione Civica Digitale insegna il rispetto dello stesso ambiente tecnologico servendosi di un galateo telematico (le cosiddette ‘Netiquette’): buone maniere che dovrebbero far parte del patrimonio culturale di ogni internauta e che assicurano una convivenza digitale pacifica e rispettosa. In una chat, ad esempio, il linguaggio adottato riveste una grande importanza per le relazioni sociali che vi si instaurano. Occorre comunicare in modo corretto, bandendo ogni forma di odio e di aggressività. Attraverso l’insegnamento della cosiddetta ‘civiltà digitale’, l’individuo viene educato anche a dare il giusto valore alle informazioni, soprattutto altrui. Si tratta di un insegnamento importante se si considera che, nel momento storico in cui viviamo, una loro illecita diffusione avviene in modo sempre più rapido e con conseguenze dannose su larga scala.

L’attuale periodo è caratterizzato da livelli minimi di privacy: un’informazione, infatti, non viene affatto tutelata, riservata, ma piuttosto condivisa. È sempre più difficile far capire che essa è un bene a tutti gli effetti; un bene che ha uno specifico valore e che, pertanto, merita protezione, soprattutto se si tratta di un dato ‘sensibile’, cioè un’informazione che riguarda lo stato di salute, le abitudini sessuali, le credenze religiose e le opinioni politiche di un individuo. Le statistiche dimostrano che oltre l'80% delle aggressioni telematiche e delle violazioni alla privacy non vengono affatto denunciate dalle vittime. Questo accade perché ci si vergogna delle informazioni violate, si ha paura di probabili ritorsioni o perché si ha diffidenza in coloro (le autorità) che dovrebbero punire simili illeciti ed evitare che essi accadano. Al pari dell’Educazione Civica, insegnata da tempo nelle scuole, anche la sua versione digitale dovrebbe essere materia curricolare in ogni corso di studi; materia che permetterebbe di sviluppare, in ogni individuo e fin dalla sua più tenera età, quel necessario ‘rispetto telematico’ che eviterebbe molti dei comportamenti attuali e che dovrebbe qualificare il modo di agire di un utente.

martedì 27 settembre 2016

Lotta al cyberbullismo, ma non diventi censura

La nuova legge, approvata alla Camera, non convince. Il "far web" si combatte con educazione e prevenzione, non limitando la libertà d'espressione





Di recente la cronaca ha puntato i propri riflettori sull'argomento del cyberbullismo e sulle aggressioni online alle vittime mediante diffusione di video o immagini relativi alla loro vita intima.

Da un lato, infatti, l'interesse per il cyberbullismo è stato rinnovato dall'approvazione alla Camera, il 20 settembre, del ddl C.3139 (di cui si è avuto modo di parlare sul Dubbio). Dall'altro troviamo il recentissimo caso delle immagini intime carpite dallo smartphone di una nota giornalista Sky, o quello della ragazza morta suicida, Tiziana Cantone, a causa della insopportabile pressione determinata dalla diffusione sul web di un video che la vedeva coinvolta in un rapporto sessuale o, ancora, il caso dei minorenni ripresi durante rapporti sessuali e diffuso dapprima mediante whatsapp. 

Ma i casi sono molto più numerosi rispetto a quelli che salgono ai “disonori” della cronaca. Da un punto di vista statistico sono rari i casi in cui il soggetto ripreso sia inconsapevole o contrario alla ripresa video. Molto più frequenti le ipotesi in cui le riprese audiovisive avvengano nella consapevolezza del soggetto ripreso o, addirittura, sia quest'ultimo l'autore del video o della fotografia. I problemi sorgono, sempre, quando il materiale audiovisivo si diffonde in rete. E quando la situazione fugge di mano è spesso molto difficile tornare indietro.

La diffusione di questi materiali può avvenire per i più svariati motivi: vi è, ad esempio, chi per vendicarsi della fine di una storia d'amore o di un tradimento, mette online dei video “intimi” dell'ex-partner (revenge porn), o chi, dopo aver violato un qualche sistema informatico, reperisce e distribuisce contenuti riservati delle vittime, o casi di diffamazione mediante pubblicazione di testo o audiovisivi privati, o di cyberbullismo veri e propri, o ancora, di sexting (ossia di comunicazioni aventi ad oggetto testi o immagini sessualmente esplicite) che poi sfuggono di mano. Una volta che questi contenuti “delicati” diventino virali gli effetti sono indefiniti e le pubblicazioni incontrollabili.

Ed è a questo punto che, talora impropriamente, si invoca il diritto all'oblio come panacea per sanare ipotesi da far west del web, o se si vuole, da “far web”. 

Bisogna, però, comprendere cosa si intenda per diritto all'oblio ed è necessario capire se e quali possibilità vi siano di rimuovere, effettivamente, dal web quei video sconvenienti che spesso portano ad epiloghi nefasti. Di diritto alla cancellazione di dati personali (una sorta di diritto all'oblio ante litteram) si parla già nella direttiva europea sul trattamento dei dati personali 95/46/CE in cui si prevede che gli Stati membri sono tenuti a garantire la cancellazione dei dati nelle ipotesi di trattamento non conforme alle disposizioni della direttiva stessa. Nel corso degli anni, poi, si forma una giurisprudenza (soprattutto riguardante pubblicazioni da parte di quotidiani online e relative a personaggi pubblici) che ha riconosciuto che, una volta trascorso un apprezzabile lasso di tempo, non è più giustificato che determinate notizie continuino a permanere sul web. La mancanza di giustificazione a questa diffusione online viene meno quando le situazioni oggetto degli articoli sono radicalmente mutate o è venuto meno l’interesse pubblico che, inizialmente, legittimava la pubblicazione. 

In Italia, ad esempio, la questione viene trattata dalla sentenza della Cassazione civile n. 5525 del 2012 la quale precisa che se è vero che da un lato il diritto all'informazione può legittimamente limitare il diritto del singolo alla riservatezza è anche vero che quest'ultimo conserverà un diritto all'oblio, ossia "a che non vengano ulteriormente divulgate notizie che per il trascorrere del tempo risultino ormai dimenticate o ignote alla generalità dei consociati". La Cassazione, in quest'ipotesi, attribuendo al web l'immagine di un "oceano di memoria" in cui gli internauti "navigano" riconosce nel diritto all’oblio – ricavato dai principi generali del Codice della privacy – la capacità di salvaguardare la proiezione individuale nel tempo di ciascun individuo. Riconosce, cioè, la necessità di tutelare l'individuo dalla divulgazione di informazioni (potenzialmente) lesive della sua immagine in ragione della perdita di attualità delle stesse (per il notevole lasso di tempo trascorso dalla pubblicazione originaria), così che "il relativo trattamento viene a risultare non più giustificato ed anzi suscettibile di ostacolare il soggetto nell’esplicazione e nel godimento della propria personalità".

Nel 2014 la Corte Europea di Giustizia con la nota sentenza del caso Google Spain(causa C-131/12) individuando nel gestore del motore di ricerca un titolare del trattamento dei dati personali estende, di fatto, la possibilità per gli interessati di veder riconosciuto il proprio diritto all'oblio anche nei confronti dei motori di ricerca.

Da ultimo, con l'art. 17 del Regolamento europeo sul trattamento dei dati personali (Regolamento UE 2016/679 che abroga la direttiva 95/46/CE e che sarà direttamente applicabile dal 25 maggio 2018) si disciplina espressamente il diritto all'oblio come “diritto alla cancellazione”.  In particolare si prevede che l'interessato ha il diritto di ottenere dal titolare del trattamento la cancellazione dei suoi dati personali, in particolare, se i dati personali non siano più necessari rispetto alle finalità per le quali erano stati raccolti; se l'interessato revoca il consenso su cui si basa il trattamento o; se l'interessato si oppone al trattamento e non sussiste alcun motivo legittimo prevalente; o, ancora, se i dati personali siano trattati illecitamente. Ovviamente non si tratta di un diritto assoluto alla cancellazione posto che questo diritto non si avrà, tra l'altro, quando i dati personali dell'interessato siano necessari per l'esercizio del diritto alla libertà di espressione e di informazione.

Le ipotesi in cui il diritto all'oblio è riconosciuto, quindi, sono molto estese. Ma in molti casi la rimozione dei contenuti non discende e non deriva dal fatto che l'interessato decida di far valere il proprio diritto all'oblio. In ipotesi come, ad esempio, la diffusione di materiale pedopornografico la rimozione da parte dell'autorità giudiziaria avverrà a causa della natura stessa dei contenuti diffusi in rete.
Quando i contenuti siano diffusi attraverso importanti piattaforme, i cui titolari siano identificabili (e si abbia un effettivo interlocutore), allora sarà più semplice ottenerne la rimozione. Ma quando la diffusione dei contenuti in rete avvenga attraverso innumerevoli fonti per le quali sia difficile anche solo identificare il titolare allora la situazione tende a diventare irreversibile. In questi casi, infatti, potremmo parlare di un “danno digitale permanente” per la vittima della diffusione. 

L'errore maggiore che si possa commettere, tuttavia, è quello di ritenere che in tutti i casi di diffusione di contenuti illeciti, che sono stati oggetto dei recenti fatti di cronaca, la responsabilità sia da attribuire al mezzo utilizzato (il web o singoli strumenti di messaggistica istantanea) piuttosto che all'utilizzatore. Si rischia, in sostanza, di ritenere accettabile – ritenendo così scongiurato il pericolo che gli stessi fatti di cronaca si ripetano in futuro – qualsiasi forma di censura o di controllo sui mezzi impiegati per comunicare in rete. Si rischia, in ultima analisi, di suscitare un tam tam mediatico che porterebbe alla introduzione di norme liberticide e censorie senza precedenti accompagnate, paradossalmente, dal consenso dell'opinione pubblica. 

Se pensiamo, ad esempio, al disegno di legge sul cyberbullismo di cui si è accennato sopra, troviamo delle definizioni e delle previsioni normative talmente indeterminate che consentirebbero di ricorrere alla censura oltre ogni più nera previsione. Non a caso il noto giornalista canadese Cory Doctorow parla della "più stupida legge censoria nella storia europea". E non a caso Save the Children Italia ha espresso "forti preoccupazioni sulla proposta di legge approvata alla Camera"

La soluzione a ipotesi come quelle che abbiamo visto non può essere ricercata nella repressione quanto, piuttosto, nella prevenzione. Si potrebbe pensare, ad esempio, alla reintroduzione di un'educazione civica del cittadino digitale.


Fonte: Il dubbio - Autore: Francesco Paolo Micozzi

giovedì 5 maggio 2016

Attività formativa scuole 2016-2017


Educazione e Cultura digitale












Per l'anno scolastico 2016-2017 è mia intenzione attivare una serie di contatti con scuole, associazioni e aziende per pianificare un'attività formativa sul territorio nazionale mirata ad incrementare il  livello di conoscenza e preparazione dei bambini/ragazzi circa l'approccio a Internet, Social Network, sistemi di comunicazione e condivisione con una particolare attenzione alle seguenti tematiche:

- Rischi e pericoli di Internet
- Prevenzione pedopornografia e grooming
- Tutela Privacy
- Social Network e Comunicazione online: guida all'uso
- Protezione dei dispositivi 
- Affidabilità dei contenuti
- Personal e Brand Reputation
- Cyberbullismo e adescamento online: indicazioni per prevenirlo
- Dipendenza da internet e videogiochi: modalità di intervento

L'obiettivo PRIMARIO è, oltreché formare i bambini della scuola primaria e della scuola media inferiore, sensibilizzare e informare i GENITORI fornendo un feedback su come si comportano i loro figli in Rete e con gli attuali strumenti di comunicazione e socializzazione.

Dirigenti scolastici, insegnanti e genitori che fossero interessati ad un progetto mirato in tal senso possono contattarmi all'indirizzo email: mauro.ozenda@gmail.com o tramite il mio sito web www.maurozenda.net.

Mauro Ozenda

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mercoledì 2 settembre 2009

Australia, licenza di navigare per arginare l'ingenuità digitale



Secondo un esperto locale le truffe online si possono evitare educando i cittadini all'utilizzo della Rete. E impedendo l'accesso a chi non è all'altezza di tale privilegio. Le autostrade della Rete oggi sono percorse da milioni di persone. Un po' troppe secondo Russel Smith dell'Australian Institute of Criminology, che auspica l'introduzione di una vera e propria patente per utilizzare il computer e accedere a Internet senza diventare carne da macello per i truffatori hi-tech, o noiose perdite di tempo (newbie) all'interno di community di vario genere. In effetti basta pensare a Facebook, dove migliaia di utenti si iscrivono senza pensarci due volte a gruppi come il fantomatico Scopri chi visita il tuo profilo ignorandone la vera sostanza, convinti di poter tenere traccia di eventuali guardoni telematici. Sono tanti i tranelli in cui si può cadere senza avere un minimo di conoscenza di cosa sia Internet: c'è chi è convinto di poter entrare in possesso di una BMW cliccando un banner, o di poter perdere peso in poco tempo immettendo i dati della propria carta di credito in un form. Da quando i computer sono diventati oggetti di consumo esiste una consistente fetta di utenti la cui ingenuità digitale si è evoluta di pari passo con la tecnologia che utilizzano: una volta ci si faceva turlupinare dai famosi dialer, poi messi in ombra dalla diffusione delle linee ADSL, mentre oggi si viene raggirati anche senza ricorrere a tecniche più elaborate come il phishing. Anche in Italia, qualche mese fa, in Senato si stava discutendo sulla possibilità di introdurre nuove misure anti scam nell'ambito delle scommesse online, facendo del sito dei Monopoli di Stato un portale per l'accesso alla dimensione del gioco d'azzardo sul Web. In ogni caso la proposta di Smith, se si dovesse tradurre in realtà, secondo alcuni non costituirebbe un rimedio efficace. Del resto quale migliore palestra per la Rete se non la Rete stessa? Una patente per il computer poi esiste già, ma non contempla la dimestichezza con Internet nei programmi per il suo conseguimento. Resta da vedere come reagirà l'Australia, patria non solo di koala e canguri ma anche di molte misure restrittive nei confronti del Web, alla proposta di una delle più importanti figure locali in materia di cybersecurity.

venerdì 9 gennaio 2009

GENITORI: Un portale di psicologia per non psicologi dedicato alla protezione dei minori in rete



Ho visitato e apprezzato molto il portale "La città invisibile" del dott. Francesco Pignatelli, psicologo e psicoterapeuta che da tempo si occupa della tematica legata al rapporto tra le nuove tecnologie e i minori. A differenza dei portali che si occupano sostanzialmente dell'aspetto soprattutto tecnologico (parental control, monitoraggio navigazione, browser protetti, controllo delle Chat, motori di ricerca protetti etc), viene preso in esame anche l'aspetto relativo alle ricadute di tipo psicologico che si possono riscontrare nei soggetti che fanno un utilizzo errato del mezzo, il piu' delle volte questo inconsapevolmente. L'analisi deriva dall'attività svolta sul campo con incontrimirati sui genitori dei ragazzi delle scuole medie inferiori, sul tema della navigazione sicura e del controllo dei minori in Internet. Come da tempo cerchiamo di far capire ai genitori quando affrontiamo queste tematiche diciamo loro che non è giusto da un lato censurare l'utilizzo di un mezzo ormai divenuto fondamentale in qualsiasi settore della nostra vita, né è giusto lasciare la massima libertà ai ragazzi i quali senza la presenza di regole pensano, più o meno consapevolmente, di poter agire come meglio credono. Dalle indicazioni presenti sul sito che ritengo estremamente USABILE e ACCESSIBILE, emerge l'importanza di educare i ragazzi ad un uso consapevole di internet. Ciò significa affiancare agli strumenti tecnologici di protezione sopra menzionati un opera costante di controllo dell'operato dei ragazzi e di affiancamento educativo all'utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici. I ragazzi oggi sono più elastici e bravi di noi a muoversi in questo nuovo mondo virtuale ma in molti casi sono deficitari dell'esperienza neccessaria per poter utilizzare quella dose di buon senso che impedisce di farne un uso improprio a discapito della propria salute psico-fisica con il rischio anche di incorrere in atti di tipo illegale. La sezione presente sul portale che mi sento di indicare maggiormente ai genitori e che voglio riportare è quella relativa ad un "esempio di regolamento per la protezione dei minori su internet"che Vi invito a visitare. Il ragazzo deve essere a conoscenza del fatto che per la sua tutela personale il genitore può controllare il suo operato nel mondo virtuale e questo deve arrivare mediante un dialogo genitore-figlio evitando di essere troppo invasivi ma concentrandosi sull'aspetto legato alla sicurezza e alla tutela personale. Per fare un esempio oggi molti ragazzi sul loro blog incautamente inseriscono immagini e video violando la privacy altrui e questo molte volte anche utilizzando un linguaggio volgare. Un domani il potenziale datore di lavoro prima di assumere questi ragazzi andrà a controllare lo storico del loro blog che ormai è divenuto il loro diario personale che i genitori dovrebbero costantemente monitorare correggendo il tiro se è il caso.

venerdì 2 gennaio 2009

Posta con la testa





Voglio iniziare il 2009 con un consiglio rivolto non solo ai ragazzi ma a tutti coloro che utilizzano internet ormai quotidianamente. Blog, Chat, Social Networking (facebook-Myspace etc), Forum, Sistemi Wiki. Oggi internet è uno straordinario strumento che consente, con pochi click del mouse, di ampliare la nostra cultura, di comunicare e discutere con altri il nostro pensiero, di ritrovare vecchi amici che si pensava ormai di non poter più ritrovare se non andando a "C'è posta per te", comunicare a costo zero a migliaia di km con altre persone, poter tracciare la mappa di un viaggio prenotando on line aerei e alberghi con la più grande semplicità, arrivare sempre meglio e prima alle informazioni che ci servono. Con internet è realmente possibile oggi migliorare l'efficenza e la produttività della pubblica amministrazione e delle aziende, migliorare la didattica all'interno della scuola, ottimizzare l'organizzazione in qualsiasi ambito lavorativo e non solo. Insomma lo strumento internet ormai ci consente di fare qualsiasi cosa !!!! Esiste però come in tutte le cose anche l'altro lato della medaglia: utilizzare in modo improprio o senza cautele internet significa correre dei grossi rischi da un punto di vista legale e di tutela della privacy. Il video "Posta con la testa" ideato e inserito sulla rete dall'associazione Save the Children (vedi: http://www.easy4.it/ ), vuole far capire in primis ai ragazzi ma non solo, che prima di inserire sulla rete informazioni, immagini, video occorre confermare con un click del mouse solo dopo riflettutto se il contenuto pubblicato RISPETTA eventuali diritti d'autore di altri, se non và a ledere il diritto alla privacy degli altri, se incautamente fornisce a persone senza scrupolo dati personali propri o di altri mettendoli dunque nelle condizioni di sfruttarli per illeciti a nostro discapito. Tutto ciò che viene pubblicato anche una sola volta sul web rimane e diventa indelebile (vedi ad esempio il caso relativo alla pubblicazione relativa alla dichiarazione dei redditi del 2005). Il primo consiglio dell'anno che dunque sento di fare, è quello che un buon padre di famiglia farebbe con il proprio figlio nella vita reale: utilizzare il BUON SENSO. Come nella vita reale sulla rete esiste il bene e il male, e anche se il male è portato avanti da un minima percentuale di persone è importante essere sempre accorti e preparati in modo da evitare brutte sorprese. Allontanarci dal mezzo non serve anzi impedisce di "rafforzare gli anticorpi". E' invece importante farne un uso corretto e consapevole cercando insieme di darci delle regole, una sorta di autoregolamentazione che consenta il convivere civile. La scuola italiana oggi dovrebbe dotarsi, in tal senso, di un percorso formativo obbligatorio già dalla scuola primaria sull'Educazione Civica e Legale della rete e l'educazione ai/con i nuovi Media. Un portale di riferimento sull'uso sicuro e consapevole della rete che voglio indicarvi è: http://www.sicurezzainrete7x24.org/ . Sono presenti importanti informazioni utili per la sicurezza in rete a vari livelli e per le diverse tipologie di utenti. Per i genitori che ancora oggi sono alle prime armi con internet consiglio di discutere maggiormente con i propri figli su quello che fanno in rete e ogni tanto dare un'occhiata al loro blog ormai diventato il loro diario personale che a differenza del diario cartaceo è diventato oggi di dominio pubblico e dunque visibile al mondo intero.