Particolare attenzione va posta ad una peculiare tipologia di
bullismo: il cyberbullismo (“bullismo elettronico” o “bullismo in
internet”). Questo è una forma di disagio relazionale, di prevaricazione
e di sopruso perpetrata tramite i nuovi mezzi di comunicazione quali la
posta elettronica, la messaggistica istantanea, i blog, gli SMS, i
telefoni cellulari o l’uso di siti web. Non comporta quindi violenza
corporale o altre forme di coercizione fisica. Nelle comunità virtuali
il cyberbullismo può essere anche un fenomeno di gruppo. Solitamente il
disturbatore agisce nell’anonimato, altre volte invece non si preoccupa
di nascondere la propria identità.
Il termine inglese “Cyberbullying”, quindi, indica tutte quelle forme
di bullismo e aggressione realizzate attraverso l’utilizzo delle nuove
tecnologie di comunicazione, principalmente telefoni cellulare ed
internet. Le nuove tecnologie rappresentano un modo nuovo di instaurare
rapporti, ma anche di proteggersi da questi. Ciò accade per la paura
della delusione, andando a preferire le più controllabili e meno
impegnative relazioni on-line in sostituzione alle vere amicizie.
L’invio di SMS o e-mail dal contenuto aggressivo, il diffondere foto e/o
video con contenuti che la vittima reputi imbarazzanti ed il rendere
pubbliche informazioni private sono le più comuni forme del fenomeno in
oggetto.Trattandosi di un fenomeno relativamente recente e strettamente
legato all’evoluzione ed alla diffusione delle nuove tecnologie dei
mezzi di comunicazione, è tutt’ora aperto il dibattito tra gli studiosi
se il bullismo elettronico debba essere considerato una forma nuova di
un vecchio fenomeno o se vada invece considerato quale fenomeno a sé
stante, perché qualitativamente diverso. Sicuramente possiamo
riscontrare tra i due fenomeni molte analogie, soprattutto con le forme
di bullismo indiretto. Al contrario, invece, alcune caratteristiche del
bullismo elettronico, legate anche agli strumenti utilizzati, sembrano
estendere e diversificare la sfera di azione del bullismo, contribuendo a
modificarne alcuni aspetti. Rispetto al bullismo tradizionale, l’uso
dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche
specifiche, che ne determinano gli effetti più insidiosi. Le
conseguenze dannose di una cybervittimizzazione possono essere le più
diversificate: dalla paura di avere contatti diretti con il mondo, fino a
perdere completamente il contatto con la realtà. Le vittime
maggiormente a rischio sono proprio i più giovani, poiché il loro stile
di vita e le relazioni intrattenute sono fortemente condizionate dalle
nuove tecnologie, in quanto strumenti sempre più integrati per il
normale svolgimento della quotidianità, in particolar modo per gli
individui nati nell’era di internet e dei “tablet”. D’altro canto, la
sempre maggior diffusione di rapporti personali mediati – dai cellulari
ai social network – ha influenzato l’integrità degli individui
potenziali vittime di bullismo, aumentandone la vulnerabilità. I social
media, ma anche i più banali strumenti di istant messaging a partire
dagli SMS, costituiscono per gli adolescenti un facile rimedio alle
difficoltà strutturali insite nel rapportarsi al prossimo ed
all’ambiente in un contesto reale. Ne deriva che gli individui parte
delle generazioni figlie di questa socializzazione mediata hanno, dal
lato delle vittime, strumenti di difesa ed auto protezione meno efficaci
e, dalla parte del bullo, un autentico kit di mezzi con cui colpire le
proprie vittime. E’ inoltre importante valutare se effettivamente il perpetratore si
renda conto di quello che sta facendo e della conseguente gravità legata
alle sue azioni. Un aspetto che differenzia il cyberbullismo dal
bullismo tradizionale risiede, infatti, proprio nell’assenza di un
feedback espressivo, che invece è presente nel bullismo tradizionale in
una interazione “faccia a faccia”. Perciò, l’assenza di segnali visivi,
combinata alla comunicazione scritta, possono alterare e rendere meno
consapevole ciò che si fa ed è anche per questo motivo che la natura
indiretta del cyberbullismo rende difficile poter valutare
l’intenzionalità o la volontà reattiva dell’attacco.
Il cyberbullismo già insorto e maggiormente conosciuto nei paesi del
Nord America, si sta diffondendo e affacciando con prepotenza anche nel
panorama europeo. Quella attuale è, a tutti gli effetti, la prima
generazione di adolescenti cresciuta in una società in cui l’essere
connessi rappresenta un dato di fatto, un’esperienza connaturata nella
quotidianità. Gli adulti chiedono una guida e degli strumenti per
comprendere meglio le nuove minacce e poter proteggere i figli.
Pertanto, la soluzione migliore di questo problema sembra essere la
corretta informazione. Bisogna focalizzare l’attenzione sulla necessità
di percorsi per maturare la cosiddetta competenza mediale alla cui base
vi è la competenza comunicativa. È necessario uno sforzo condiviso tra
istituzioni, aziende, mondo dell’educazione e media per semplificare la
comunicazione e diffondere un’etica del web, fatta di valori, diritti e
libertà. In un’età delicata come quella tra la pubertà e le prime
incursioni nel mondo degli adulti, i ragazzi e le ragazze sono
particolarmente sensibili alle spinte dall’esterno, tra cui la
centralità dell’immagine fisica proposta dai media e la propensione dei
genitori a spingerli precocemente verso l’identità di genere (che viene
raccolta e rilanciata con grande entusiasmo dalle aziende della moda e
dell’intrattenimento). I ragazzi della Net Generation, pur avendo un
vantaggio generazionale rispetto ai “nativi analogici”, non sono a
riparo da minacce molto concrete e per niente virtuali. Essi riconoscono
lucidamente alla tecnologia il ruolo di arma e di amplificatore di
comportamenti minacciosi o aggressivi e, pur dimostrando di sapere come
essa dispiega la propria forza, in quali direzioni e con quali effetti,
sono altrettanto espliciti nel richiedere al mondo adulto di accettare
il proprio ruolo naturale, di supporto, di difesa, e di prevenzione,
chiedendo aiuto affinché le agenzie educative (tradizionali come
famiglia e scuola e nuove, come i social network) si mettano in gioco e
accettino di essere educate a loro volta.
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