L'Authority ha aperto sta studiando come avvengono i flussi informativi e su come vengono protette le informazioni personali relative alle carte di credito e ai bancomat.
Francesco Pizzetti, presidente del Garante per la Protezione dei dati personali, ha reso noto che l’Authority ha aperto una linea di attenzione su come avvengono i flussi informativi e su come vengono protette le informazioni relative alle carte di credito e ai bancomat.
L’obiettivo dell’iniziativa è di assicurare che non ci siano fenomeni di profilazione dei clienti, in particolare sulle loro abitudini in termini di acquisti, per evitare, in sostanza, che qualsiasi funzionario bancario possa risalire all’intera vita bancaria di ogni singolo cliente. Il Garante per la privacy vuole cioè capire come avviene la circolazione delle informazioni sia tra le diverse holding bancarie che tra le diverse filiali e sedi dello stesso istituto, ma anche tra i diversi operatori della stessa filiale. In Italia, scrive Federico Fubini sul Corsera, esistono circa 35 milioni di carte di credito e ogni anno si fanno circa un miliardo e mezzo di transazioni per carta o Bancomat. Operazioni che vengono monitorate tramite software in grado di fornire profili dei clienti divisi per età, sesso, residenza, potere e abitudini d’acquisto, sconfinando, a volte, anche nell’ambito dei dati sensibili. Banche dati che poi vengono messe a disposizione di aziende che costruiscono campagne di marketing comportamentale mirate, calibrate sui profili raccolti tramite quei software. A seguito di ispezioni condotte alcuni mesi fa, il garante ha rinvenuto un’impressionante attività di profilazione degli utenti fatta dai gestori senza il consenso degli interessati. Una delle ragioni di interesse nelle banche dati da parte dei carrier telefonici è l’applicazione della direttiva europea SEPA (Single Euro Payments Area). Gruppi come Vodafone o Carrefour, argomenta Fubini, possono emettere carte di credito valide per acquisti legati alle loro attività, mentre gruppi come Nokia sviluppano piattaforme per i pagamenti tramite cellulari.
L’obiettivo dell’iniziativa è di assicurare che non ci siano fenomeni di profilazione dei clienti, in particolare sulle loro abitudini in termini di acquisti, per evitare, in sostanza, che qualsiasi funzionario bancario possa risalire all’intera vita bancaria di ogni singolo cliente. Il Garante per la privacy vuole cioè capire come avviene la circolazione delle informazioni sia tra le diverse holding bancarie che tra le diverse filiali e sedi dello stesso istituto, ma anche tra i diversi operatori della stessa filiale. In Italia, scrive Federico Fubini sul Corsera, esistono circa 35 milioni di carte di credito e ogni anno si fanno circa un miliardo e mezzo di transazioni per carta o Bancomat. Operazioni che vengono monitorate tramite software in grado di fornire profili dei clienti divisi per età, sesso, residenza, potere e abitudini d’acquisto, sconfinando, a volte, anche nell’ambito dei dati sensibili. Banche dati che poi vengono messe a disposizione di aziende che costruiscono campagne di marketing comportamentale mirate, calibrate sui profili raccolti tramite quei software. A seguito di ispezioni condotte alcuni mesi fa, il garante ha rinvenuto un’impressionante attività di profilazione degli utenti fatta dai gestori senza il consenso degli interessati. Una delle ragioni di interesse nelle banche dati da parte dei carrier telefonici è l’applicazione della direttiva europea SEPA (Single Euro Payments Area). Gruppi come Vodafone o Carrefour, argomenta Fubini, possono emettere carte di credito valide per acquisti legati alle loro attività, mentre gruppi come Nokia sviluppano piattaforme per i pagamenti tramite cellulari.
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