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venerdì 11 marzo 2011

Quello che dici su Facebook può essere e sarà usato contro di te in Tribunale


E’ una nazione composta da oltre 600 milioni di persone che si riuniscono giornalmente per fare amicizia, chiaccherare, discutere, approfondire, litigare o riappacificarsi. Inevitabili i casi di stalking, episodi a cui non è immune neppure Mark Zuckerberg che ha dovuto agire per limitare i fastidi causati da Pradeep Manukonda. Facebook non è utilizzato dai soli utenti, anche da cacciatori di taglie che valutano i profili dei potenziali candidati oppure dalla polizia che controlla i profili online alla ricerca di affermazioni compromettenti che potrebbero aiutarli a concludere un’indagine. La regola d’oro di Facebook e qualsiasi altro Social Network dovrebbe essere nota a tutti. Pubblicate lo stretto necessario per evitare che i dati pubblicati online vi si ritorcano contro nel presente oppure nell’immediato futuro.

Esempio 1

Facebook ha contribuito a scagionare il signor Bradford accusato di una rapina a Brooklyn (2009). Il signor Bradford diceva di trovarsi a casa del padre a Manhattan nel momento stesso in cui veniva commesso il crimine. Un anno dopo, mentre il signor Bradford, 20 anni, era fuori su cauzione con l’accusa di aver aggredito un parente della sua ragazza, gli inquirenti lo trascinavano davanti a un giudice per spiegare un messaggio inquietante che era apparso sull’ account Facebook della ragazza. Un post, scritto da un amico della donna, l’avvertiva delle cattive intenzioni del ragazzo. Un giudice di ultima istanza non vedeva alcuna prova che il signor Bradford aveva mai fatto una tale minaccia. Decise quindi di lasciarlo libero su cauzione.

Esempio 2

Facebook è stato d’aiuto per identificare le cause di un accoltellamento in un appartamento di New York, Brooklyn. Nelle ore precedenti al delitto, Kayla Henriques, 18 anni, bisticciava su Facebook con un amico, Kamisha Richards, 22. L’argomento della discussione erano i 20$ prestati alla Signora Henriques per pappe e pannolini. In un pubblico scambio di messaggi su Facebook, la signora Richards diceva che Henriques avrebbe avuto l’ultima risata. Ms. Henriques rispose: “Vedremo” e venne accusata in seguito di aver ucciso la signora Richards.

Considerazioni

Le registrazioni/pubblicazioni sui social media vengono utilizzate come elemento nelle azioni penali. Ciò che viene pubblicato su Facebook, MySpace e Twitter può aiutare a a far luce sulle motivazioni, stabilire un livello di intenti, o anche premeditazione negli incontri fra persone, band o gang. Non occorre commettere un reato grave, anche i reati “lievi” come l’infedeltà o “scapattelle” possono fare testo in un tribunale quando vi è la prova online ed occorre decidere per gli alimenti oppure per una custodia congiunta e/o separata. Inevitabile una rivisitazione dei Social Network dopo aver letto il post del Times : “Quello che dici su Facebook (Twitter, MySpace, e chi più ne ha ne metta) può essere e sarà usato contro di te in un tribunale”.

Fonte: Italia Software

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