Lunedì scorso, il consigliere di Cameron per la sicurezza internet, Pauline Neville-Jones, ha detto senza mezzi termini che Pechino e Mosca sono “sicuramente” tra i maggiori responsabili di questo tipo di azioni.
Il Ministro britannico degli Affari esteri, William Hague, aprendo i lavori della Conferenza, aveva messo in guardia contro le restrizioni alla libertà degli internauti.
“Dobbiamo
aspirare a un futuro dove internet non sia soffocato dai controlli
degli Stati o dalla censura, ma dove l’innovazione e la competizione
prosperino e dove l’investimento e lo spirito di iniziativa venga
ricompensati”. Il vicepresidente americano, Joe Biden,
intervenendo in videoconferenza, ha rincarato la dose, avvertendo quei
Paesi che ‘chiudono’ la rete alla libertà d’espressione ma la tengono
‘aperta’ per il proprio business.
Le reti sociali come Facebook e Twitter hanno avuto ruoli fondamentali nell’ambito della ‘Primavera araba”.
E anche nei disordini che lo scorso agosto hanno riguardato il Regno Unito, i social network e i sistemi di messaggistica criptati del Blackberry hanno giocato una grossa parte.
In
quell’occasione, il Primo Ministro britannico aveva addirittura evocato
la possibilità di sospenderne l’utilizzo, se usati per scopi criminali. William Echikson,
responsabile per la libertà d’espressione di Google per l’Europa, il
Medio-Oriente e l’Africa del Nord, ha precisato che il tentativo di
restringere la libertà su internet riguarda anche i Paesi democratici. La libertà d’espressione “è minacciata anche in Europa. Più di 60 Paesi impongono controlli al web, contro i due di dieci anni fa”. Il
Regno Unito spera che si raggiunga un accordo su alcune regole di base,
compreso l’accesso universale a internet e il ricorso ad azioni
‘proporzionate’ da parte dei governi. William Hague ha annunciato che il follow-up della Conferenza si terrà in Ungheria nel 2012 e in Corea del Sud nel 2013.
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