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martedì 6 settembre 2011

Twitter diventa maestra di scuola


In Francia cresce il numero di classi elementari in cui si usa il social network per imparare a leggere e scrivere

Una bambina francese di sette anni scrive un breve messaggio su Twitter. Nulla di eccessivamente strano, a parte la giovane età, se non fosse che quella bambina sta facendo i compiti di scuola. Si tratta di un fenomeno ancora circoscritto, ma, stando a quanto riportato da Le Monde, l'inserimento del social network nelle scuole elementari oltralpe si sta diffondendo, suscitando entusiasmi e perplessità. L'esperimento è iniziato a Dunkerque, nel 2010: su un account unico (@Classe_Masson) gli allievi pubblicano brevi messaggi per i loro followers, e così facendo si esercitano in scrittura e lettura. “Mario mangia la mela” ci facevano annotare sui quaderni le maestre, e in tanti si chiedevano chi fosse Mario e perché dovessimo sapere le sue abitudini alimentari. Così, alcune insegnanti francesi hanno scoperto che i bambini sono più inclini a scrivere e a leggere quando lo fanno nell'ambito di una comunicazione. Lo racconta Amandine Terrier, la docente che ha creato la prima twittclasse della scuola primaria nel maggio del 2010. Si trattava di una iniziativa specifica, per commentare una gita scolastica a Parigi e coinvolgere anche i genitori nelle visite fatte dagli scolari. Ma al ritorno dalla gita, tanti bambini hanno chiesto alla maestra di “twittare” ancora, e così è stato. Un sito che censisce le "twittclasses" francofone (Twittclasses.posterous.com) ne calcolava 25 in febbraio e 81 al primo di settembre. "Esistono progetti diversi che vanno dalle scuole materne all'università” spiega sulle pagine di Le Monde Bertrand Formet, un cosiddetto animatore TICE, vale a dire un insegnante delle elementari incaricato di sviluppare progetti con le nuove tecnologie, che ha creato il sito. Si tratta di un programma che asseconda diverse esigenze didattiche: “alcuni professori lo usano solo per comunicare con gli studenti, un altro docente ha fatto adattare Lo straniero, di Albert Camus, in tweet..." Il fenomeno è già sotto esame, com'è giusto che sia. Sembra abbia attecchito soprattutto nelle scuole periferiche e rurali, dove tanti allievi associano la scrittura e la lettura solamente ai risultati scolastici e non le considerano opportunità applicabili alla realtà quotidiana. Gli insegnanti si sono così trovati nella necessità di sottoporre nuovi incentivi. Per gli psicologi, il supporto digitale aiuta gli allievi a superare alcune difficoltà. Possono infatti cancellare e correggere e non si confrontano con le “brutture” della loro calligrafia. Si può dunque sperimentare con più leggerezza. Fatto sta, sempre più allievi hanno come primo compito, in classe, quello di postare il primo tweet. Prima di pubblicarlo, occorre trascriverlo, correggerlo e condividerlo. Il maestro, poi, ha facoltà di proporre esercizi intorno a una parola, ricerche di sinonimi e altri giochi didattici. L'unico problema è frenare il desiderio degli allievi di fermarsi a ogni messaggio che arriva. L'esperimento, naturalmente, non sempre ha successo. In una classe con grandi problemi di socialità, ha spiegato un'insegnante, gli allievi non avevano alcuna voglia di restare in contatto con gli altri anche a casa. L'obiezione più forte riguarda i pericoli che, dal social network, possono arrivare agli studenti. La scuola che usa Twitter si apre al mondo, con tutto quel che ne consegue. Anche per questo, gli allievi della @Classe_Masson hanno codificato la loro netiquette : "Quando vado su su Twitter, sono con i miei genitori o i maestri per scrivere o leggere", "io sono educato e gentile", "non do il mio indirizzo, la mia password e tutto quanto riguarda la mia vita privata”. Una lezione che tanti adulti dovrebbero ripassare.

Fonte: La Stampa - Autore: Claudio Leonardi

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