L’Europa non deve privilegiare il commercio elettronico a discapito
della tutela dei minori dai nuovi pericoli del web. Sebbene Internet non
sia stato concepito pensando ai minori, il 75 % di essi oramai lo
utilizza e comincia fin dalla più tenera età. La Commissione UE deve
fare di più per proteggerli dalla pubblicità pericolosa e dai contenuti
dannosi. E’ quanto chiede il Comitato economico e sociale europeo che,
nella sessione plenaria del 18-19 settembre, ha adottato due pareri in
materia di pubblicità diretta a giovani e bambini, Internet e media
sociali, sollecitando l’introduzione di norme specifiche di tutela.
“Sono sempre più numerosi i bambini, a volte in tenera età, che
guardano la televisione o navigano su Internet da soli, senza essere
controllati da nessuno. Il 38 % dei minori tra i 9 e i 12 anni
già dispone di un profilo online e la percentuale arriva al 78 % negli
adolescenti di età compresa tra i 13 e i 16 anni. Si tratta di un nuovo
fenomeno da tenere sotto controllo” ha spiegato Jorge Pegado Liz, relatore del parere del CESE sulla pubblicità diretta ai giovani e ai bambini.
Per essere più convincente la pubblicità ha iniziato ad usare
strategie di marketing di prodotto più sofisticate e la sua influenza
non riguarda più soltanto la TV: la pubblicità viene ormai
diffusa sempre più da Internet e dalle reti sociali, rendendo necessarie
misure trasversali più restrittive. Le norme attuali non bastano, anzi
sono state abbandonato anche le limitazioni relative all’inserimento
degli spot pubblicitari.
Secondo il CESE, la comunicazione dell’UE
sulla Strategia europea per un Internet migliore per i ragazzi è stata
un’occasione persa per quanto riguarda la creazione di un quadro
coerente per la protezione dei minori, in quanto non contiene norme chiare sulla pubblicità né alcun riferimento alla pubblicità di prodotti alimentari che, secondo il CESE, dovrebbe invece formare oggetto di una regolamentazione specifica.
Il Comitato sostiene l’obiettivo dell’UE di creare un mercato digitale unico competitivo, ma mette in guardia contro le misure che privilegiano il commercio elettronico rispetto alla protezione dei minori.
L’autoregolamentazione degli operatori del settore non è una misura
sufficiente per garantire la protezione dei minori online. “La comunicazione sembra essere più attenta alla crescita del business che alla protezione dei minori – avverte Antonio Longo (Italia, gruppo Attività diverse), relatore del parere sulla Strategia europea e direttore di Help Consumatori – Sulle
questioni più importanti, come la tutela dei dati personali o la
pedopornografia devono essere varate norme rigorose che, in caso di
violazione, prevedano anche la chiusura immediata dei siti e la revoca
delle autorizzazioni”.
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