
che su Facebook ci sono gruppi a sostegno di Josef Fritzl» Il padre-mostro di Amstetten condannato all’ergastolo per l’incesto e le violenze sulla figlia e su cui pesa il sospetto di quattro omicidi di ragazze, ha infatti vari gruppi di sostenitori come «Josef Fritzl Fanclub» (930 affilati da Londra) E vari «Free Josef Fritzl» sempre con qualche centinaio di iscritti. Mentre sul social network si accende indignazione sulla violenza sessuale, nello stesso luogo sembra che ben poco facciano le potenziali vittime per evitare il pericolo. Per quanto sia facile che il Web aggreghi istanze su temi di scottante attualità sociale come la violenza sulle donne, non è scontato che all’ interno della stessa rete ci sia reale condivisione delle regole di salvaguardia delle donne che la frequentano dal rischio di attenzioni non desiderate. Aggiornare sempre il proprio status via Blackberry o postare su Twitter ogni 10 minuti, come molte fanno, fornisce indicazioni ai molestatori seriali o peggio. Non tutti sanno che se si mette in condivisione in un gruppo una foto presa dal proprio album, e non si sta attenti, l’ album diventa sfogliabile da tutti i membri del gruppo, spesso migliaia. «Davvero è pericoloso mettere le foto in Facebook? Io ho messo quelle delle vacanze... » E’ una delle domande più frequenti.
Basta mettere come uniche informazioni la data di nascita e l’ indirizzo di email. La mailbox non è a prova di scasso, si finge di aver smarrito la password e, dopo aver scritto l’ID della «vittima», si va avanti fino a che come domanda di backup, viene chiesta la data di nascita…Lei
l’ha messa sul profilo perché magari le piace ricevere i virtual auguri da tanta gente, ma così ha anche fornito la chiave della sua casella.. Altre volte sono gli stessi amici che fanno girare informazioni in buonafede, taggato una foto di gruppo e scrivendo su questa commenti e riferimenti.
Fonte: LA STAMPA - Autore: Gianluca Nicoletti
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