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mercoledì 24 febbraio 2010

La mappa delle videocamere è sul Web


Sorvegliare e punire: dall'astrazione della filosofia alla pratica quotidianità. Ma talvolta la tecnologia si ribella al potere.

Il proliferare delle videocamere di sorveglianza viene da molti percepito come una violazione dei diritti fondamentali dell'individuo, maggiore e più invasiva di quella derivante da una possibile violenza fisica esercitata nei confronti delle persone e delle cose.
La conseguenza è che non sembra lecito spiare persone e comportamenti violandone costantemente la privacy, in attesa di un possibile (e spesso improbabile) fatto criminoso che la videosorveglianza non può di regola impedire ma forse sarà utilizzabile per le indagini e quale prova a carico in sede giudiziaria. Il fatto è che le telecamere di sorveglianza si sono evolute nel tempo e non solo a vantaggio della risoluzione; infatti possono essere ampiamente brandeggiate in automatico o dalla centrale operativa e alcuni modelli sono sicuramente in grado di trasmettere suoni e rumori, compresa la voce umana. Sempre più spesso racchiuse nei cosiddetti "lampioncini", rendono impossibile far capire ai passanti se e cosa riprendono; e, cosa ancor più grave, nessuno sa bene che fine facciano le riprese, a parte le generiche assicurazioni dei responsabili della sicurezza dei dati. Nasce perciò, tra i consensi dei cittadini in genere e degli utenti della strada in particolare, il "Progetto Anopticon" su Tramaci, un apposito sito web che pubblicizza con il concorso di entusiasti volontari l'esatto posizionamento della famigerate telecamere.
Il gestore del sito, veneziano, preferisce mantenere l'anonimato "per timore di ritorsioni da parte delle autorità"; ma a giudicare dalla realizzazione e dai contenuti tutt'altro che amatoriali, se lui ci mette il manico sicuramente e senza nulla togliergli ci sarà qualcuno che gira la manovella. Certo, nulla di illegale; anzi, pare che l'iniziativa goda perfino dell'approvazione del Garante, forse ben contento di ricevere un'assistenza operativa che va a colpire tutta un'area che di fatto sino ad oggi è rimasta sorda ai pareri espressi e anche alle istruzioni emanate in materia di privacy. Per ora il progetto è attivo in cinque città (Venezia, Pisa, Padova, Foggia, Urbino) e in un paesino (Solero) in provincia di Alessandria; ma Etno, nickname del gestore del sito, confida nella collaborazione del popolo del web. Il nome dell'iniziativa richiama per opposizione il Panopticon, il carcere ideato ai tempi della Rivoluzione Francese da Jeremy Bentham, giurista e filosofo che ipotizzava, per mezzo della continua sorveglianza, senza che i sorvegliati potessero sapere se e quando fossero sorvegliati, un nuovo "modo per ottenere potere mentale sulla mente."
È dubbio che la quasi certezza di essere scoperti induca qualcuno a non commettere infrazioni; ma evidentemente la teoria del controllo globale sugli atti delle persone fa sperare in un controllo anche dei pensieri. Da qui il perenne ricorso, dalla notte dei tempi, allo spionaggio e alla delazione da parte del potere costituito. Ma finalmente pare ci sia un correttivo: battere la tecnica con la tecnica medesima potrebbe essere la soluzione pratica sperata da molti e vanamente inseguita sino a ieri.

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