Sfruttando un wizard, disponibile a questo indirizzo, è possibile seguire passo passo una procedura al termine della quale si ottiene un maggior livello di sicurezza. La prima domanda a cui occorre rispondere è quella di fornire un numero di cellulare. Quest’ultimo, nel corso della procedura, può a scelta essere o meno aggiunto al profilo, dunque non comporta rischi di esposizione. Una volta digitato il numero e scelto l’operatore, si invierà un apposito SMS a un numero specifico. Dopo alcuni istanti si riceverà via SMS un codice di verifica: questo andrà inserito in Facebook e questa fase verrà superata. Eventualmente, nulla vieta di impiegare una SIM card dedicata allo scopo, pur funzionante, come ha fatto chi scrive. Il Social Network chiederà poi di scegliere una domanda di sicurezza, alla quale si indica la risposta. Essa permette lo sblocco dell’account in caso di perdita della password o altre circostanze bloccanti. Infine, la procedura prevede di fornire almeno un secondo indirizzo email: come già fatto notare dai principali osservatori, più se ne inseriscono e meno c’è il rischio di vedere il proprio account “impersonato” da sconosciuti: lo aveva dimostrato qualche tempo fa proprio Mike Arrington di TechCrunch, impersonando (con il relativo consenso) proprio Eric Schmidt. Inutile ricordare che è bene impiegare password non facili da indovinare, scegliendo combinazioni di almeno lettere e numeri, possibilmente con delle alternanze tra maiuscole e minuscole (che vengono rilevate: digitare a è diverso dal digitare A) e di non usare la stessa password per altri account. Per contro, è ovvio, più dettagli si inseriscono e più aumenta la quantità di dati personali che Facebook può registrare e associare al proprio account. Oggi, d’altro canto, è abbastanza difficile – se non utopico – pensare di vivere in un limbo di assoluta privacy: le minacce a quest’ultima provengono a 360 gradi dall’intera Rete e chi ne avesse davvero bisogno non ha che una soluzione: scollegarsene fisicamente e rivolgersi a un esperto. Ma di quelli “seri”.
Fonte: The New Blog Times - Autore: Marco Valerio Principato
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