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giovedì 12 ottobre 2017

Aumenta la dipendenza dalle notifiche: cos’è e come si manifesta?

Credo sia ormai difficile pensare ad una vita senza cellulare, anche perché il futuro è l’iperconnessione, basato sul connettere in rete tutto e tutti e dipendere sempre di più dai mezzi tecnologici. Lo smartphone è diventato parte integrante del nostro quotidiano, del nostro pensare, delle nostre relazioni, tanto che i nostri comportamenti sono aiutati e condizionati da un telefonino in grado ormai di fare tutto, dal ricordarci quello che dobbiamo fare, al contenere i nostri stati emotivi. Ciò che ci attrae particolarmente è proprio la funzione sociale che vanno a ricoprire le connessioni social.
Siamo diventati una generazione basata su una comunicazione costante e continuativa, incastrati in una rete che ci lega in un certo senso a tutti e tante volte un po’ meno a noi stessi.
La comunicazione è diventata instant, avviene in tempo reale, prevede anche risposte instant, annullando completamente il concetto di attesa: WhatsApp ormai veicola qualsiasi forma di relazione, c’è uno scambio di informazioni costante e continuativo, giorno e notte, senza sosta, altrimenti si rischia di essere tagliati fuori o di non essere informati su tutto quello che accade nella rete delle relazioni social.
Dipendenza da notifiche: cos’è e come di manifesta
L’uso quotidiano e comune che facciamo tutti dello smartphone rende spesso difficile tracciare un confine diagnostico tra “comportamento normale” e “comportamento patologico”.
È molto importante però fare una distinzione tra uso, abuso e dipendenza. Il problema non è infatti legato all’utilizzo dello smartphone, così come l’abuso e la dipendenza non sono legati al numero di ore trascorse in rete.
Si parla di USO quando si riesce a fare un utilizzo circoscritto a determinate situazioni, quando il comportamento è controllato e limitato, aspetto che esclude la quasi totalità di coloro che usufruiscono della rete. Il concetto di abuso, invece, ci riguarda molto più da vicino e ed è, insieme ai suoi derivati come la NOMOFOBIA, ossia la paura di rimanere senza telefono o connessione, il problema su cui riflettere visto che oramai non ci si rende neanche più conto di quanto si è dipendenti.
Si inizia a parlare di ABUSO e DIPENDENZA quando il tempo dedicato all’attività indicata si intensifica, quando il tutto diventa meno controllabile e inizia ad essere eccessivo e condizionante. Condizionamento, significa che senza la connessione non siamo sereni e tranquilli, che se ci tolgono il telefono pensiamo a quello che avremmo potuto fare con il cellulare e ci sentiamo in un certo senso tagliati fuori. Dobbiamo iniziare a fare attenzione quando il controllo dello smartphone diventa continuativo, quando avviene in automatico, quando si sente il bisogno di utilizzarlo, quando si percepiscono sensazioni sgradevoli nel momento in cui non si può avere accesso al cellulare e si prova sollievo quando si riesce a fare il check delle notifiche. Non si resiste all’impulso di dover controllare, anche quando si percepisce di averlo fatto poco prima o non c’è una reale motivazione, è una spinta interna che deve essere assecondata. Si parla di dipendenza anche quando c’è un’interferenza nelle attività quotidiane, come il lavoro o lo sport, e quando si arriva a danneggiare persino la qualità del sonno.

Le notifiche invadono i nostri spazi e la nostra mente

Le notifiche sono tutti quei messaggini che arrivano nel nostro telefono e che ci avvisano quando qualcuno ci ha scritto un messaggio, ci ha commentato, ha condiviso un post, messo un like, inviato una mail, inviato un audio ecc. Nello schermo dei telefoni compaiono scritte con colori diversi che ci segnalano tutte le attività in entrata e in uscita. Questi suoni, queste immagini troppo spesso ci condizionano e, non appena vediamo i numeretti delle notifiche sopra le app, scatta la curiosità di chi ci ha scritto, di chi ha messo il like, di cosa ci sia dietro quella notifica. Sentiamo l’impulso di aprire la app e di vedere cosa o chi troviamo dietro la notifica. Il numero di notifiche diventa anche indice di apprezzamento sociale o meglio social direi, di appagamento perché ci si sente ricercati e considerati. Serve anche per verificare la percezione che gli altri hanno di noi, come ci considerano, così come la loro presenza, far sapere che ci sono e che ci pensano. Possono diventare una conferma, un rinforzo e un contatto con l’altro.
Oltretutto oggi, non appena si aprono gli occhi ormai la prima cosa che si guarda, tendenzialmente, è lo schermo del cellulare appunto per controllare se sono arrivate le notifiche, mentre si è in bagno, mentre si mangia, si fa sport e qualsiasi altra attività lavorativa o ricreativa. Tante persone, e non solo adolescenti, si svegliano anche durante la notte per controllare il telefono, andando così ad intaccare la qualità del sonno. Inoltre, il livello di attenzione diventa più alto rispetto ai suoni e alle vibrazioni e ci fa stare continuamente in tensione per vedere se lo smartphone squilla o se ci cerca qualcuno. Neanche quando si guida, ci si riesce a staccare dal cellulare e l’inasprimento delle multe non ferma la curiosità di sapere chi ci cerca e l’ansia di essere sempre reperibili, a costo di mettere a repentaglio la nostra patente e soprattutto la nostra vita e quella degli altri.
L’ansia dell’attesa si somma alla curiosità, diventando un mix perfetto per creare una dipendenza da notifiche.

COME COMBATTERE LA DIPENDENZA DA NOTIFICHE

Il problema è quando si diventa schiavi, quando ci si isola e si dà troppo spazio al cellulare rispetto a ciò che accade intorno, quando si è condizionati nell’umore e in ciò che si fa.
Si può però mettere un freno a tutto questo e non farsi intossicare da un uso improprio di notifiche attraverso dei semplici passaggi:
1. Disattivare le notifiche più superflue, fare una selezione tra quelle più importanti e quelle meno rilevanti in modo tale che lo schermo non si illumini ogni secondo creando l’effetto curiosità.
2. Togliere la suoneria alle notifiche, suoni e vibrazioni ad ogni segnalazione creano solo un’inutile distrazione, catturano l’attenzione perché il cervello automaticamente penserà a leggere e a capire chi o cosa c’è dietro la notifica.
3. Evitare l’uso prima dell’addormentamento, non usare il cellulare come mezzo per facilitare il sonno perché crea attivazione cerebrale, e anche emotiva, in base a cosa vediamo e leggiamo, rischiando così di andare ad intaccare la qualità del sonno.
4. Non utilizzare il telefono durante la notte, togliere la suoneria o mettere il blocco delle chiamate in entrata e lasciar passare solo quelle più importanti e di emergenza. Se ci si sveglia e si prende in automatico il cellulare, rimetterlo a posto senza guardare le notifiche e le varie attività.
5. Non controllare lo smartphone appena si aprono gli occhi, lasciare risvegliare il corpo e i sensi. Prima di tutto non fa bene da un punto di vista fisico, la luce dello schermo fa male agli occhi, soprattutto quando si è in fase di addormentamento e di risveglio. In secondo luogo, si deve prima pensare a se stessi e poi agli altri. Non deprivarsi dei propri spazi e trovare il piacere di fare le attività quotidiane, anche senza l’accompagnamento dello smartphone.
6. Lasciare il telefono in tasca o in borsa, non in mano o sul tavolo, in modo tale che lo sguardo non ci cada ogni due secondi o che la mano non vada automaticamente sullo schermo per controllare se è arrivato qualcosa. Per combattere la dipendenza da notifiche dobbiamo annullare tutti gli automatismi legati all’uso improprio del cellulare.
7. Togliere alcune app dallo schermo del cellulare, soprattutto quelle legate ai social in modo tale che l’accesso non sia così diretto. Se si deve accedere attraverso internet, infatti, il passaggio non è più immediato, aumenteranno i tempi di visualizzazione tra una notifica e l’altra, si elimineranno gli automatismi di controllare senza neanche pensare o senza che ci sia reale esigenza e non si sarà più condizionati dai numeri sopra le app.
8. Stabilire dei tempi sulla durata del controllo dello smartphone e sul tempo che deve trascorrere tra un’entrata e l’altra. I tempi si devono man mano dilungare in modo tale che non si senta più il bisogno di controllare compulsivamente lo schermo del cellulare.
Dobbiamo imparare a gestirci, siamo noi che dettiamo le regole della nostra vita, non il telefono.

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