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mercoledì 24 marzo 2010

Costruisce molotov per gioco, è morto il ragazzo di 14 anni


Dopo otto giorni di agonia e un secondo intervento chirurgico in extremis, è morto agli Ospedali Riuniti di Bergamo, Francesco Obinu, il ragazzino di 14 anni ferito gravemente da una bomba molotov preparata con due amici seguendo le istruzioni trovate in un video su Internet. Le schegge gli avevano perforato in più punti l’addome.
Dopo un primo intervento sembrava che la sua forte fibra reagisse bene, ma l’altro ieri c’è stato un peggioramento, e nonostante un’altra operazione, ieri notte è morto. Francesco è stato tradito dal suo ultimo gioco e dalla fiducia che i ragazzi hanno ormai per la Rete. Un gioco pericoloso di cui forse lui e i suoi amici, un coetaneo e un quindicenne, non si erano resi conto, mentre studiavano il video su Internet e decidevano come realizzare la loro bomba artigianale. Sabato 13 marzo si erano dati appuntamento alle 21,30 in un parcheggio di via Einstein, nella zona industriale di Cassano d’Adda. Non molto distante il padre di uno di loro gestisce un’attività commerciale. Si erano portati dietro il materiale: una bottiglia di vetro da 25 centilitri che avevano riempito con la polvere pirica di altri petardi, un fazzoletto imbevuto di benzina a fungere da innesco, fiammiferi ed accendini. Sembrava tutto molto facile. Poi hanno acceso l’innesco e l’esplosione li ha investiti. Forse non avevano calcolato i tempi, forse erano rimasti troppo vicini. Le condizioni di Francesco Obinu sono apparse da subito molto gravi. Il ragazzino è stato portato all’ospedale di Treviglio (Bergamo), da dove poi è stato trasferito domenica mattina in terapia intensiva agli Ospedali Riuniti di Bergamo, per essere sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Le sue condizioni di salute sembravano migliorare. Il quadro clinico di Francesco si è ulteriormente aggravato nella giornata di venerdì e ieri notte è morto.

Riflessione: Credo che l'accaduto sia un importante spunto di riflessione sul fenomeno sull'importanza di educare i ragazzi e ancor meglio i bambini ad un uso critico e corretto dei nuovi media. Oggi sul web sono presenti informazioni che riflettono un pò quello che è il mondo reale con la sola differenza che per raggiungerle è molto più semplice e veloce. Ottenere informazioni su un determinato argomento con internet è molto facile, più difficile analizzare obiettivamente se le stesse siano attendibili e affidabili. Inoltre sono presenti informazioni che possono essere molto pericolose soprattutto per ragazzi in giovane età che nonostante sappiano utilizzare con elasticità e meglio degli adulti lo strumento internet il più delle volte lo fanno in maniera inconsapevole dei rischi e pericoli che si incontrano. Visto il grave fatto accaduto si potrebbe ipotizzare di scandagliare la rete e andare a bloccare tutte le info che riguardano insegnamenti sul come realizzare bombe piuttosto che commettere furti o reati di ogni genere. Credo che non debba essere questa la strada ma quella della sensibilizzazione sin dalla primissima età dei bambini e ancor prima dei genitori e dei docenti che sono le 2 principali agenzie educative della nostra società. Insegnare a utilizzare i nuovi media con uno spirito critico, dare delle regole e affiancare durante l'utilizzo del web i bambini già sin quando sono piccoli avendo i giusti argomenti per far capire se determinate informazioni presenti sul web possano essere più o meno valide, utilizzare criteri per poter valutare l'affidabilità dei contenuti presenti sul web. Per evitare casi analoghi a quello accaduto a Bergamo noi adulti dobbiamo fare uno sforzo aggiornandoci sull'utilizzo del web e trasferire il buon senso che è quell'ingrediente che forse manca ai ragazzi nonostante la grande elasticità che hanno nel muoversi con le nuove tecnologie. Affiancamento ed Educazione credo siano fondamentali. Il web non è e non deve diventare una baby sitter virtuale da lasciare nelle mani delle nuove generazioni senza un'adeguata educazione ad un uso critico, sano, legale, sicuro e dunque consapevole.

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