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domenica 26 marzo 2017

Adolescenti iperconnessi. Like addiction, Vamping e Challenge sono le nuove patologie

Smartphone e internet: qual è l’impatto nella vita dei ragazzi?

Il 98% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni possiede uno smartphone personale a partire dai 10 anni d’età. Più i ragazzi sono piccoli, più hanno avuto precocemente tra le mani i vari strumenti tecnologici.
Il dato rilevante è che oltre 3 adolescenti su 10 hanno avuto modo di utilizzare uno smartphone direttamente nella primissima infanzia, già a partire da 1 anno e mezzo/2, con la possibilità anche di accedere liberamente ad internet e alle applicazioni presenti nel telefono. Il genitore si sente tranquillo se il figlio utilizza il proprio cellulare pensando che non usi tutte le sue funzioni o vada su Internet dimenticandosi che è tutto collegato alla rete, anche le chat. Con il trascorrere degli anni e l’evolversi della tecnologia si abbassa quindi vertiginosamente l’età di utilizzo. Tra i ragazzi della fascia tra gli 11 e i 13 anni, infatti, l’età media è scesa di un anno sia per quanto riguarda l’uso del primo cellulare, l’accesso a internet e l’apertura del primo profilo social, che si aggira intorno ai 9 anni.
Gli adolescenti quindi sono sempre più iperconnessi, circa 5 su 10 dichiarano di trascorrere dalle 3 alle 6 ore extrascolastiche con lo smartphone in mano, il 16% dalle 7 alle 10 ore, mentre il 10% supera abbondantemente la soglia delle 10 ore. Se calcoliamo che il 63% lo utilizza anche a scuola durante le lezioni, significa che la maggior parte di loro vive connesso alla rete.
Le ore trascorse davanti ad uno schermo si abbassano leggermente nel campione dagli 11 ai 13 anni, forse perché c’è più controllo da parte dei genitori e l’importanza della rete social non è ancora la più rilevante. Il 55% dei preadolescenti lo utilizza per un massimo di 2 ore, il 35% dalle 3 alle 6 ore, il 7% dalle 7 alle 10 ore e il 4% supera le 10 ore, e solo il 13% lo usa durante l’orario scolastico, rispetto al 63% dei ragazzi più grandi che non si possono staccare dal cellulare.
Il 95% degli adolescenti ha almeno un profilo sui social network, contro il 77% dei preadolescenti. Il primo è stato aperto intorno ai 12 anni e la maggior parte di loro arriva a gestire in parallelo 5-6 profili, insieme a 2-3 app di messaggistica istantanea. Il 69% ha un profilo su Facebook, il 67% Instagram, il 66% YouTube, il 47% Snapchat, il 22% Ask, il 16% Twitter, e il 15% Tumblr. Il fatto di avere una serie di applicazioni social sconosciute ai genitori gli permette di essere meno controllati e più sicuri di poter anche osare, favorendo comportamenti come il sextingcyberbullismo e diffusione di materiale privato in rete.
Uno dei dati più allarmanti è che il 14% degli adolescenti ha anche un profilo finto, che nessuno conosce o che conoscono solo in pochi, risultando quindi non controllabile dai genitori e nel contempo facile preda della rete del grooming (adescamento di minori online), dato in rilevante aumento rispetto all’11% dello scorso anno.

Whatsapp: la chat insostituibile

I ragazzi trascorrono la maggior parte del loro tempo sulle chat, 6 adolescenti su 10 dichiarano di non poter più fare a meno di WhatsApp, confermandosi l’app più amata tra gli adolescenti visto che il 99% lo utilizza ogni giorno, il 93% si scambia i compiti attraverso il gruppo-classe e il 70% chatta in maniera compulsiva. Per quanto riguarda i preadolescenti, invece, il 96% utilizza WhatsApp, di cui la metà per chattare in maniera sistematica e ripetitiva, l’82% ha il gruppo-classe per scambiarsi i compiti mentre il 40% per condividere i selfie con gli amici.

Le notti insonni degli adolescenti vampiri tra social network e chat: il fenomeno del Vamping

Il Vamping, ossia la moda degli adolescenti di trascorrere numerose ore notturne sui social media, sembra diventata una vera e propria abitudine, tanto che 6 adolescenti su 10 dichiarano di rimanere spesso svegli fino all’alba a chattare, parlare e giocare con gli amici o con la/il fidanzata/o, rispetto ai 4 su 10 nella fascia dei preadolescenti.
La tendenza, invece che accomuna tutti i ragazzi è di tenere a portata di mano il telefono quasi tutto il giorno, notte compresa, fino al 15% che si sveglia quasi tutte le notti per leggere le notifiche e i messaggi che gli arrivano per non essere tagliati fuori, altra patologia emergente legata all’abuso dello smartphone (FOMO – Fear of Missing Out). Questi comportamenti vanno ad influenzare negativamente la qualità e la quantità del sonno, con conseguenze nocive per l’organismo e vanno ad interferire sulle attività quotidiane dei ragazzi, fino a determinare importanti difficoltà di concentrazione e di attenzione che gravano sul rendimento scolastico, favoriscono l’insorgenza di stati ansiosi, intaccando  l’umore e gli impulsi.

Adolescenti alla continua ricerca di approvazione: la likemania e la followermania

Ormai da alcuni anni sembra che si sia completamente annullato il concetto di intimità, infatti per circa 5 adolescenti su 10 è normale condividere tutto quello che fanno, comprese foto personali e private, mettendo tutto in vetrina, sottoponendolo alla severa valutazione della macchina dei “mi piace” o dei “non mi piace”. Infatti, per oltre 3 adolescenti su 10 è importante il numero dei like ricevuti: tanti like e tante approvazioni accrescono l’autostima, la popolarità e quindi la sicurezza personale. Ovviamente, vale anche il contrario, ovvero commenti dispregiativi e pochi like condizionano l’umore e l’autostima in negativo, tanto che il 34% ci rimane molto male e si arrabbia quando non si sente apprezzato.

Adolescenti terrorizzati che si possa scaricare il cellulare: la Nomofobia

La Nomofobia, da No-mobile-phone, è la nuova fobia legata all’eccessiva paura/terrore di rimanere senza telefono o senza connessione ad internet o al 4G: quasi 8 adolescenti su 10 hanno paura che si scarichi il cellulare o che non gli prenda quando sono fuori casa (un dato in forte crescita se si pensa che fino allo scorso anno interessava il 64% degli adolescenti) e tale condizione, nel 46% dei casi genera ansia, rabbia e fastidio.
Questo fenomeno è meno diffuso tra i più piccoli che si fermano ancora al 60% e solo il 32% sperimenta alti livelli di ansia e preoccupazione.

Il bisogno di apparire ad ogni costo

L’aspetto che caratterizza gli adolescenti di oggi sono i selfie, i famosi autoscatti, dove si è disposti a tutto pur di ottenere like, ad esempio il 13% ha seguito addirittura una dieta per piacersi di più nei selfie. È indubbio ormai che le vetrine dei social pennellino il narcisismo degli adolescenti. I ragazzi della fascia 14-19 mediamente ne fanno circa 5 al giorno, con punte massime di 100, contro i 2 selfie al giorno dei più piccoli che preferiscono utilizzare maggiormente i video e i messaggi audio.
Circa 2 adolescenti su 10 condividono tutti i selfie che fanno sui social network e su WhatsApp, andando a ledere completamente il concetto di privacy e di intimità che ormai si è trasformata in un’intimità condivisaQuesto dato è in cresciuto rispetto al 2015 dove il problema riguardava il 15%.
Il dato più grave e allarmante è che circa 1 adolescente su 10 fa selfie pericolosi in cui mette anche a repentaglio la propria vita e oltre il 12% è stato sfidato a fare un selfie estremo per dimostrare il proprio coraggio.

Challenge o sfide social che favoriscono i disturbi alimentari e l’abuso di alcol

Le Challenge o Sfide Social sono uno dei problemi del momento e racchiudono tutte quelle catene che nascono sui social network in cui si viene nominati o chiamati a partecipare da altri attraverso un tag. Lo scopo in genere è di postare un video o un’immagine richiesta, per poi nominare altre persone a fare altrettanto, diffondendosi a macchia d’olio nel Web, anche nell’arco di poche ore.
2 adolescenti su 10 hanno partecipato ad una moda a catena sui social e il 50% ha avuto una nomination.
Circa 1 adolescente su 10 ha preso parte ad una catena alcolica sui social network, con la finalità in genere di bere ingenti quantità di alcol in pochissimo tempo e nei luoghi o posizioni più improbabili, altri hanno fatto selfie mentre vomitavano o in condizioni vicine all’intossicazione alcolica.
A queste si aggiungono le mode in cui il corpo e la magrezza hanno un ruolo centrale, a cui aderiscono 5 ragazze su 100, favorendo lo sviluppo di patologie nella sfera alimentare. Le mode più conosciute legate all’ispirazione al magro sono: Thigh Gap (arco tra le gambe), Bikini Bridge (ponte nel costume da bagno sulla pancia), Sfida della clavicolaBelly Slot (fessura nella pancia) e Belly Button (far girare il braccio dietro la schiena fino a toccarsi l’ombelico).
Fonte: Adolescienza - dati Osservatorio Nazionale Adolescenza - dott.ssa Maura Manca

martedì 20 settembre 2016

Attività formativa scuole 2016-2017 : Educazione e cultura digitale


Per l'anno scolastico 2016-2017 è mia intenzione attivare una serie di contatti con scuole, associazioni e aziende per pianificare un'attività formativa sul territorio nazionale mirata ad incrementare il  livello di conoscenza e preparazione dei bambini/ragazzi circa l'approccio a Internet, Social Network, sistemi di comunicazione e condivisione con una particolare attenzione alle seguenti tematiche:






L'obiettivo PRIMARIO è, oltreché formare i bambini della scuola primaria e della scuola media inferiore, sensibilizzare e informare i GENITORI fornendo un feedback su come si comportano i loro figli in Rete e con gli attuali strumenti di comunicazione e socializzazione


Dirigenti scolastici, insegnanti e genitori che fossero interessati ad un progetto mirato in tal senso possono contattarmi all'indirizzo email: mauro.ozenda@gmail.com o tramite il mio sito web www.maurozenda.net.

Minori e mamme che si uccidono per la vergogna di un filmino diffuso via internet

Il caso di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano che si è tolta la vita, non è unico. In Canada si era suicidata una 15enne. In Italia la madre 40enne di due bambini

Raphael Parsons, la 15eenne morta suicida in Canada dopo che alcune sue foto la ritraevano mentre faceva sesso ubriaca con un ragazzo più grande erano finite su internet


La terribile vicenda di Tiziana Cantone, la 31enne che si è tolta la vita perché perseguitata dai filmini hot che lei stessa aveva condiviso con degli amici e che erano finiti in rete, non è un caso isolato. La facilità con cui è possibile pubblicare qualunque cosa è direttamente proporzionale agli effetti, spesso inconsapevoli, che si possono scatenare. 

Il caso Rehtaeh Parsons
Aveva solo 15 anni Rehtaeh Parsons quando venne stuprata da quattro ragazzi. E 17 quando, nel 2013, si suicidò a causa di quella violenza e delle foto che il gruppo aveva scattato a diffuso su internet. Quella sera probabilmente Rehtaeh non sapeva bene cosa stesse facendo, aveva bevuto. Un errore che può capitare a quell’età e che lascia delle ferite. Ma queste sono senz’altro state amplificate dalla diffusione di quelle immagini. Timida, percorsa da uno schiacciante senso di ingiustizia (l’indagine per stupro sui quattro ragazzi è stata archiviata per insufficienza di prove) Rehtaeh non ce l’ha fatta a sopportare la sua vita distrutta ancora prima che cominciasse davvero. E si è uccisa. Un anno dopo uno dei quattro ragazzi, di 20 anni, ha confessato di aver scattato quelle foto ed è stato incriminato per diffusione di foto pedopornografiche. Anche un secondo ragazzo è stato incriminato per lo stesso reato. Ma essendo entrambi minorenni all’epoca dei fatti, sono stati condannati a 12 anni e un anno di libertà vigilata. La lievità della pena ha fatto molto discutere in Canada. 

La mamma veneta
Nel meccanismo infernale possono cadere ragazze come Rehtaeh ma anche donne più esperte. Era il 3 gennaio 2015 quando una 40enne di Castelfranco Veneto, madre di due figli, si è tolta la vita per la vergogna. Era entrata in contatto con un 35enne napoletano che, spacciandosi per un giovane aitante e inviandole foto non sue, era riuscito a trascinarla in una relazione virtuale. La donna, a un certo punto, aveva fatto l’errore di inviare all’amico una sua foto in biancheria intima. Foto caste, nulla di particolarmente vergognoso. Ma il napoletano a questo punto l’aveva minacciata di metterle in rete, chiedendole una contropartita. A un rifiuto della donna, le foto erano effettivamente finite su internet. Lei, per la paura che qualcuno potesse riconoscerla, compreso il marito, si era uccisa. 

La vendetta dell’ex
Rappresenta una vera e propria sottocategoria, tanto che il revenge porn in Inghilterra è un reato specifico. Il 30 aprile dell’anno scorso una ragazza di 14 anni di Stains, nell’hinterland parigino, si è uccisa gettandosi dal balcone mentre in casa c’erano fratelli e sorelle che non sono riuscita a fermarla. La ragazza era finita nel solito tritacarne dopo che il suo ex ragazzo aveva pubblicato un video che era stato girato a sua insaputa. Poco tempo prima era toccato a una ragazza ligure di 25 anni. Anche lei si era buttata da un palazzo, per fortuna senza perdere la vita. 


mercoledì 4 maggio 2016

Usa, la metà dei teenager soffre di dipendenza da smartphone

La metà degli adolescenti intervistati ha ammesso di non poter fare assolutamente a meno del proprio smartphone .
Secondo un sondaggio condotto dall'organizzazione no profit Common Sense Media sull'utilizzo della tecnologia negli Stati Uniti, la metà degli adolescenti intervistati ha ammesso di essere dipendente dal proprio smartphone. "Questo tipo di dipendenza può accadere a tutti. Se i vostri ragazzi preferiscono stare da soli in casa a giocare invece di andare fuori per andare al cinema, incontrare i loro coetanei, allora c'è un problema", ha spiegato Holland Haiis, esperta del settore.
La stessa ricerca ha rivelato inoltre che l'80% dei teenager afferma di guardare il proprio telefono ogni ora e il 72% sente la necessità di rispondere subito sia agli sms che ai messaggi sui social.
Per quanto riguarda i genitori, il 36% afferma di discutere quotidianamente con i propri figli per l'eccessivo utilizzo del cellulare. Ma non solo i giovani sono colpiti da questa nuova "dipendenza". In base a quanto riportato dall'emittente televisiva statunitense, infatti, il 27% dei genitori afferma di non poter fare a meno del proprio apparecchio. Il 69% di loro sostiene di aver bisogno di controllare lo smartphone almeno una volta all'ora e il 48% dice di dover guardare i messaggi subito. Il 56% afferma di contenersi mentre è alla guida.
Fonte: Fastweb