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martedì 22 novembre 2011

Internet a prova di bimbo


Google offre lezioni per colmare il divario digitale: le scuole italiane sono le più indietro in Europa Dati scoraggianti emersi nel giorno degli Stati Generali 2011 della Società Italiana di Pediatria .

 Fornire a genitori e insegnanti strumenti e consigli per aiutarli a scegliere i contenuti che i loro bambini possono visualizzare online. Nel giorno degli Stati generali indetti dalla Società italiana di Pediatria (Sip), il Centro sicurezza online per la famiglia di Google, il motore di ricerca su Internet più utilizzato al mondo, che proprio sul tema della protezione dei minori sul web, mette l’accento sull’importanza di «guidare i bambini all’utilizzo del web, esattamente come si insegna loro a camminare, a scrivere, parlare», dice Simona Panseri, direttore della Comunicazione e responsabile dei progetti Child Protection di Google Italy. «Il centro - spiega - è attivo da quasi un anno e mette a disposizione delle famiglie una serie di strumenti utili per accompagnare gli ’adulti di domanì a un utilizzo corretto e non rischioso di internet». Compito non facile, dato che spesso «i ragazzi sono molto più bravi e smaliziati dei genitori. Ma è possibile far comprendere loro che, come nella vita, esistono delle regole anche nella Rete». Un esempio su tutti, il filtro SafeSearch sulle ricerche che consente di alzare il livello di protezione, che normalmente è medio, a quello massimo. E se il bambino tenta di manomettere le impostazioni inserite dai genitori «avrà la percezione di averlo fatto, mentre invece è solo chi possiede la password a poter modificare il filtro». Stesso discorso anche su YouTube, «che è adatto all’uso dai 13 anni in sù: i minori di questa età non possono aprire account nè postare video. Si possono mostrare i filmati ai piccoli, ma in presenza di un adulto». YouTube organizza anche incontri nelle scuole in collaborazione con la polizia postale, per insegnare agli alunni «l’importanza delle impostazioni sulla privacy, di non pubblicare dati personali su Internet e le regole di sicurezza su come e quali video o immagini è meglio postare o meno».  Dopo il successo dello scorso anno, che ha visto l’adesione di più di 180.000 studenti, YouTube e la polizia delle comunicazioni hanno rinnovato l’appuntamento formativo anche per l’anno scolastico 2010-2011, allargando l’invito anche ai genitori. Tutto questo in un panorama scoraggiante: la popolazione italiana è ancora indietro sull’uso di Internet, che spesso è però consultato dai bambini in assoluta solitudine, senza controlli. I bambini e gli adolescenti italiani infatti sono agli ultimi posti in Europa per alfabetizzazione digitale, le scuole nostrane sono quelle con il minor accesso a Internet nella Ue (49% contro una media del 62%), e gli insegnanti italiani sono all’ultimo posto per l’utilizzo di internet a scuola (65% contro il 73%). Sono alcuni dei dati di un’indagine europea condotta in 25 paesi su 25 mila bambini tra i 9 e 16 anni, presentata a Milano agli stati generali della pediatria. I minori iniziano dunque a usare il web sempre prima: a 7 anni in Svezia e Danimarca, 8 negli altri paesi nordici, 10 in Grecia, Italia e Portogallo. Il 93% del campione ha detto di navigare in rete almeno una volta a settimana, il 60% una volta al giorno per 90 minuti, spesso senza la supervisione di un adulto. L’Italia registra un primato poco invidiabile su questo fronte, visto che ha il dato più alto (62% contro il 49%) di accessi a internet dalla propria camera senza la supervisione di un genitore. Anche se web viene usato per attività positive, come ricerche scolastiche (85%) e giochi (83%), sono sempre più numerosi i piccoli presenti sui social network. Il 57% in Italia ha un suo profilo su Facebook e simili, anche se vietati ai minori di 13 anni. Il 26% ha 9-10 anni, il 49% ha 11-12 anni, il 73% ha 13-14 anni e l’82% ha 15-16 anni. Le insidie non mancano: il 41% dei ragazzi si è imbattuto infatti in contenuti pericolosi, e il 12% ne è rimasto turbato. Tra questi c’è la pornografia (vista dal 7% dei ragazzi tra i 9 e 16 anni in Italia), bullismo (2%), sexting, cioè messaggi a sfondo sessuale (15% in Ue, 4% in Italia), incontri offline con persone conosciute in rete (4%), o visto video generati dagli utenti che inneggiano all’odio (12%), anoressia (12%) e autolesionismo (7%). Ma i genitori, soprattutto italiani, sono spesso inconsapevoli di tutto ciò. Solo il 28% usa filtri Internet, il 73% ritiene che non vi siano pericoli di incontri in rete che possano turbare e l’81% ignora che i propri figli abbiano ricevuto online messaggi offensivi.
Fonte: La Stampa

lunedì 21 novembre 2011

Bimbi a 7anni su Internet,ci sono anche baby-adescatori

Prendono piede scambio immagini sessuali e trappole web

 ROMA, 19 NOV - Aumenta il rischio di pedofilia, cyber-bullismo e 'sexting' (lo scambio tra coetanei di immagini a sfondo sessuale), e ad esporsi sono bambini sempre piu' piccoli. In seconda - terza elementare, accanto a giochi, fumetti e libri, per i bambini gia' dai 7 anni c'e' Internet, finestra sul mondo e anche sulle sue brutture. E c'e' anche chi usa il marchio Disney storpiato in 'Disnei', come un errore di scrittura da bambini, nei motori di ricerca, per farli cadere in 'sito-trappola' che carica automaticamente immagini pornografiche e ruba dati personali. E nel 9% dei casi i giovanissimi trasferiscono anche nella realta' gli incontri fatti in rete, il tutto all'insaputa dei genitori che, in sette casi su 10, ignorano le loro abilita' e le loro attivita' davanti allo schermo. E' quanto emerge da una poderosa indagine in 25 Paesi europei, in cui sono stati intervistati oltre 25 mila ragazzi (e per ognuno di loro, uno dei genitori) tra i 9 e i 16 anni, condotta dalla rete EU Kids Online Network e presentata in occasione degli Stati Generali della Pediatria, promossi dalla Societa' Italiana di Pediatria, in tutte le regioni italiane. Ma i pediatri non demonizzano la rete e propongono, attraverso un manifesto, di governare la rete. Niente divieti e prescrizioni, ma piu' investimenti, a cominciare dalla scuola, per accrescere le competenze digitali dei bambini e degli adolescenti del nostro Paese, ancora troppo svantaggiati rispetto a quelli europei, e quindi anche piu' esposti ai rischi della rete. Tra le proposte concrete l'incremento delle lavagne elettroniche multimediali, che dovrebbe essere garantita in ogni classe, l'integrazione dei libri con l'e-book, ma anche progetti formativi. ''Come pediatri sentiamo il dovere di impegnarci per quest' obiettivo che richiede il coinvolgimento di tutti i cosiddetti 'stakeholders' che ruotano attorno al bambino, soprattutto genitori e insegnanti'', ha affermato il Presidente della SIP Alberto G. Ugazio. ''Solo costruendo con loro un'alleanza strategica - ha concluso - possiamo immaginare sviluppi del web a favore della salute e del benessere dei bambini e degli adolescenti. Centrale risulta il ruolo della scuola''. Se da un lato e' in crescita il numero dei reati sul web ai danni di bambini e adolescenti, sono ''in vorticoso aumento'' anche quelli ''commessi su internet dagli stessi minori'', ha spiegato all'istituto degli Innocenti a Firenze, il pm della procura fiorentina Ornella Galeotti, confermato a Roma da Marco Valerio Cervellini, responsabile della campagne di comunicazione della Polizia postale.  ''Nella maggioranza dei casi si tratta di atti di cyber-bullismo, ingiurie, minacce'', ha spiegato il magistrato, secondo il quale l' escalation e' legata, oltre che ovviamente al sempre piu' diffuso uso di internet tra i minori, soprattutto alla ''mancata consapevolezza, da parte di bambini e adolescenti, che, paradossalmente, i reati su web vengono perseguiti in modo piu' severo e stringente che nel mondo reale. Se in quest'ultimo infatti - ha spiegato - talvolta si puo' sperare di portarli a termine e farla franca, su internet la polizia postale e' praticamente in grado di ricostruire ogni singolo atto, mossa e gesto effettuato dal minore. I bambini pensano esattamente il contrario e dunque finiscono per compiere gesti illeciti''.