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martedì 20 settembre 2016

Minori e mamme che si uccidono per la vergogna di un filmino diffuso via internet

Il caso di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano che si è tolta la vita, non è unico. In Canada si era suicidata una 15enne. In Italia la madre 40enne di due bambini

Raphael Parsons, la 15eenne morta suicida in Canada dopo che alcune sue foto la ritraevano mentre faceva sesso ubriaca con un ragazzo più grande erano finite su internet


La terribile vicenda di Tiziana Cantone, la 31enne che si è tolta la vita perché perseguitata dai filmini hot che lei stessa aveva condiviso con degli amici e che erano finiti in rete, non è un caso isolato. La facilità con cui è possibile pubblicare qualunque cosa è direttamente proporzionale agli effetti, spesso inconsapevoli, che si possono scatenare. 

Il caso Rehtaeh Parsons
Aveva solo 15 anni Rehtaeh Parsons quando venne stuprata da quattro ragazzi. E 17 quando, nel 2013, si suicidò a causa di quella violenza e delle foto che il gruppo aveva scattato a diffuso su internet. Quella sera probabilmente Rehtaeh non sapeva bene cosa stesse facendo, aveva bevuto. Un errore che può capitare a quell’età e che lascia delle ferite. Ma queste sono senz’altro state amplificate dalla diffusione di quelle immagini. Timida, percorsa da uno schiacciante senso di ingiustizia (l’indagine per stupro sui quattro ragazzi è stata archiviata per insufficienza di prove) Rehtaeh non ce l’ha fatta a sopportare la sua vita distrutta ancora prima che cominciasse davvero. E si è uccisa. Un anno dopo uno dei quattro ragazzi, di 20 anni, ha confessato di aver scattato quelle foto ed è stato incriminato per diffusione di foto pedopornografiche. Anche un secondo ragazzo è stato incriminato per lo stesso reato. Ma essendo entrambi minorenni all’epoca dei fatti, sono stati condannati a 12 anni e un anno di libertà vigilata. La lievità della pena ha fatto molto discutere in Canada. 

La mamma veneta
Nel meccanismo infernale possono cadere ragazze come Rehtaeh ma anche donne più esperte. Era il 3 gennaio 2015 quando una 40enne di Castelfranco Veneto, madre di due figli, si è tolta la vita per la vergogna. Era entrata in contatto con un 35enne napoletano che, spacciandosi per un giovane aitante e inviandole foto non sue, era riuscito a trascinarla in una relazione virtuale. La donna, a un certo punto, aveva fatto l’errore di inviare all’amico una sua foto in biancheria intima. Foto caste, nulla di particolarmente vergognoso. Ma il napoletano a questo punto l’aveva minacciata di metterle in rete, chiedendole una contropartita. A un rifiuto della donna, le foto erano effettivamente finite su internet. Lei, per la paura che qualcuno potesse riconoscerla, compreso il marito, si era uccisa. 

La vendetta dell’ex
Rappresenta una vera e propria sottocategoria, tanto che il revenge porn in Inghilterra è un reato specifico. Il 30 aprile dell’anno scorso una ragazza di 14 anni di Stains, nell’hinterland parigino, si è uccisa gettandosi dal balcone mentre in casa c’erano fratelli e sorelle che non sono riuscita a fermarla. La ragazza era finita nel solito tritacarne dopo che il suo ex ragazzo aveva pubblicato un video che era stato girato a sua insaputa. Poco tempo prima era toccato a una ragazza ligure di 25 anni. Anche lei si era buttata da un palazzo, per fortuna senza perdere la vita. 


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