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martedì 26 aprile 2011

"Groupon", l'unione fa l'acquisto





Dilaga il fenomeno del sito Internet che offre di tutto a prezzi stracciati


Pomeriggio al bagno turco nel quartiere San Salvario, aperitivo per due in piazza Vittorio, cena al fast food etnico e cocktail nel locale che dà sul parco del Valentino. Per vivere una giornata alla «Sex and the City» Anna spende meno di 40 euro. Un record: a Torino, mediamente, si paga almeno il doppio. La mossa per dribblare crisi e contratto precario si chiama «social shopping»: è così che, da un anno a questa parte, si fanno gli affari. Il meccanismo è semplicissimo. Un clic per collegarsi al sito che offre pacchetti a prezzo stracciato, un altro per iscriversi al servizio e una manciata di minuti per navigare tra le inserzioni, divise per città.In rete c'è di tutto, dall'estetista a 20 euro al weekend in campagna a 40 fino al corso di chitarra, 50 euro per 10 lezioni. In pratica, saldi 365 giorni l'anno. La novità rispetto ai siti di aste in stile eBay è che per fare un affare adesso bisogna essere in gruppo: piattaforme come Groupon, Groupalia e Let's Bonus lanciano l'offerta, per accaparrarsela bisogna prenotarsi e aspettare. Solo se entro 48 ore almeno 100 persone - ma il numero può cambiare, decide l'inserzionista - accettano, scatta il super-sconto.I dati del fenomeno sono impressionanti. L'azienda numero uno nel settore è Groupon, fondata a Chicago nel 2008, 70 milioni di clienti, filiali in 45 Paesi. Per la rivista «Forbes» è la compagnia con la crescita più veloce della storia. Il manager trentenne Andrew Mason è riuscito a resistere alle lusinghe di Google, pronto a sborsare più di 6 miliardi di dollari per la sua creatura e adesso si gode il successo in Europa, mentre pianifica lo sbarco in Cina e l'ingresso in Borsa. Sognava di diventare una rockstar, Mason, quando a 15 anni ha scoperto di essere il più bravo a vendere panini ai vicini di casa e ha cambiato rotta. Uscito dall'università, ha accantonato il gruppo punk, riunito gli amici bravi al pc e lanciato il sito.In Italia i gruppi d'acquisto online macinano numeri record e trainano l'e-commerce, che nel 2010 è tornato a crescere a un tasso del 16%, dopo un 2009 chiuso col segno meno. «Il settore è entrato nella sua terza fase, quella social. Oggi il cliente è diventato una fonte di informazione per gli altri acquirenti», dice Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il consorzio del commercio elettronico italiano. E spiega che la vera scommessa sono i mercati iper-locali. La diffusione degli smartphone e la possibilità di conoscere i gusti di centinaia di migliaia di internauti grazie a Facebook ha messo il turbo al social shopping: più l'offerta è personalizzata più è facile acchiappare il cliente. E poi c'è il passaparola, che fa schizzare il numero dei contatti. Il futuro? Non è detto. «E' un mercato in cui si lanciano in molti, ma ha bisogno di investimenti altissimi: strutture solide, una rete di agenti sul territorio, offerte sempre nuove. Lo scenario più probabile è un panorama dominato da due o tre grosse aziende, che in pochi anni acquisiranno le altre», ragiona Riccardo Mangiaracina, responsabile dell’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano.Per i negozianti tradizionali che decidono di provarci il fenomeno Groupon rischia di trasformarsi in un'arma a doppio taglio: per partecipare alle offerte devono essere pronti a lasciare fino a metà dell'incasso nelle casse del sito. Vero, ci guadagnano in quantità e azzerano le spese pubblicitarie, ma il pericolo è ritrovarsi il sabato sera con decine di coppie che reclamano un tavolo e spenderanno neppure 30 euro per la cena, mentre fuori dal locale c'è gente in fila pronta a sborsarne il doppio. Non è tutto rose e fiori neppure per i clienti. «Ho pagato 20 euro lo sbiancamento dentale. Ottimo prezzo, ma il dentista continua a chiamarmi per spostare l'appuntamento. E sono passati più di tre mesi», si sfoga Vincenzo, architetto milanese. Mentre chi è troppo veloce di mouse di rischia di comprare cose che non userà mai. E in molti cominciano ad accorgersi che a fine mese, anche racimolando sconti, la carta di credito piange lo stesso. Anzi, più di prima. C'era davvero bisogno di quel volo in mongolfiera scontato del 70%?




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