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sabato 13 febbraio 2010

Spiati 2 milioni di utenti dal 2008 accusati di streaming e P2P: è iniziato processo Fapav-Telecom


È iniziato ieri a Roma il processo che vede la Fapav, la federazione in difesa del copyright audio e video, contro Telecom Italia.

È iniziato ieri a Roma il processo che vede la Fapav, la federazione in difesa del copyright audio e video, contro Telecom Italia. L'oggetto principale dell'istanza presentata dalla Fapav è la richiesta a Telecom Italia di fornire tutti i dati necessari a rendere rintracciabili gli utenti che scaricano film, musica e videogiochi illegalmente su Reti P2P o fanno uso di streaming anch'esso illegale.Questa è una delle prime novità che sono emerse ieri durante la prima udienza del processo: Fapav ha monitorato (e probabilmente continua a farlo) attraverso una società francese la Rete Internet italiana, non solo controllando il P2P ma anche i siti che offrono streaming illegale e che sono tra i più utilizzati dagli utenti. La CoPeerRight, questo è il nome dell'azienda francese che controlla il Web italiano dal 2008, ha intercettato oltre 2 milioni di utenti impegnati nel download o streaming fuorilegge. E ha richiesto i dati a Telecom Italia perché la maggior parte di questi atti illeciti, tra il 57 e il 65% dei casi, sono avvenuti proprio attraverso connessioni Telecom Italia. Davanti al giudice Izzo che presiede il processo, i legali della difesa di Telecom hanno spiegato che il proprio cliente è semplicemente un provider che offre una connessione a Internet e che, secondo la legge della privacy, non può controllare e monitorare cosa fanno i propri utenti durante la navigazione su Internet. Posizione ribadita anche attraverso la memoria dell'avvocato Fiorentino che esprime la posizione del Garante della Privacy, ovvero che la Fapav ha controllato la Rete internet italiana in modo illecito e senza permesso e che le prove che porta davanti al giudice per questo motivo non sono utilizzabili. In realtà Fapav non ha mai detto di essere risalita ai dati personali di un utente tramite l'IP di connessione (fatto ritenuto comunque possibile), ma ha solo ribadito la richiesta di poter rintracciare con nome e cognome gli utenti sospettati. Una ulteriore richiesta della Fapav presentata durante la prima udienza di questo processo è che Telecom Italia blocchi la navigazione su siti streaming e di download illegale e sui circuiti di scambio P2P o che, se accertato il download di materiale illegale, venga inviata una email di avvertimento da parte della stessa Telecom al proprio utente. Il processo storico per l'Internet italiana, così definito da molti commentatori, ha avuto così inizio. Una sentenza favorevole alla Fapav avrebbe come conseguenza immediata l'ottenimento dei dati personali di oltre 2 milioni di utenti sospettati di P2P, ma soprattutto introdurebbe un precedente fondamentale a livello giuridico: gli utenti italiani potranno essere intercettati e controllati durante la propria navigazione online e denunciati in caso di violazioni dei diritti d'autore. Non solo: il provider stesso avrà l'obbligo di fare da sceriffo controllore e bloccare sia i propri utenti, sia oscurare i siti di streaming e P2P come è già avvenuto con la recente conferma della condanna a Pirate Bay in Italia che obbliga i provider italiani a bloccarne l'accesso attraverso i propri DNS. La situazione è assai delicata e complessa: al momento la Fapav si trova in una posizione di svantaggio perché ha monitorato la rete illegalmente. A suo vantaggio il peso degli interessi economici enormi che difende, che potrebbero far giungere il tribunale di Roma a una sentenza inaspettata.

Riflessione: ritengo questa news debba essere seguita molto da vicino in quanto potrebbe diventare un precedente fondamentale circa la perdita del diritto alla privacy su internet ma contestualmente una forma di controllo sullo scarico illegale di materiale coperto da diritto d'autore. Personalmente ritengo che non dovrebbe andare a colpire coloro che dal 2008 hanno attuato seppure illegalmente questo materiale perché si andrebbe contro la legge che da anni si erge a difesa dei cittadini digitali. Occorre un confronto fra coloro che hanno l'interesse di evitare lo scarico illegale del materiale e le istituzioni preposte alla Garanzia sulla Privacy altrettanto importante. Credo sia più importante investire in formazione nell'ambito della tutela del diritto d'autore, del copyright e di una cultura della sicurezza e di tutela della privacy che oggi manca. Osserviamo da vicino quanto accade in quanto potrebbe dare una svolta importante circa il controllo/monitoraggio di chi naviga in rete.

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