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mercoledì 7 ottobre 2009

Rischiano grosso per quel filmato hard



LA SCENA era stata ripresa con un telefonino. Una scena di erotismo spinto, decisamente a ‘luci rosse’, che nel linguaggio giudiziario è stato poi tradotto in ‘pornografia’. Un filmato che è passato di telefonino in telefonino fino ad approdare anche in internet. E poichè il soggetto femminile era una ragazza minorenne — che neppure sapeva di essere stata ripresa — i ragazzi protagonisti del filmato sono finiti tutti nei guai giudiziari. Guai molto pesanti posto che l’ipotesi di reato per la quale è stato chiesto il rinvio a giudizio, ovvero la «produzione di materiale pornografico» con persone minori dei diciotto anni, prevede una sanzione penale pesantissima, da sei a dodici anni di reclusione. L’azione penale è stata esercitata dal pm Roberto Ceroni che ha chiesto al giudice la fissazione dell’udienza preliminare e il rinvio a giudizio dei cinque imputati, cinque ragazzi, residenti a Ravenna e a Lido Adriano, in età compresa fra i venti e i venticinque anni. Sono tutti a piede libero e dovranno comparire venerdì all’udienza preliminare davanti al giudice Cecilia Calandra. I fatti risalgono all’aprile di due anni fa. Una ragazza all’epoca minore dei diciotto anni si accorse che su internet, in particolare nel programma di file sharing di e-Mule, c’era un filmato che la riguardava. Le prime scene la mostravano mentre lentamente si spogliava davanti ad alcuni ragazzi i quali cominciavano poi a toccarla o a premere il proprio corpo contro il suo. Il brevissimo filmato si chiudeva con la giovane in ginocchio davanti a uno dei ragazzi seminudo, intenta, non si comprende bene, se a un reale rapporto orale — questo si sostiene nel capo di accusa — oppure solo a una sua rappresentazione scenica, mimata. Il filmato era stato realizzato all’interno di una stanza. La giovane rimase sconcertata dal trovare quelle immagini sulla ‘rete’, ne parlò con i genitori e la vicenda venne denunciata alla Squadra Mobile. All’avvio delle indagini le ipotesi di reato formulate dal pm erano due: violenza sessuale nei confronti di minorenne e produzione e diffusione di materiale pornografico con soggetti minori dei diciotto anni. Poi nel corso dell’indagine l’ipotesi della violenza sessuale è caduta perchè è emerso che la ragazza era consensuale agli atti sessuali di cui era stata partecipe. E’ rimasta l’altra pesante accusa che prevede, come elemento costitutivo, «l’utilizzazione di minori» alla realizzazione di «esibizioni pornografiche» o alla «produzione di materiale pornografico»: una condotta che sembra però difficile da sostenere nel caso in questione in cui sembra trovarsi di fronte a una serie di volontari e consensuali atti sessuali che sono stati (arbitrariamente) ripresi e diffusi con il telefonino. Una condotta questa che, al momento della diffusione del filmato, sembra meglio rientrare in un altro comma dello stesso articolo, che è punito con una pena decisamente meno severa.Gli imputati sono difesi dagli avvocati Ermanno Cicognani, Francesco Tabanelli, Daniela Francesconi, Roberto Ballardini, Elisabetta Lugli.

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