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mercoledì 24 agosto 2011

Le mamme controllano sul Web i figli sotto naia



Cosa avrebbero dato le mamme italiane per un servizio online che permettesse loro di vigilare sul figlio partito per la naia? Se nel nostro Paese la cancellazione dell'obbligo di leva ha fatto dimenticare a molti genitori cos'è l'apprensione per un pargolo che parte militare, non è così nel Sud Corea, dove il servizio dura addirittura due anni. In tempo di pace, la preoccupazione maggiore riguarda quei fenomeni rubricati da noi sotto la voce nonnismo, e che si ritrovano, moltiplicati, anche nel Paese orientale. Bullismo, suicidi sospetti e scontri a fuoco tra i militari hanno seminato il panico tra i genitori dei giovani arruolati, che hanno deciso di rivolgersi a un nuovo servizio Internet per tenere d'occhio il sangue del loro sangue. Nel mese di luglio, l'azienda di telecomunicazioni LG Uplus, controllata dalla nota LG, ha lanciato un canale televisivo gratuito basato su web che permette di controllare le reclute in diretta. Secondo quanto riportato dal Times Of India, la cinquantenne Oh Ju-ri, madre di due figli sotto naia, ha deciso di approfittarne al volo. "Posso condividere tutto, dalla gioia al dolore alla felicità sul web e tutte le madri e i padri che non si erano mai incontrati possono essere collegati fra loro", ha commentato la signora al quotidiano indiano. In tutto il Paese si discute sulle condizioni di vita e di sicurezza delle caserme, dopo che in una base di Marine, circa un mese fa, si sono verificati quattro misteriosi casi di suicidio. Anche le statistiche del Ministero della Difesa Nazionale non sono esaltanti: 82 soldati si sarebbero tolti la vita l'anno scorso, circa due terzi del numero di morti totali avvenuti tra le reclute. Si parla, per risolvere il malessere delle caserme, di week-end a casa, di maggiore libertà, ma, soprattutto, di più tecnologia. La Rete sta svolgendo un ruolo fondamentale nel dibattito: i genitori hanno costituito centinaia di gruppi on-line per chiedere maggiore trasparenza sul destino dei loro figli. Alcune autorità di vigilanza hanno anche caricato foto delle reclute sui siti, suscitando qualche reazione da parte dell'esercito che invoca garanzie di sicurezza. Gli esperti locali in materia invitano però a fare di più, consentendo ai militari di leva della Corea del Sud di utilizzare la rete di telefonia cellulare e internet liberamente, così come già fanno i soldati professionisti. Jung Jung-yong, il cui figlio è nell'esercito da un anno, chiede a gran voce un maggiore impegno tecnologico dell'esercito per venire incontro ai genitori in apprensione. "Voglio che ogni base militare sia collegata con ogni gruppo online e permetta di conversare con i membri del gruppo", ha dichiarato Jung, che quasi ogni giorno si connette alla Rete. Anche per la signora Oh "le comunità on-line dovrebbero svolgere un ruolo più attivo". Sebbene le basi aeronautiche in cui prestano servizio i suoi figli abbiano aperto le porte alle visite dei genitori e abbiano messo in funzione delle newsletter, la tenace madre coreana confessa di non potere fare a meno di consultare il web quotidianamente finché i figli saranno nell'esercito: "Ora non posso rinunciare al web, perché ho disperato bisogno di sapere come stanno i miei figli, dopo che sono partiti".

Fonte: La Stampa - Autore: Claudio Leonardi

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