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martedì 14 luglio 2009

Proteggersi dalle sbirciatine si può

Trovata una tecnologia abbastanza innovativa e a portata di tutte le tasche persino in tempi di recessione.
Pare proprio che una discreta parte dell'umanità passi il tempo a guardare con interesse cosa fa l'altra metà; per imparare, per sicurezza propria e degli altri, per noia o per vizio, oppure per semplice curiosità. I guai cominciano quando l'osservato si infastidisce e per un motivo o per l'altro non sopporta più di essere oggetto di attenzione, per cui un'attività di per sé naturale e legittima diventa invece provocatoria e lesiva dell'altrui diritto naturale ad essere lasciato in pace. L'attenzione viene specialmente stimolata dall'evidente tentativo di occultare quanto l'altro faccia o dica, o quanto sia impegnato in attività che non sono immediatamente decodificabili non solo nel fatto ma anche nelle implicazioni; esempio tipico è quando adopera linguaggi o mimica inconsueta, o sussurra al telefonino, o ancora interagisce con l'ambiente in modo anomalo o da attirare l'attenzione. Con queste premesse l'impiego di mezzi tecnologici di comunicazione, specie se avanzati, non può sottrarsi alla quasi involontaria indagine dello spettatore; e non vi è chi non abbia vissuto l'esperienza di distogliere educatamente quanto forzatamente gli occhi dalla tastiera o dal monitor dell'amico o conoscente o semplice collega di lavoro. Al di là dell'esistenza di vincoli di sicurezza, di policy aziendali o di semplice vivere civile - che sta quasi sempre agli antipodi del vivere naturalmente - sin dai primordi dell'informatica ha sempre trovato impiego qualche soluzione per ovviare alle altrui curiosità, legittime o illegittime che fossero; paraventi, "isole", insonorizzazioni, e - tra le difese attive - soluzioni software talvolta anche sofisticate che spaziano dal mitico panic agli attuali keylogger. Tra le ultime novità contro gli "spioni", scrive il giornale online Baltimora Sun, si pone Private Eye, un utile programmino che si avvale dell'uso di una videocamera opportunamente situata sopra il monitor o integrata ad esso in modo da inquadrare il volto dell'operatore. Se compare un'altra persona nel raggio d'azione della telecamera o l'operatore volge gli occhi altrove, il software oscura lo schermo "ritagliando" il volto dell'intruso e lo presenta in un angolo del monitor, a provare il tentativo di intrusione.
Costo del programma soltanto 20 dollari sul sito dell'azienda, che risponde al venturato nome di Oculis Lab; costo della telecamera a parte, che tuttavia dovrebbe avere una risoluzione adeguata per essere di una qualche effettiva utilità. I proprietari del software sostengono tuttavia che qualcuno dei maggiori produttori di laptop si stia accordando per produrre e immettere sul mercato già dal prossimo anno alcune macchine con il dispositivo integrato ed attivo per default. Assai più sofisticata (e costosa) si presenta una soluzione che pare abbia destato l'interesse dei "Servizi" Usa; si chiama Chamaleon e si avvale di una telecamera integrabile che allo startup studia il volto dell'operatore e ne memorizza i movimenti oculari per una manciata di secondi mentre quest'ultimo compie le normali attività davanti alla console. Se qualcuno compare alle spalle dell'operatore o quest'ultimo distoglie lo sguardo dal monitor, interviene un complesso sistema di cifrature del lavoro in corso con la contemporanea comparsa sullo schermo di un guazzabuglio di lettere e parole senza senso. Il tutto stavolta al costo non del tutto abbordabile di circa 10 mila dollari.


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