La privacy on line sempre più in pericolo
La signora M. soffre di depressione. Per trovare informazioni utili sulla sua malattia, visita un sito specializzato; mentre osserva un video sull’argomento, non si accorge però che da quel momento ogni suo movimento su Internet verrà monitorato. Un piccolo file, un cookie, ha registrato l’identificativo del suo computer e il nome utente che consentiranno di individuarla nella moltitudine che affolla il Web. La prossima volta che si recherà a un colloquio di lavoro o a stipulare un’assicurazione, la sua “depressione”, vista come la lebbra nella società dell’efficientismo, potrebbe esserle rinfacciata. M. però non è una sprovveduta e, prima di chiudere il browser, cancella i cookie con l’apposita funzione. Tutto a posto, dunque? No, perché a sua insaputa, il cookie viene “resuscitato” dal sito Web. Questo è solo uno dei casi segnalati da un gruppo di famiglie americane, che hanno fatto causa settimana scorsa alla software house Clearspring Technology, specializzata nella fornitura di widget usate dai siti più visitati su Internet: da quello della Disney, ad Aol.com, alla Warner Bros. Secondo l’accusa, Clearspring, come la sua concorrente Quantcast, oggetto lo scorso mese, di un’azione legale simile, userebbe il plugin di Flash (quello che si utilizza per vedere i video online), per immagazzinare informazioni sugli utenti. Questo tipo di cookie non viene automaticamente rimossi dagli strumenti più comuni di pulizia del Pc e, come se non bastasse, può essere agevolmente re-installato, conservando e accumulando informazioni sulla situazione economica, sulle preferenze religiose, personali e sessuali di un utente mentre questi si aggira per il Web.Il business dello “spionaggio” degli utenti è ormai uno dei maggiori di Internet. Una recente inchiesta condotta dal Wall Street Journal ha mostrato come i 50 siti americani più visitati, piazzino nei computer degli internauti in media, 64 strumenti di monitoraggio, spesso senza avvertire i visitatori. Una dozzina di questi siti arriva a utilizzare un centinaio di strumenti di tracciamento e analisi comportamentale. Il celebre sito di Microsoft, Msn.com, per esempio, colloca nel computer client un file contenente una valutazione della possibile età, sesso e codice postale del visitatore e una stima di massima sul suo reddito, stato civile, prole e possesso di un’abitazione. Chi visita le voci relative alla salute dell’Encyclopaedia Britannica, forse non sa di essere sorvegliato, e non comprende come mai si trova poi “inseguito” da annunci di medicinali e cliniche private. E non ci sono solo i cookie, da cui guardarsi; l’ultima tendenza è l’analisi in tempo reale del comportamento del navigatore, tramite i cosiddetti “web bugs” o “beacon”, dei piccoli software che tengono traccia di tutto quello che l’utente fa su una certa pagina: dai caratteri che digita a dove muove il mouse”. In questo modo, per esempio, la recensione che avete appena scritto sul vostro film o disco preferito, può essere aggiunta in tempo reale al vostro profilo. E se nel prossimo sito che visitate, vi apparirà il banner di un Dvd dello stesso regista o dell’ultimo Cd dello stesso gruppo, provate a chiedervi: ma è proprio un caso?
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