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giovedì 4 marzo 2010

P2P sempre meno utilizzato, ma non per paura. Ecco i veri motivi.



Uno studio di NPD Group evidenzia il calo del ricorso al P2P per il download di musica. Fra i motivi, gli hard disk sufficientemente pieni e i nuovi servizi di streaming.
Non è la prima ricerca a sostenere che il ricorso degli utenti della Rete ai canali di file sharing e di P2P sia in diminuzione. Ma lo studio condotto da NPD Group su un panel di netizen statunitensi aggiunge una serie di risultati che aiutano a spiegare più a fondo il declino del P2P.
Secondo i dati diffusi da NPD Group, nel 2009 il download illegale di contenuti musicali effettuato tramite i circuiti P2P, principalmente mediante il protocollo BitTorrent, ha subito un calo del 25%. Quattro, spiega Russ Crupnick, Senior Analyst di NPD Group, le ragioni che sembrano essere alla base della disaffezione dei netizen nei confronti dei diversi tracker Torrent e degli altri sistemi di file sharing più utilizzati. Gli utenti interpellati da NPD Group riferiscono che i loro hard disk sono oramai sufficientemente pieni di collezioni musicali, tanto da non avere più bisogno di ricorrere a ulteriori download. La seconda motivazione in ordine di importanza riguarda il timore di essere colpiti da virus, malware e spam: non è così raro, infatti, che i contenuti scaricati dai circuiti P2P contengano codice maligno o aprano la strada a un’invasione di e-mail spazzatura. In terzo luogo, anche se la RIIA ha cambiato strategia e non ricorre più alle denunce, i netizen manifestano preoccupazioni legate a eventuali cause legali intentate dall’industria discografica. Il quarto fattore, invece, riguarda la diffusione di servizi di streaming gratuiti e a pagamento che sembrano soddisfare le esigenze degli utenti.


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