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martedì 4 ottobre 2011

QRpedia, Wikipedia davvero a portata di smartphone

Il sistema riconosce la lingua impostata sul cellulare ed è già in uso in alcuni musei
Dritti al QR del sapere. Wikipedia ha lanciato oggi un nuovo servizio, QRpedia, che permette, nel sito dedicato, di generare un codice QR a partire da qualunque pagina di Wikipedia. Una novità che consente alla Web enciclopedia open-source di essere ancora più a portata di smartphone e tablet. Vediamo come.
Il sistema QR (sta per Quick Response, risposta rapida) sfrutta un complesso codice a barre quadrato per rendere rapidamente disponibili sugli smartphone una quantità di informazioni relativamente grande (come testi fino a 4.296 caratteri o 2.953 bytes). È un protocollo che viene dall’industria automobilistica – era stato creato nel 1994 dalla Toyota, per la tracciatura delle auto in produzione – e da quando è stato applicato agli smartphone si vede regolarmente su giornali e cartelli pubblicitari. Ormai gran parte degli smartphone e dei tablet hanno un lettore QR integrato: passandolo sopra il codice, si visualizzano sul display i dati contenuti, ad esempio un indirizzo Web, o un breve testo. Con QRpedia, il meccanismo viene applicato a Wikipedia ed è – come detto – a portata di tutti. Ma è soprattutto un sistema globale: i QR di Wikipedia riconoscono infatti la lingua impostata sul cellulare e consentono di visualizzare la pagina corrispondente nel proprio idioma.
Nonostante siano di recente comparsi, a fini pubblicitari, sul lato B delle atlete inglesi di beach volley, negli ultimi tempi i Qr code erano un po’ caduti in disgrazia. Con la nuova trovata, Jimmy Wales promette invece di riportarli in auge. E prova a rivoluzionare anche il mondo dei musei. Basterà applicare i codici tra teche e cartellini per consentire ai visitatori di vedere tutte le informazioni sul cellulare e nella loro lingua, ovviamente a patto che la pagina su Wikipedia esista. Il servizio viene già sperimentato in alcuni musei, come quello di Indianapolis dedicato ai bambini, e in un’esposizione itinerante di opere del pittore Joan Miró.
Fonte: La Stampa - Autore: Stefano Rizzato

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