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martedì 1 novembre 2016

Trapianto di fegato grazie a Facebook, bimbo salvato


Il piccolo, di appena un anno e mezzo, rischiava di morire per una grave malattia alle vie biliari. Il papà ha lanciato un appello con una pagina su Facebook. E ha trovato il donatore.
TREVISO. Il figlio, un anno e mezzo appena, rischiava di morire per una grave malattia alle vie biliari. Una patologia guaribile soltanto con un trapianto. E il piccolo era in lista d’attesa da ben sette mesi: mesi fatti di lunghi, interminabili, giorni di sofferenza, trascorsi nella vana speranza di una telefonata dall’ospedale che annunciasse la disponibilità dell’organo. Intanto le condizioni del piccolo stavano peggiorando di ora in ora, occorreva trovare un fegato e trovarlo subito.
La corsa contro il tempo. Così, in una disperata corsa contro il tempo, dopo aver tentato ogni altra strada, il padre ha pensato di usare i social - capaci di raggiungere il più alto numero di persone nel tempo più breve - per salvare la vita al suo bambino. L’uomo che vive nel Trevigiano, ha deciso di cercare il fegato su Facebook. Lo ha fatto creando una pagina ad hoc, “fegato per” (seguito dal nome del bimbo che qui chiameremo Marco) e lanciando una serie di appelli mirati a chi stava perdendo un proprio caro: «Marco sta lottando con tutte le sue forze per la vita, ma ora più che mai ha bisogno di un immenso gesto di generosità. Se qualcuno, in qualche ospedale d’Italia sta vivendo un momento di profondo dolore come la perdita di un caro, può scegliere di donare la vita (...) Marco bussa alla porta del vostro cuore, donate gli organi di chi purtroppo non ne ha più bisogno». Appena venti giorni dopo lo struggente appello alla donazione, Marco è stato sottoposto a trapianto in Azienda Ospedaliera a Padova e oggi è un bellissimo bimbo, con la speranza di una vita davanti. Una storia a lieto fine quella del piccino e del suo coraggioso papà, N.D.S. Che non ha dubbi: «Sono convinto che questa pagina sia servita, credo che Facebook e gli altri social siano stati di grande aiuto nella mia vicenda».
Tanto che l’uomo ha deciso di tenere la pagina aperta per continuare ad aiutare quanti hanno bisogno di un trapianto. «Nostro figlio era in fin di vita, temevamo non ce la facesse», racconta oggi, «Dovevo trovare una soluzione, ho deciso di provarci con i nuovi media, Facebook ma anche twitter. Migliaia di persone hanno seguito il sito che ho aperto e mio figlio ha trovato l’organo. Ma altri ne hanno bisogno».
La malattia. Marco viene alla luce nel gennaio 2015. È uno splendido bebé, ma in ospedale si accorgono subito che qualcosa non va. «Quattro giorni dopo la nascita», racconta il padre, «gli è stata diagnosticata una grave malattia che si chiama atresia delle vie biliari. Subito siamo stati indirizzati all’Azienda Ospedaliera di Padova». Comincia il calvario: la situazione del piccolino è seria, le cure in atto non producono gli effetti sperati. Non resta che una strada, quella del trapianto d’organo.
La lunga attesaLo scorso gennaio il bambino entra in lista d’attesa. I donatori in Italia e in Veneto ci sono, ma non abbastanza per far fronte a una richiesta altissima. E così trascorrono i giorni, giorni che iniziano pieni di speranza per l’arrivo di una telefonata dall’ospedale e che si chiudono con la delusione perché il cellulare è rimasto muto. Intanto le condizioni di Marco si fanno sempre più serie e delicate.I genitori trascorrono ogni istante accanto al piccolino, il padre perde il lavoro per dedicarsi a lui. Ma non importa, ciò che veramente conta è dare una speranza a Marco.
L’appello su Facebook. Il papà ha infine un’intuizione: sui social c’è il mondo e il messaggio arriva immediatamente. Perché, allora, non provare quella strada per smuovere qualcosa? Nasce su Facebook la pagina “Un fegato per...” e il 28 luglio scorso appare il primo post che racconta la sfortunata storia del piccino.Il messaggio del padre è diretto e drammatico: «L’unica soluzione per salvargli la vita è il trapianto di fegato. Non gli resta molto tempo», si legge nel post, «Chiedo a quante più persone possibili. Marco ha compiuto da poco un anno e mezzo, è in attesa di un trapianto di fegato da gennaio 2016. Sta lottando con tutte le sue forze per la vita, ma ora più che mai ha bisogno di un immenso gesto di generosità. Se qualcuno in qualche ospedale d’Italia sta vivendo un momento di profondo dolore come la perdita di un caro, può scegliere di donare la vita a diverse persone». Quindi il ringraziamento da parte di Marco e dei suoi genitori. Moltissimi i messaggi di sostegno che arrivano nei giorni successivi, anche perché il post viene condiviso e rilanciato da alcuni chirurghi dell’Azienda Ospedaliera in una straordinaria gara di solidarietà per aiutare il bimbo.
L’intervento. Il 17 agosto, finalmente, la chiamata dall’ospedale e il 18 l’intervento. Il piccolo si riprende, può tornare a casa e, progressivamente, alla vita normale e ai giochi con gli amichetti. «Marco ha ricevuto un pezzettino di fegato», scrive in un post il padre a metà settembre, «Sono convinto che questa pagina sia servita e servirà ancora ad aiutare tante persone, ragazzi e bambini in attesa di trapianto. La donazione è un miracolo. Non perdete mai la speranza cari genitori che state aspettando sempre la chiamata con il telefono in mano. Non perdete mai la speranza anche se il vostro bambino sta veramente male. Non perdete la speranza in questa attesa interminabile. Ora che il mio piccolo è salvo continuo a dire donate. Non siate egoisti. Donate». 

venerdì 20 gennaio 2012

La Wi-Fi nuoce alla salute?


La risposta breve è: nessuno può dirlo con certezza ma data la soglia di utilizzo di sicurezza sia infinitesimale si può essere ragionevolmente tranquilli. Nel dubbio meglio limitarne l’utilizzo affidandoci al “Principio di cautela” (leggasi: prevenire è meglio che curare).

Gli studi e la posizione ufficiale della maggioranza degli scienziati
L’OMS ha fatto sapere che gli apparati Wireless influenzano l’ambiente e alcune persone particolarmente sensibili all’elettromagnetismo. Data la bassa quantità delle “radiazioni” che questi strumenti generano, è stato calcolato che esser sottoposti ad 1 anno continuato di trasmissioni Wi-Fi corrisponde ad una telefonata di cellulare di 20 minuti.

Essendo il Wi-Fi un protocollo relativamente giovane non esistono studi approfonditi circa le reali conseguenze che l’utilizzo di questo sistema ha sulla salute nel medio e lungo tempo mentre altre analisi, che affermano il contrario, risultano controverse e devono esser verificate. Alcuni studi affermano infatti che l’elettromagnetismo potrebbe causare danni al DNA ma non essendo altri laboratori stati in grado di replicare l’accaduto non sussiste l’accettazione del dato scientifico e quindi non possono esser presi in considerazione dalla comunità scientifica.

Mentre l’Austria ha detto un netto no al Wi-Fi, la Svezia è l’unica nazione al mondo a riconoscere come malattia l’elettro-sensibilità fin dal 2003. In nazioni quali Francia, Gran Bretagna, Canada e Germania il dibattito è sempre più acceso mentre in Italia un timido interesse pare essersi risvegliato, come purtroppo accade, a seguito di una indagine televisiva. Nello specifico l’indagine di Report andata in onda lo scorso Novembre 2011.

Documentari da prendere con le pinze
Il video, dal titolo “Onda Lunga”, si concentra più sui cellulari e non sul Wi-Fi ma determinate considerazioni possono esser facilmente estrapolabili ma assolutamente non paragonabili.

Ricordo però, che già nel 2008 Report ripubblicava un’indagine della BBC (maggio 2007) specifica sul Wi-Fi dove non si arriva ad un responso certo. Tale inchiesta fu aspramente criticata e non dai primi venuti ma da gente quali il The guardian e Bad Science. Quest’ultima ripubblica una lettera della medesima BBC in cui questa ammette la natura controversa del documentario dicendo:
“Sfortunatamente, allo stato dei fatti non vi sono prove lampanti circa l’effetto di una esposizione a lungo termine al Wi-Fi questo è il motivo per cui abbiamo realizzato il programma. [...] Tuttavia questo stesso fatto solleva questioni circa l’opportunità di installare il Wi-Fi nelle classi senza che siano state effettuate ricerche a lungo termine circa i possibili rischi per la salute.”
Vi riporto comunque il documentario, lasciando a voi il giudizio se reputarlo imparziale o meno.

Il Wi-Fi e i cellulari
Il Wi-Fi lavora a frequenze di 2.45 o 5 Ghz. Dato che i cellulari lavorano ad una frequenza, in termini tecnici, di “poco inferiore” molti li reputano uguali in fatto di dannosità tuttavia non è tanto la frequenza a far differenza quanto altri fattori quanto il SAR e l’inquinamento elettromagnetico sugli esseri viventi.

SAR
Il nostro corpo umano è soggetto all’elettromagnetismo. Per cui qualunque fonte elettromagnetica potrebbe, in base alle esposizioni e al tipo, avere effetti più o meno significativi su un organismo vivente. L’assorbimento delle radiazioni genera, detta in maniera spicciola, un aumento della temperatura. Il SAR (in italiano TAS: Tasso d’assorbimento Specifico) calcola proprio questo e mi permetto di elencare alcuni dati massimi raccolti per voi su internet per cui potrebbero non esser corretti:

Emissione massima con tutte le funzioni del dispositivo attive
Walkie-talkie bambini (babyphone): 0.08 W/kg
Bluetooth USB (mouse) 0.0092 W/kg
Bluetooth USB (scambio dati): 0.466 W/kg
Bluetooth auricolare: 0,00319 W/kg
Wi-fi: 0.08 W/kg
iPhone 3G: 1.38 W/kg
iPhone 3GS: 0.79 W/kg
iPhone4: 1.17 W/kg
Sansung Galaxy S II: 0.35 W/kg
Nokia E 72: 1.31 W/kg
Blackberry Bold 9700: 1,36 W/kg
BlackBerry Curve 8900: 1.01 W/kg

Il valore limite raccomandato dall’ICNIRP (Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti) indica come valori massimi di esposizione:

  • 2 W/kg testa e tronco (1.6 Canada)
  • 4 W/kg intero corpo

Elettrosmog
Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz) il limite di esposizione previsto dal DPCM 199/2003 è compreso fra 20 e 60 V/m a seconda della frequenza. Il valore di attenzione e l’obbiettivo di qualità sono invece di soli 6 V/m. […]A titolo di esempio, un cellulare con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e di 60 V/m a 10 cm. [fonte Wikipedia]
Una sorgente Wi-Fi genera un campo di 1 V/m. [nessuna fonte]

Spero di avervi dato un quadro veritiero con materiale, fonti, riferimenti e numeri alla mano che vi tranquillizzino sul Wi-Fi. Vi prego comunque di approfondire l’argomento e suggerirmi correzioni visto che non è proprio il mio campo e potrei aver scritto delle castronerie o aver riportato dati non corretti.

Fonte: Sismi Info - Autore: David Terni - Wasabi

venerdì 29 aprile 2011

Salute e sicurezza davanti al Computer



Dott. Giorgio Codecà AP Group
Un ambiente di lavoro in cui classicamente sono troppo spesso sottovalutati i rischi legati alla mansione specifica è l'ufficio. Se da un lato è condivisibile l'assunto che "in un ufficio ci sono meno rischi che in un cantiere", dall'altro lato non è affatto auspicabile che tale assunzione pregiudichi la sicurezza dei dipendenti, a causa della negligenza di chi, nell'organizzare il posto di lavoro, ne sottovaluta i rischi. Ricordiamo infatti che l'organizzazione dell'ambiente di lavoro negli uffici, non meno di qualunque altra realtà lavorativa, segue in toto le regole indicate dal Titolo II e dall'Allegato IV (Requisiti dei luoghi di lavoro) del D.Lgs. 81/08. Non si dimentichi quindi, come concetto di base, che il fatto che un rischio non produca danni ed effetti immediatamente visibili, non significa che quel rischio non esista.Alla luce di ciò, seguendo anche le regole dell'ergonomia, QUI è possibile scaricare ed usufruire di una piccola guida al corretto utilizzo dei videoterminali (VDT). Servitevene per la diffusione e la distribuzione ai vostri dipendenti videoterminalisti, come ausilio all'assoluzione dell'obbligo di formazione ed informazione in capo al Datore di Lavoro (Artt. 36 e 37 del D.Lgs. 81/08).
Fonte: Sanremobuonenotizie

mercoledì 29 settembre 2010

Salute: notizie su web, meno da medico



Nel 2009 23 mln di utenti, di cui 16,9 per notizie di medicina
Il medico gode sempre di considerazione, ma per avere informazioni su salute e malattia a farla sempre piu' da padroni sono internet e tv. Secondo alcuni dati del Censis, i media sono sempre piu' utilizzati come prima fonte di informazioni:nel 2010 il 64% degli italiani le ha cercate su tv e radio e il 18% su internet.In generale il 59% degli italiani e' sempre interessato ai temi di salute, e il 75% si ritiene informato. Gli utenti sono stati 23 mln nel 2009, di cui 16,6 per notizie su salute.

mercoledì 30 dicembre 2009

Poche semplici regole per una giusta postura al computer


Il problema del lavoro prolungato al computer è la conseguente insorgenza di disturbi di vario tipo (mal di testa, affaticamento dei muscoli del collo, stanchezza nelle gambe) che a lungo andare pregiudicano la propria salute sia fisicamente che psicologicamente.
Non tutti però pensano che la loro postura sia il fattore che può causare questi disturbi. A tal proposito consigliamo di seguire queste semplici regole per lavorare meglio al computer e ottenere benefici fisici e psicologici. Un divertente e utile test per sapere se la nostra posizione è corretta viene offerto da Mediamente su Rai Educational.

La prima regola fondamentale riguarda la postazione di lavoro. La scrivania deve essere sufficientemente profonda da permettere di poggiare gli avambracci durante l’uso del computer, e la sua superficie deve essere opaca e di un colore chiaro, ma non bianco. Lo spazio sottostante la scrivania deve poter lasciare libere le gambe nei movimenti. La sedia deve essere di tipo ergonomico e regolabile in altezza e inclinazione dello schienale.
Per la seconda regola è importante anche posizionarsi in maniera corretta. Bisogna sedersi in maniera retta e poggiarsi allo schienale della sedia (eventualmente regolata ad hoc in modo da formare un angolo di 90° tra lo schienale e il pavimento) e i piedi devono essere poggiati a terra in maniera parallela al pavimento.
Inoltre bisogna sempre tenere i polsi dritti e rilassati. A tal scopo è bene sistemare il mouse accanto alla tastiera sullo stesso piano di questa. Durante la digitazione tentare di non allungare le dita ma spostare il braccio.
La terza regola sottolinea l’importanza dell’illuminazione dell’ambiente. Le fonti di luce non devono dar luogo a riflessi e riverberi sullo schermo e devono essere esterne al campo visivo. In particolare finestre e lampade devono essere posizionate lateralmente rispetto l’utilizzatore e il computer. Inoltre il monitor deve essere posizionato perpendicolarmente al proprio sguardo e avere un valore adeguato di luminosità. I caratteri di testo utilizzati devono essere comodi nella lettura (soprattutto se prolungata) e non bisogna stare troppo vicini al monitor (almeno 1,5 - 2 volte la diagonale dello schermo).
Quarta regola: per prevenire disturbi fisici è importante anche fare pause di breve durata ogni mezz’ora, e esercizi di stretching per collo, schiena, braccia, gambe. Inoltre ogni 20 minuti circa è bene distogliere la vista dallo schermo guardando un oggetto posto ad almeno 6 metri da noi.
L’ultimo consiglio è quello di fare una sana e regolare attività fisica per controbilanciare il lavoro sedentario.
Fonte: Oneitoffice.it - Autore: Giulio Vito De Musso

venerdì 26 giugno 2009

Google e Microsoft, unite in camice

Sarà l'Independence Day per i diritti elettronici dei pazienti statunitensi. Dovrebbe, infatti, essere firmata il 4 luglio la Declaration of Health Data Rights, insieme di principi base che regolano l'accesso e il conseguente possesso di dati più che sensibili come quelli sulla salute umana.La Dichiarazione è stata il frutto ormai maturo di un modo di gestire i dati clinici diventato sempre più informatizzato. Ecco perché Google e Microsoft ci hanno riflettuto bene, siglando un patto a tutela dei pazienti online. Pazienti come quelli della Cleveland Clinic in Ohio che hanno visto riversare le proprie cartelle cliniche nell'archivio di Google Health. "Speriamo che la Dichiarazione aiuti ad accrescere una pubblica consapevolezza oltre che guidare il dibattito pubblico verso accesso e controllo più ampi riguardo i dati sulla salute dei cittadini": a parlare è Roni Zeiger, product manager della stessa Google Health.Non più concorrenza, allora, per Microsoft Health Vault, almeno riguardo alla privacy in ambito sanitario. Su HealthBlog, il senior director Bill Crounse invita ad "unirsi alla rivoluzione", sottolineando che nessuna legge dovrà mai abrogare tali diritti. Diritti che consistono, innanzitutto, nel pieno possesso da parte del paziente dei suoi dati clinici. Poi, come si legge sul sito ufficiale, dovrà continuare ad essere garantita la possibiltà di conoscere la fonte di ognuno di questi dati, di tenerne una copia e di condividerli con altri. Blogger provenienti dal mondo medico, tecnologico e legale sciorinano entusiasmo. Al momento, la Dichiarazione ha raggiunto circa 300 firme di personalità importanti come quella di Deven McGraw del Center for Democracy & Technology. "Dal momento in cui un numero maggiore di medici ed ospedali adotta sistemi di archiviazione elettronica dei dati - spiega McGraw - pazienti e dottori devono avere una comprensione più chiara dei loro diritti". Basterà attendere i fuochi del 4 luglio. (M.V)

Fonte: Punto Informatico