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martedì 27 settembre 2016

Facebook usa i dati di Whatsapp: il Garante per la privacy apre un’istruttoria

La condivisione dei contatti tra l’app di messaggistica e il social network è sotto accusa in Italia e in Europa. In Germania intanto il commissario per la protezione dei dati e della libertà d’informazione di Amburgo blocca il trasferimento di informazioni

Alla fine di agosto 2016, a due anni e mezzo dall’acquisizione da parte di Facebook, Whatsapp ha annunciato che avrebbe avviato la condivisione dei dati dei propri utenti con il social network. L’operazione è descritta nella nuove regole sulla privacy dell’app di messaggistica che gli utenti devono accettare prima di usare il servizio. Chi non vuole condividere i dati può disattivare un’opzione dalle impostazioni dell’app, ma per farlo hanno solo trenta giorni di tempo dall’accettazione dei nuovi termini.

LE DOMANDE DELL’ITALIA  
Ma ora il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un’istruttoria a seguito della modifica della privacy policy effettuata da WhatsApp a fine agosto che prevede la messa a disposizione di Facebook di alcune informazioni riguardanti gli account dei singoli utenti di WhatsApp, anche per finalità di marketing.
Il Garante ha invitato WhatsApp e Facebook a fornire tutti gli elementi utili alla valutazione del caso e ha chiesto inoltre di chiarire se i dati riferiti agli utenti di WhatsApp, ma non di Facebook, siano anch’essi comunicati alla società di Menlo Park, e di fornire elementi riguardo al rispetto del principio di finalità, considerato che nell’informativa originariamente resa agli utenti WhatsApp non faceva alcun riferimento alla finalità di marketing.

In particolare ha chiesto di conoscere nel dettaglio: la tipologia di dati che WhtasApp intende mettere a disposizione di Facebook; le modalità per la acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati; le misure per garantire l’esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy, considerato che dall’avviso inviato sui singoli apparecchi la revoca del consenso e il diritto di opposizione sembrano poter essere esercitati in un arco di tempo limitato. Analoghe questioni sono state sollevate dal Commissario Europeo alla Concorrenza Margrethe Vestager .

«Occorre ricordare che lo scambio di indirizzari non può avvenire senza il consenso degli interessati», osserva il Garante per la privacy Antonello Soro. «A un primo esame, nelle nuove regole adottate da WhatsApp, sembrerebbe non essere previsto un consenso differenziato per le diverse opzioni e che gli utenti siano di fatto costretti ad accettare in blocco le condizioni che prevedono lo scambio dei dati. Le criticità già rilevate in passato vengono in questo modo moltiplicate. Vedremo adesso se Facebook e WhatsApp decideranno, responsabilmente e autonomamente, di sospendere questa iniziativa a garanzia degli utenti». Gli fa eco una breve nota del social network: «WhatsApp è conforme alla legge sulla protezione dei dati dell’UE. Lavoreremo con il Garante della Privacy italiano nel tentativo di rispondere alle loro domande e di risolvere eventuali problemi».

LO STOP TEDESCO  
La prima reazione ufficiale alle nuove regole di Whatsapp era arrivata ieri dalla Germania. Dopo le critiche degli attivisti per la difesa della privacy, oggi il commissario per la protezione dei dati e della libertà d’informazione di Amburgo, uno degli omologhi tedeschi del garante della privacy italiano, ha ordinato il blocco totale dell’acquisizione dei dati degli utenti Whatsapp tedeschi da parte di Facebook. «Questa ordinanza amministrativa protegge i dati di circa 35 milioni di utenti di Whatsapp in Germania», ha dichiarato il garante, Dr. Johannes Caspar. «La connessione dei propri account con Facebook deve essere una loro decisione. Per questo Facebook deve chiedere il loro permesso in anticipo. E questo non è avvenuto».

A rischio non sarebbero solo i dati degli utenti Whatsapp, spiega ancora Caspar, ma anche quelli dei contatti presenti nelle rubriche, soggetti che non hanno mai acconsentito al trattamento delle proprie informazioni da parte di nessuna delle due aziende. La raccolta dei dati di Whatsapp da parte di Facebook, spiega ancora il garante nella nota stampa con cui ha annunciato il provvedimento, avviene insomma in violazione delle leggi tedesche.

Una simile azione di scambio dati, infatti, sarebbe consentita solo se entrambe le aziende (sia quella che offre le informazioni dei propri utenti, sia quella che beneficia della raccolta) avessero chiesto il permesso degli utenti. A oggi, si legge ancora nel documento ufficiale, Facebook non ha ottenuto esplicito consenso per l’acquisizione e la gestione dei dati sensibili della base d’utenza di Whatsapp, né esiste alcuna base legale per giustificare l’intera operazione.
Il garante della privacy di Amburgo è l’autorità competente nel caso specifico perché il social network opera in Germania tramite Facebook Deutschland Gmbh, una controllata che ha sede nella città anseatica e si occupa delle operazioni e del marketing del social network nei mercati di lingua tedesca.

UNA QUESTIONE EUROPEA  
Facebook sostiene normalmente di gestire i dati degli utenti europei tramite la propria controllata in Irlanda. Tuttavia in questo caso l’azienda non potrà pretendere di essersi attenuta alle leggi irlandesi sulla gestione dei dati sensibili. Una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, infatti, ha determinato che le leggi nazionali sulla protezione dei dati si applicano pure a soggetti globali che operino in uno specifico mercato europeo tramite un’azienda con sede nel paese, anche qualora la filiale si occupi solo di aspetti operativi e non fiscali.

Sulla base dell’ordinanza, Facebook in Germania non solo è obbligata a non proseguire la raccolta dei dati, ma dovrà anche provvedere a distruggere gli eventuali dati già condivisi da Whatsapp. In realtà, secondo quanto confermato dall’azienda al garante, a oggi non è ancora avvenuta alcuna acquisizione fisica dei dati contestati.

Fonte: La Stampa - Autore: Nepori / Ruffilli

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