La dipendenza patologica da internet è una sindrome che colpisce sempre più persone nel mondo e si manifesta con diversi disturbi, che vanno da bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore online per ottenere soddisfazione, alla mancanza di interesse per altre attività che non ruotano attorno al web, provocando agitazione, ansia, depressione, pensieri ossessivi dopo la diminuzione o la sospensione dell’uso della rete. Sempre più numerose, quindi, anche le strutture sanitarie e le ricerche mediche che tentano di approfondire questa dipendenza: secondo una ricerca effettuata dalla Psichiatria Universitaria del policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, il disturbo è in forte aumento, soprattutto tra i giovanissimi. “Su 402 studenti di Siena, di età compresa tra 14 e 18 anni – spiega il professor Andrea Fagiolini, direttore della struttura – abbiamo osservato che più di 20 ragazzi presentano le caratteristiche tipiche del disturbo e, una percentuale non trascurabile dei rimanenti ragazzi, manifesta comportamenti potenzialmente a rischio”. Offrendo ai suoi utenti un modo moderno di comunicare e riuscendo a creare anche un nuovo sistema sociale, con una vita parallela alla realtà quotidiana, l'abuso di internet influisce anche sulla vita sociale, favorendo, ad esempio, la nascita di relazioni facilitate dall’anonimato e dalla semplicità del contatto virtuale. “La differenza significativa tra le relazioni intrattenute via Internet e quelle mantenute attraverso qualsiasi altra forma - continua Fagiolini – è che nelle prime la comunicazione é estremamente informale e le caratteristiche che, solitamente, inibiscono le persone riguardo a un eventuale contatto sociale vis-á-vis sono assenti”. Tutto si basa sulla percezione del ricevente e sull'abilità del mittente di entrare nell'immaginario altrui, attraverso caratteristiche che non sono direttamente percepibili ai nostri sensi. “Vivere una nuova identità – prosegue Fagiolini – permette di viaggiare in un mondo fantastico dove tutto sembra possibile, dall’amicizia ideale al sesso, dallo shopping ai giochi di ruolo”. Bisogna quindi sottolineare che non esiste un solo tipo di dipendenza: si va dalla Cybersex addiction - ossia tutte quelle attività che provocano eccitazione sessuale come la ricerca di materiale pornografico o gli incontri in chat erotiche – alla Cyber relational addiction, che consiste in un bisogno di instaurare relazioni amicali o affettive con persone incontrate on-line anche molto lontane fisicamente (il 10% degli utenti Facebook sarebbe dipendente), fino alla information overload (ricerca ossessiva di informazioni) e alla dipendenza dai giochi virtuali interattivi. Le caratteristiche del disturbo, tuttavia, sono le stesse: “Accesso ad internet sempre più frequente – chiarisce Fagiolini – aumento del tempo passato sul web e relativi disagi nell’ambito relazionale e familiare per la mancanza di tempo da dedicare ad altro, perdita del sonno, stanchezza eccessiva che si ripercuote su studio e lavoro, alterazioni dell’umore”.
La dipendenza da internet - conosciuta anche come Internet Addiction Disorder e identificata per la prima nel 1995 dallo psichiatra americano Ivan Goldberg - è un disturbo ancora poco conosciuto ma la comunità scientifica sta concentrando i suoi studi sul fenomeno. “Vogliamo attivare a Siena veri e propri percorsi di disintossicazione nei quali si riorganizzi la giornata tipo dell’internet-addicted. Uno dei pilastri del nostro intervento sarà un percorso psicoterapico ma il programma prevederà anche una serie di altre attività aggiuntive che mirino a tenere queste persone lontano dal computer per periodi sempre più lunghi e a far riscoprire loro che i piaceri, i rapporti ed i compiti della vita reale sono più faticosi e meno immediati di quelli della vita virtuale, ma non per questo meno belli, duraturi e gratificanti”, ha concluso Fagiolini.
La dipendenza da internet - conosciuta anche come Internet Addiction Disorder e identificata per la prima nel 1995 dallo psichiatra americano Ivan Goldberg - è un disturbo ancora poco conosciuto ma la comunità scientifica sta concentrando i suoi studi sul fenomeno. “Vogliamo attivare a Siena veri e propri percorsi di disintossicazione nei quali si riorganizzi la giornata tipo dell’internet-addicted. Uno dei pilastri del nostro intervento sarà un percorso psicoterapico ma il programma prevederà anche una serie di altre attività aggiuntive che mirino a tenere queste persone lontano dal computer per periodi sempre più lunghi e a far riscoprire loro che i piaceri, i rapporti ed i compiti della vita reale sono più faticosi e meno immediati di quelli della vita virtuale, ma non per questo meno belli, duraturi e gratificanti”, ha concluso Fagiolini.
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