Il fondatore di Wikipedia
spiega la sua idea per sconfiggere le finte notizie: un modello ibrido con
giornalisti pagati e una vasta rete di collaboratori
Il
fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales,
sta per lanciare un servizio di news “community-driven” in risposta alla
diffusione sempre maggiore di tutte quelle informazioni fuorvianti mascherate
da notizie che circolano in Rete. Si chiama Wikitribune e
sarà un modello ibrido con giornalisti pagati e una vasta rete di
collaboratori: “Vogliamo portare la mentalità di Wikipedia basata sul
riscontro delle fonti e sul “fact-checking” nel mondo delle news”,
spiega Wales. Wikitribune sarà finanziato con una campagna di crowdfunding che determinerà
anche il numero di persone che comporranno lo staff iniziale “Gli
esseri umani non sono cambiati così tanto negli ultimi cento o cinquecento
anni”, dice Wales: “Abbiamo o stesso bisogno di informazione di qualità”.
La missione principale della piattaforma è “Mettere i fatti al centro”, e
supportare il giornalismo investigativo e i reportage. Vogliamo che i giornalisti abbiano i
fondi per cercare e raccontare nuove storie. Il sistema di condivisione con gli
utenti serve a capire di cosa abbiamo davvero bisogno. Quali sono le storie
importanti? Il contributo degli utenti sarà anche quello di discutere quale
parte del quadro necessita di più ricerca ed approfondimento”,
prosegue Wales. Wikipedia, lanciato 16 anni fa, è oggi il quinto sito più visitato al mondo,
con 41 milioni di articoli pubblicati in
300 lingue e 17 miliardi di visite al mese. Una storia durante
la quale Wales ha avuto modo di studiare e comprendere come le community di
utenti siano in grado di unirsi intorno allo sviluppo di progetti di interesse
comune Wikitribune (che Wales spera
di lanciare “nel maggior numero di lingue
possibile”) avrà la stessa impostazione, con i giornalisti della
piattaforma pronti a essere indirizzati dalla community sugli argomenti e le
storie più importanti da approfondire. “Se
c’è una community che guida il lavoro e le persone sono disposte a pagare una
quota mensile per sostenere il sito possiamo fare dei buoni numeri e quindi
fare anche in modo che i lettori possano contrattare i giornalisti per lavorare
su argomenti specifici, qualunque essi siano”, spiega Wales. Secondo
Wales la diffusione del sistema di “programmatic advertising” in rete ha
intensificato “la
corsa verso il basso” e
reso insostenibile per i media i costi della raccolta di notizie. Secondo i
dati della società Digital Content Next, che si occupa dei rapporti tra
fornitori di media e i loro utenti, nel 2015 il 90 per cento dei ricavi
provenienti dalla pubblicità online è andato a Facebook e Google, aziende che
non investono nel giornalismo e hanno avuto un ruolo cruciale nella
circolazione intenzionale di disinformazione, soprattutto in occasione delle
elezioni in diverse democrazie occidentali. Questo vuol dire che i proprietari
di media devono sperimentare altri modelli di business, privilegiando la sottoscrizione
invece dell’advertising e rendendo disponibile l’accesso alle informazioni
attraverso varie piattaforme. “La
sottoscrizione al New York Times è decollata nell’ultimo anno”,
dice Wales: “Questo modello basato su lettori che
pagano per accedere a un servizio di qualità è molto più sano. Editori,
giornalisti e proprietari di giornali se ne stanno rendendo conto, capiscono
che le loro testate non stanno diventando altro che contenitori di “clickbait”
e vogliono recuperare il loro prestigio. È molto meglio se un numero sempre
maggiore di persone decide di sottoscrivere un abbonamento”.
Sarebbe stato semplice raccogliere il capitale necessario a lanciare
Wikitribune dagli investitori, ma Wales dice che il suo modello elimina
innanzitutto l’esigenza di un ritorno economico, ed è inoltre in linea con il
paradigma di Wikipedia: “Se
decidiamo di fare informazione coinvolgendo la community, deve essere
finanziata dalla community stessa”. Wales dice che è da tempo che
ci rimugina, ma con
l’elezione di Donald Trump a presidente americano il progetto è diventato molto
più concreto. All’inizio si era ripromesso di sospendere
qualsiasi giudizio sul nuovo Presidente per cento giorni, per rispetto nei
confronti della carica, della tradizione democratica americana e più in
generale per una sorta di fair play, presupponendo che il nuovo capo di stato
non fosse in mala fede. La
sua pazienza è durata 48 ore. Il punto di non ritorno è stato
quando al programma televisivo politico Meet
the Press in onda la
domenica mattina, uno dei consiglieri di Trump, Kellyanne Conway, parlando
della notizia sul numero di persone effettivamente presenti alla cerimonia di
insediamento del Presidente a Washington ha usato il termine “Fatti
alternativi”. “In
quel momento mi sono detto: fanculo, non posso sopportare una cosa del genere”,
dice Wales, “Stiamo scherzando? Bisogna fare
qualcosa”.
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