Le protezioni tradizionali (antivirus, firewall) non sono più sufficienti per bloccare minacce sempre più sofisticate, è dunque particolarmente
importante prevenire, cioè correggere le abitudini più pericolose da
parte degli utenti che si esprimono soprattutto sui Social Network e, in
particolare, tra i giovani. Facebook ha raggiunto il miliardo di
profili (corrispondenti a circa 800 milioni di utenti reali), LinkedIn e
Twitter hanno superato i 200 milioni di iscritti e cresce anche
Google+. Tra gli utenti di Social Network figura circa l'80% degli
utenti abituali di internet italiani, ovvero oltre 22 milioni di
persone. All'interno dei Social Network gli utenti ormai trascorrono 1
minuto ogni 3 di navigazione Internet.
In Italia, nel 2012, il 40% degli utenti adulti di Internet sono
stati raggiunti da qualche forma di minaccia informatica, circa la metà
delle quali veicolate tramite Social Network. Il fenomeno però non ha
coinciso con una presa di coscienza da parte degli utenti, nè con
l'adozione di particolari forme di protezione da parte delle piattaforme
Social che sono state vittime di importanti attacchi, con furto di
credenziali di milioni di utenti. A dicembre 2012, in Italia vi erano
38,4 milioni di utenti nella fascia 11-74 anni con accesso continuo ad
Internet, e quasi 20 milioni in grado di connettersi con uno smartphone o
tablet.
Nel 60,4% dei casi l'attività più citata dagli utenti consiste nella
navigazione su Internet e quasi 5 milioni di utenti hanno scaricato
almeno una volta una applicazione. Si fa strada, soprattutto tra i
giovani, un nuovo concetto di privacy che li espone maggiormente alle
minacce virtuali, con la condivisione di una quantità eccessiva di
informazioni personali che sono facile preda per bulli e stalker
digitali, nonchè per i criminali che possono ottenere dai social network
o da altre informazioni inconsapevolmente condivise indicazioni utili
per portare a termine eventuali azioni illecite in ambito virtuale e
reale.
Ma non sono solo i privati a utilizzare i Social Network: in base ai
dati raccolti dalla ricerca ''Social Media Effectiveness Use
Assessment'' svolta da Snid del Politecnico di Milano, in Italia la loro
penetrazione in ambito aziendale è circa del 50% (con punte del 70% in
alcune aree geografiche come la Lombardia), ed è destinata ad aumentare
ulteriormente nel corso di quest'anno.
Per rimanere in Italia, degli attacchi rilevati nel 2012, il 67%
risultano essere di matrice hacktivistica mentre un 33% è dovuto a
motivazioni riconducibili al cybercrime (nel 2011 queste percentuali si
attestavano rispettivamente all'84 e 14%). Aumentano, quindi gli
attacchi motivati da cybercrime e calano quelli riconducibili a natura
hacktivistica. Il campione analizzato mostra una preferenza degli
attaccanti per il settore governativo, seguito da associazioni politiche
e industria.
Ma quanto costa il cybercrime in Italia? Sebbene non esistano
statistiche ufficiali in merito, per quanto riguarda i costi provocati
dal cybercrime esistono dati parziali, provenienti da aziende private
del settore. Secondo un'indagine pubblicata a settembre 2012, gli ultimi
dati indicano che l'anno
scorso dalle tasche dei cittadini italiani sono spariti 2,45 miliardi
di euro, con 8,9 milioni di individui che nell'anno sono rimasti vittima
di crimini informatici. E' importante rilevare che questo numero corrisponde a circa un terzo degli utenti Internet attivi in Italia nel 2012.
Fonte: Adnkronos
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