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mercoledì 30 dicembre 2009

Poche semplici regole per una giusta postura al computer


Il problema del lavoro prolungato al computer è la conseguente insorgenza di disturbi di vario tipo (mal di testa, affaticamento dei muscoli del collo, stanchezza nelle gambe) che a lungo andare pregiudicano la propria salute sia fisicamente che psicologicamente.
Non tutti però pensano che la loro postura sia il fattore che può causare questi disturbi. A tal proposito consigliamo di seguire queste semplici regole per lavorare meglio al computer e ottenere benefici fisici e psicologici. Un divertente e utile test per sapere se la nostra posizione è corretta viene offerto da Mediamente su Rai Educational.

La prima regola fondamentale riguarda la postazione di lavoro. La scrivania deve essere sufficientemente profonda da permettere di poggiare gli avambracci durante l’uso del computer, e la sua superficie deve essere opaca e di un colore chiaro, ma non bianco. Lo spazio sottostante la scrivania deve poter lasciare libere le gambe nei movimenti. La sedia deve essere di tipo ergonomico e regolabile in altezza e inclinazione dello schienale.
Per la seconda regola è importante anche posizionarsi in maniera corretta. Bisogna sedersi in maniera retta e poggiarsi allo schienale della sedia (eventualmente regolata ad hoc in modo da formare un angolo di 90° tra lo schienale e il pavimento) e i piedi devono essere poggiati a terra in maniera parallela al pavimento.
Inoltre bisogna sempre tenere i polsi dritti e rilassati. A tal scopo è bene sistemare il mouse accanto alla tastiera sullo stesso piano di questa. Durante la digitazione tentare di non allungare le dita ma spostare il braccio.
La terza regola sottolinea l’importanza dell’illuminazione dell’ambiente. Le fonti di luce non devono dar luogo a riflessi e riverberi sullo schermo e devono essere esterne al campo visivo. In particolare finestre e lampade devono essere posizionate lateralmente rispetto l’utilizzatore e il computer. Inoltre il monitor deve essere posizionato perpendicolarmente al proprio sguardo e avere un valore adeguato di luminosità. I caratteri di testo utilizzati devono essere comodi nella lettura (soprattutto se prolungata) e non bisogna stare troppo vicini al monitor (almeno 1,5 - 2 volte la diagonale dello schermo).
Quarta regola: per prevenire disturbi fisici è importante anche fare pause di breve durata ogni mezz’ora, e esercizi di stretching per collo, schiena, braccia, gambe. Inoltre ogni 20 minuti circa è bene distogliere la vista dallo schermo guardando un oggetto posto ad almeno 6 metri da noi.
L’ultimo consiglio è quello di fare una sana e regolare attività fisica per controbilanciare il lavoro sedentario.
Fonte: Oneitoffice.it - Autore: Giulio Vito De Musso

Da IBM e Sophos le previsioni sulla sicurezza informatica per il 2010


Si avvicina il 2010 e come sempre, sono in molti quelli che si dividono tra il tracciare un bilancio dell’anno che sta per concludersi e il delineare le tendenze probabili per quello che deve arrivare.

Tra questi ultimi ci sono anche IBM e Sophos, che hanno provato ad indicare il trend relativo alla sicurezza informatica del 2010, partendo dalle tendenze osservate nei mesi passati per cercare di capire quali possano essere i pericoli per i sistemi di aziende e di utenti privati nei prossimi mesi.
Negli ultimi tempi gli esperti hanno osservato un ritorno in forze per i worm, in calo negli anni passati, così come evidente sembra sia stata la diffusione dei cosiddetti “rogue antivirus”, cioè dei falsi antivirus che, anziché soluzioni per la protezione, celano vere e proprie minacce per la sicurezza degli utenti. Le tendenze relative ai pericoli per la sicurezza per il 2010 sembrano quindi seguire lo stesso percorso dell’informatica: non è un caso infatti se proprio dal cloud computing, la direzione verso cui si muove l’utenza, soprattutto quella aziendale, potranno venire i rischi più importanti. Altro aspetto da valutare sarà quello relativo al software pirata, con buona parte dell’utenza che utilizza software contraffatto e che sarà a rischio di subire potenziali attacchi, a causa dell’abitudine a non tenere aggiornato il proprio sistema per evitare eventuali notifiche o problemi con le utility in grado di rilevare la non genuinità del software usato. Motivo per cui questa fascia di utenti finisce spesso, a detta degli esperti, a navigare in Rete con software obsoleti e non aggiornati, quindi assolutamente vulnerabili. Altro fattore importante è poi la diffusione dei social network e altri servizi di questo tipo, divenuti meta di milioni di utenti e per questa ragione diventati “terreno di caccia” di malintenzionati, pronti a sfruttare eventuali falle nelle impostazioni di sicurezza e in grado di rubare le credenziali per trafugare dati e quant’altro. Fenomeno meno importante dovrebbe essere invece la diffusione di virus e worm tramite queste piattaforme, seppur in crescita infatti, tale sistema di attacchi dovrebbe essere contenuto dagli aggiornamenti che verosimilmente i gestori implementeranno per mettere al riparo i propri utenti e cercare di azzerare la diffusione di spam o messaggi pericolosi.
In definitiva i punti più importanti sono quindi tre: la diffusione del cloud computing che sposterà il pericolo verso le reti di gestione di questi servizi, l’utilizzo di software non aggiornato e la diffusione dei social network, con una tendenza che porta i pirati informatici a cercare di trovare le potenziali “prede” proprio laddove esse si dirigono.

Le parole più cercate su Google nel 2009. La classifica.

Google Zeitgeist 2009, la classifica annuale delle parole più cercate sul motore di ricerca numero uno al mondo.

ecco Google Zeitgeist, la classifica annuale delle parole più cercate sul motore di ricerca numero uno al mondo. Emerge sempre più la diffusa propensione verso la socializzazione e la condivisione in Rete, scrive la stessa azienda di Mountain View, specchio di un’evoluzione e un arricchimento nelle modalità di concepire le relazioni. Modalità che Google declina nelle seguente espressioni: velocità di contatto, capillarità, comunanza a livello virtuale.
Vediamo, allora, lo Zeitgeist, lo spirito dei tempi. È "facebook" la parola più cercata in assoluto anche dall’utenza Internet in Italia. Al secondo posto un altro spazio social, "youtube", mentre al terzo troviamo "libero". Scendiamo dal podio, dove, in ordine dal quarto al decimo posto, ci sono "roma", "meteo", "giochi", "yahoo", "netto", "msn" e "wikipedia".
Le parole che in Italia registrano una popolarità crescente sono, in ordine dal primo al decimo posto: "facebook login", "libero mail", "alice mail", "yahoo mail", "subito", "grande fratello 9", "superenalotto", "gossip girl", "cristina dal basso", "alessandra amoroso". Nel resto del mondo, invece, al primo posto troviamo "michael jackson", scomparso proprio nel corso del 2009, al quarto "twitter", altro fenomeno social della Rete, all’ottavo "windows 7", il nuovo OS di Microsoft.
Segnaliamo, per concludere, la classifica delle news più popolari del 2009 in Italia. Il podio è composto da "terremoto abruzzo", "sanremo 2009" e "grande fratello 9". A seguire troviamo: "elezioni sardegna 2009", "veronica lario", "elezioni europee 2009", "giuramento obama", "x factor 2009", "michael jackson", "alberto stasi".

Film in italiano in streaming online. La Lista. Come vedere e scaricare.

Alcuni suggerimenti e riferimenti per scaricare e vedere i contenuti proposti dai portali che offrono video in streaming.

Dopo aver fornito una breve rassegna sui siti più interessanti che offrono film e serie TV in streaming, vediamo come poter scaricare e vedere i contenuti proposti dai portali che offrono contenuti in streaming.
Megavideo permette di visualizzare solo trailer o spezzoni di film e chiede all’utente di abbonarsi al servizio per poter proseguire nella visione completa del titolo. A tal fine, i responsabili del sito hanno introdotto un blocco dopo 72 minuti di visione: per poter vedere la fine del film o si spegne e si riaccende il PC oppure occorre attendere altri 54 minuti. Per bypassare questi limiti, si può andare sul sito di Megastreaming, scegliere il film Megavideo desiderato, aprire la pagina del lettore Megavideo e copiare l’indirizzo URL. A questo punto si deve tornare nella homepage di Megastreaming e incollare il link dove indicato, cliccare Play e, quando arriva il blocco, cliccare la voce che indica il secondo lettore. Per chi usa Firefox, invece, basta utilizzare l’add-on Illimitux, che toglie il blocco di Megavideo e consente di vedere film su Veoh senza doversi registrare al sito. Per scaricare film da Megavideo si può convertire il link in Megaupload, grazie al generatore Media1Vn di SongVn: basta andare sul sito e cliccare la pubblicità mostrata, che apre un’altra pagina Internet, poi basta chiuderla per tornare su SongVn, scrivere l’indirizzo Megavideo, cliccare sul tasto Download e poi sul link Click Here to download.
Segnaliamo, infine, la sezione “Film in streaming” di SauroWeb, dove potete trovare una lista di titoli di film trasmessi in streaming e in lingua italiana.

Gli ultrasessantenni si appassionano di Internet


In cinque anni gli utenti senior sono aumentati di 6 milioni: consultano la posta elettronica, fanno ricerche con Google e usano Facebook.


Internet e il Web non sono appannaggio esclusivo dei più giovani: secondo un recente studio di Nielsen, il numero di persone sopra i 65 anni (pari al 13% della popolazione totale) che ha familarità con la Rete è cresciuto, nell'ultimo lustro, del 55%. Rispetto al 2004 ci sono sei milioni di utenti in più che possono essere classificati come senior: certo, la fascia d'età degli ultrasessantacinquenni tuttora rappresenta soltanto meno del 10% degli utenti di Internet, ma la crescita è costante e il tempo che costoro passano sul Web è in aumento.
Se nel novembre 2004 la media era di 52 ore al mese, oggi questo valore è arrivato a più di 58 ore al mese. La maggior parte dei navigatori senior (88,6%) accede alla Rete per controllare l'email; la seconda attività più compiuta è la visione o la stampa di mappe online (68,8%) mentre in terza posizione troviamo la consultazione delle previsioni meteorologiche (60,1%).
A seguire c'è il pagamento dei conti online (51,2%), la visione di fotografie (49,2%) e la ricerca di informazioni sulla salute (47,3%).
Il sito più utilizzato dagli ultrasessantacinquenni è Google, inteso come motore di ricerca; segue poi Windows Media Player (curiosamente incluso nella lista di Nielsen) mentre in terza posizione c'è Facebook, che solo un anno fa si trovava al quarantacinquesimo posto.

Google Goggles



Scattare una foto col telefonino e ricevere informazioni sull'oggetto fotografato. Fantascienza? Non proprio.

Gli utenti di telefonini che montano il sistema operativo Android possono già da ora scaricare e utilizzare una applicazione gratuita, Google Goggles per l'appunto, che permette da una foto scattata con il telefono di ricevere informazioni riferite all'oggetto immortalato.
Certamente oggi è ancora "in sviluppo" per affinare il riconoscimento e avere un database corposo cui attingere; ma in un futuro, facendo leva sullo sconfinato database di immagini del motore di ricerca nonchè sulla facilità di accesso a una mole di dati, potrà agevolmente confrontare foto e immagini anche solo simili per fornire risposte all'utente, cosa in fondo già in parte effettuata con la ricerca di immagini simili direttamente sul motore di ricerca.
Il tutto in maniera molto elementare: scattare una foto utilizzando la massima risoluzione, inviarla tramite l'applicazione installata a Google che "trasforma" la foto in una query per poter cercare e fornire la "risposta" ovvero le informazioni correlate. Al momento Google indica come funzionali alcune categorie di oggetti: monumenti, libri, biglietti da visita, opere d'arte, luoghi, vini e loghi. Ad esempio dalla foto di una bottiglia di vino si potranno ottenere informazioni descrittive sulla tipologia di vino, dalla foto di un monumento informazioni storiche, dalla foto di un luogo informazioni di posizionamento sulla cartina o magari anche il riconoscimento vero e proprio.
E' facile intuire le potenzialità presenti dietro un servizio simile poichè non è difficile unire alle semplici informazioni "descrittive e conoscitive", quale ad esempio informazioni sul vino o su una locandina di un film, anche la possibilità di acquistare quel vino o segnalare il cinema più vicino per visionare quel film. L'applicazione è per il momento disponibile per la piattforma Android ma verosimilmente in tempi brevi verrà rilasciata anche per altre piattaforme; è gratuita e l'unico costo è quello di connessione, dipendente dal proprio profilo tariffario.

Alla ricerca delle leggi perdute

Peregrinazioni in rete alla ricerca della legge sul diritto d'autore: le istituzioni non offrono la versone aggiornata del testo. Possibile credere nell'innovazione mossa dallo Stato?

Il server dell'editore giuridico che a suon di migliaia di euro l'anno generalmente offre a me ed a molti miei colleghi accesso allo sterminato patrimonio normativo italiano era irraggiungibile e, quindi, mi son ritrovato costretto a lanciare una ricerca sulle banche dati pubbliche così come, credo, faccia abitualmente qualsiasi cittadino italiano che, non essendo a ciò costretto dalla professione, non intende regalare una montagna di soldi ad un editore per ricomprarsi ciò che già gli appartiene ovvero le proprie leggi.Ho quindi lanciato una ricerca su Google e su qualche motore di ricerca specializzato, cercando poi di selezione le fonti secondo criteri di autorevolezza. In fondo cercavo una legge della quale, in Rete, si parla ogni giorno su milioni di pagine ed alla quale è affidato il futuro della creatività e della cultura nella società dell'informazione.Ho quindi cominciato da Normeinrete il glorioso motore di ricerca giuridica alla cui realizzazione hanno lavorato i migliori centri di ricerca universitari italiani nel corso di quasi un decennio e che stando alle statistiche rese disponibili sullo stesso sito è visitato ed utilizzato ogni mese da oltre 100 mila persone. Normeinrete, naturalmente, non ha l'ambizione di pubblicare ex novo testi di legge ma, più semplicemente, di indicizzare le risorse rese disponibili dalle pubbliche amministrazioni centrali e periferiche e guidare gli utenti sulle relative pagine. Interrogando il motore di ricerca con gli estremi della legge sul diritto d'autore - non so, peraltro, se ogni cittadino italiano li conosca a memoria! - il motore restituisce due possibili risultati: il primo è reso accessibile attraverso il sistema Italgiure della Suprema Corte di Cassazione mentre il secondo dovrebbe esserlo attraverso il portale del Ministero della Giustizia.

Due fonti autorevoli. Il primo link, tuttavia, conduce ad un file pdf contenente il testo storico - ovvero quello pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 16 luglio 1941 - mentre il secondo che punta al sito del Ministero della Giustizia ad una pagina che informa che si è verificato un errore e che è pertanto necessario tornare in home page. Inutile, dalla nuova home page del sito del Ministero della Giustizia, cercare di raggiungere un'altra pagina contenente la legge sul diritto d'autore perché dopo una decina di minuti di defatigante navigazione ci si ritrova inesorabilmente sulla stessa pagina di errore dalla quale si è partiti ed alla quale mi aveva già condotto il motore di ricerca di Normeinrete. Non mi perdo d'animo e continuo nella ricerca, lanciando, questa volta una semplice query su Google. BigG non tradisce e restituisce un lungo elenco di risultati. In cima ai risultati della ricerca ci si imbatte nelle pagine di normativa rese disponibili sul sito della SIAE e da qui ad arrivare ad un pesante file pdf su "carta intestata" SIAE il passo - a condizione di disporre di adeguate risorse di connettività - è davvero breve. In pochi clik si naviga nella legge sul diritto d'autore e con la barra di scorrimento ci si ritrova facilmente all'art. 71 septies che detta, appunto, la disciplina della copia privata. Tutto sommato c'è di che sentirsi fortunati. Leggendo il primo comma dell'articolo, tuttavia, ho la sensazione di trovarlo più breve di quanto lo ricordassi, ovvero privo di una disposizione che ricordo perché mi ha sempre incuriosito, relativa alla registrazione da remoto. Difficile credere che il testo della legge sul diritto d'autore pubblicato sul sito della SIAE non sia aggiornato e, quindi, preferisco pensare che sia io a ricordare male o, più semplicemente, che la disposizione che ricordo sia stata abrogata magari perché troppo "generosa" verso gli utenti.Decido, quindi, di vederci chiaro e di andare a caccia della norma responsabile dell'abrogazione.Mi rimetto, quindi, alla ricerca di un testo della legge sul diritto d'autore che, magari, rechi - così come sarebbe sempre auspicabile - traccia delle versioni precedenti delle diverse disposizioni. Google mi guida sulle pagine del Dipartimento per le comunicazioni del Ministero per lo sviluppo economico e, in particolare, su una pagina dedicata al diritto d'autore.In fondo alla pagina c'è un link ad un pdf relativo, appunto alla legge sul diritto d'autore, ci clicco e scarico il file.Aprendolo, tuttavia, scopro che si tratta dello stesso pdf pubblicato dalla SIAE sul proprio sito.Tempo perso, quindi.Torno ai risultati della ricerca su Google e continuo lungo la mia strada.Questa volta mi lascio attrarre da un link al sito del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Si tratta del ministero cui compete il controllo dell'attività della SIAE e, soprattutto, cui la legge sul diritto d'autore demanda il varo di tutta una serie di provvedimenti di natura secondaria tra i quali proprio la disciplina sull'equo compenso. Difficile immaginare una fonte più autorevole per accedere alla legge sul diritto d'autore. Con mia grande sorpresa, tuttavia, scopro che nella pagina sulla quale è raccolta tutta la normativa di rilievo in relazione alle competenze del Ministero, la legge sul diritto d'autore non esiste.Torno ancora una volta ai risultati della ricerca su Google e, giusto nella posizione seguente al link al Ministero sul quale avevo appena cliccato, trovo il link ad un post di un anno fa sul blog dell'amico Luca Spinelli, il cui titolo mi incuriosisce: "In Italia non c'è la legge sul diritto d'autore, per ora". Nel suo post, Luca racconta una storia simile alla mia e riferisce di aver scritto all'ufficio legislativo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali chiedendo di ricevere una copia del testo vigente della legge sul diritto d'autore.Quella che segue è la risposta che il Ministero ha indirizzato a Luca: "Con riferimento alla Sua richiesta via e-mail di cui all'oggetto, prot. 42615 del 07/11 c.a., si fa presente che non esiste una versione ufficiale consolidata della L. 633/41. Tuttavia è allo studio del Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d"Autore una proposta di Codice della Proprietà Intellettuale che, quando sarà emanata, potrebbe fornire una versione aggiornata della LdA.Ministero per i Beni e Le Attività Culturali" Era il 28 novembre del 2008.

Ovviamente non mi arrendo e continuo nella mia ricerca, convinto che da qualche parte un altro testo della legge sul diritto d'autore con il quale confrontare quello pubblicato sul sito della SIAE dovrà esserci. La fortuna sembra sorridermi, i risultati della ricerca lanciata su BigG mi guidano alle pagine del sito del Governo dedicate al dossier sull'antipirateria e da qui, seguendo un interminabile elenco di link arrivo alla pagina della normativa della direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d'autore del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Probabilmente sono collegato con lo stesso server sul quale è pubblicata la pagina della normativa accessibile attraverso la home page del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali dalla quale provengo senza aver trovato traccia della legge sul diritto d'autore ma, qui, per qualche strana ragione, c'è un link alla legge sul diritto d'autore. Ancora un file pdf. Questa volta, però, si tratta di una versione, almeno graficamente, diversa da quella pubblicata sul sito della SIAE. Lo apro e scorro sino all'art. 71 septies. Il testo è identico a quello reso disponibile dalla SIAE. Anche in questo caso non vi è alcun riferimento alla disciplina sulla registrazione da remoto.Non ho più nessun dubbio circa il fatto che o la memoria mi ha tradito o la disposizione che ricordo è stata abrogata: due delle fonti più autorevoli in materia - SIAE e Ministero beni ed attività culturali rendono infatti disponibile, autonomamente, un testo della legge sul diritto d'autore che non contempla tale previsione. Credo che qualsiasi cittadino, al mio posto, si sarebbe fermato qui ed avrebbe preso per buono il testo faticosamente raggiunto. Nel mio caso non è andata così ma solo perché ho sempre avuto un debole per la ricerca normativa e, d'altro canto, ho alle spalle anni di studio alla corte dei grandi centri di ricerca di informatica giuridica documentale italiana.Continuo, pertanto, nella ricerca.Dopo qualche minuto la mia ostinazione è premiata e mi ritrovo sulle vecchie ma sempre preziose pagine di Interlex, gloriosa testata di diritto delle nuove tecnologie da sempre magistralmente diretta dall'amico Manlio Cammarata. Accedo alla pagina sulla quale è pubblicata la legge sul diritto d'autore - finalmente in formato ipertestuale - e corro all'art. 71 septies.Il primo comma, finalmente, è come lo ricordavo io e prosegue con un ulteriore periodo dopo l'ultimo riprodotto nelle versioni pubblicate dalla SIAE e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali secondo il quale: "Per i sistemi di videoregistrazione da remoto il compenso di cui al presente comma è dovuto dal soggetto che presta il servizio ed è commisurato alla remunerazione ottenuta per la prestazione del servizio stesso".Chi ha ragione e chi ha torto? Qual è la vera legge sul diritto d'autore vigente in Italia in questa fredda giornata d'inverno?Inutile cercare in Rete un arbitro istituzionale in grado di risolvere la contesa perché non c'è in Italia soggetto capace di pronunciarsi in modo univoco sulla vigenza di un testo di legge. Non il Parlamento, che non pubblica testi consolidati - ovvero aggiornati - non il Ministero della giustizia, non la Presidenza della Repubblica né il Ministero per la semplificazione normativa che sembra più preoccupato di "tagliare" le leggi vigenti - mi chiedo come se non ne conosce neppure il testo consolidato - che di renderle accessibili ai cittadini.Non mi resta - ma questo un comune cittadino non lo farebbe - che provare a tornare al database dell'editore privato dal quale è iniziata questa avventura. Qui, il testo del primo comma dell'art. 71 septies della legge sul diritto d'autore coincide con quello pubblicato sulle pagine di Interlex e si discosta, quindi, da quello reso disponibile dalle due fonti istituzionali consultate.Possibile che un editore privato debba essere arbitro e tenutario esclusivo del sapere giuridico italiano anche quando tale sapere si fonda sul più alto esemplare di informazione pubblica prodotta dalle nostre istituzioni ovvero sulle leggi? In tutta franchezza non credo possa considerarsi né democratico, né civile, né tantomeno moderno un Paese nel quale ad un cittadino si impone di conoscere le leggi ma, ad un tempo, non si consente di farlo se non attraverso onerosi abbonamenti con soggetti privati che, peraltro, non offrono, evidentemente, alcuna garanzia.Sono occasioni come questa quelle nelle quali faccio più fatica a credere nei progetti di innovazione della nostra pubblica amministrazione ed alla bontà ed autenticità delle politiche di Inserisci linkinnovazione di questo (così come dei precedenti) Governo.Sulla banda larga si continua a non investire ed a raccontare ogni giorno una storia diversa, le informazioni pubbliche sono accessibili solo attraverso canali privati ed a pagamento e l'accesso alle leggi vigenti è attività che richiede arti magiche e stregoneria.Credo che l'innovazione sia un'altra cosa. E voi?

Fonte: Punto Informatico - Autore: Guido Scorza

martedì 29 dicembre 2009

eBay, il riciclo dei regali è già iniziato



Un regalo su sei non è gradito, per uno spreco medio pro-capite di 44 euro. A tanto ammonta il valore mancato dei regali che gli italiani non hanno apprezzato e che finiranno in quantità, fin dai prossimi giorni, sul marketplace online di eBay

«Secondo un'indagine condotta da TNS Italia per eBay.it, primo sito di ecommerce in Italia, sono ben 13 milioni gli italiani che hanno intenzione di riciclare i regali inutili ricevuti a Natale». Quelli che per molti sono soltanto uno spreco, per altri rappresentano vere e proprie opportunità, se non affari in piena regola. Nel gioco dei regali da riciclare, infatti, sono in molti a poterci guadagnare.
Un regalo doppio, non gradito, sbagliato o già in possesso significa un esborso che non corrisponde ad alcun valore. Grazie ad eBay, però, da tempo il problema ha trovato parziale soluzione grazie al riciclo dei regali in Rete. Messi in vendita fin dalle prime ore successive all'apertura dei pacchi natalizi, ogni anno i regali rivenduti rappresentano una interessante opportunità per gli acquirenti, una sicura possibilità di recupero per gli sfortunati venditori ed infine una stagionale occasione di incremento degli affari anche per il marketplace stesso. Nel nostro paese, infatti, un regalo su sei non è gradito, per uno "spreco" medio di 44 euro pro-capite. In Italia il fenomeno del riciclo è costantemente in crescita, arrivando ormai ad interessare fino a 5 milioni di italiani: «Sarà per via del periodo economico particolarmente difficile, ma tra i principali motivi per cui gli italiani pensano di riciclare i regali inutili al primo posto, con il 47%, c'è il risparmio, il 33% pensa invece di utilizzare i proventi della vendita per regalarsi ciò che desidera, mentre il 18% si pagherebbe le spese natalizie. Chi pensava che gli amici avessero più gusto della vecchia zia o che fossero le persone a conoscere meglio i desideri dei destinatari, si sbagliava: nel 54% dei casi sono proprio loro a rifilarci i regali meno graditi e più imbarazzanti, seguiti al secondo posto dai parenti (46 %) e al terzo dai colleghi di lavoro per il 9% dei casi». eBay è solita distribuire questo tipo di statistica nei giorni successivi al Natale, attirando così curiosità sul marketplace e ricordando inoltre come la rivendita possa essere una interessante occasione di guadagno. Ne scaturisce un approfondimento curioso, dal quale trapela la risposta con cui gli utenti sono soliti affrontare un regalo poco gradito: «oltre la metà mente, fingendo stupore positivo (56%), soprattutto per quanto riguarda le donne (60% vs 52% degli uomini), il 40% preferisce ringraziare senza troppi entusiasmi, il 7% addirittura non reagisce. Ma gli italiani sono solo al secondo posto, con austriaci e inglesi, nella classifica europea dei più bravi a mentire: è l'Irlanda infatti ad avere il primato, con il 71% che finge di essere soddisfatto del dono. Non vale lo stesso per Spagna e Germania, dove il 9% è disposto ad ammettere che il regalo non era esattamente quello che si aspettava».
Il riciclo, in Italia, sembra avere peculiarità legate alle specifiche culturali identificabili nelle diverse zone del paese: «è il sud ad avere il primato assoluto, sia per i regali meno azzeccati che per il maggior numero di persone che si dedicano al riciclo subito dopo le feste. Il Nord Ovest si distingue invece, per la percentuale più alta di parenti che sbagliano dono e il Centro è il più tecnologico, perché si disfa dei doni poco graditi facendo ecommerce su eBay». E attenzione al 19 Gennaio: è questo il giorno in cui eBay prevede il picco massimo di immissione di regali sul marketplace.

Cassazione, sì a sequestro The Pirate Bay


Secondo la Corte di Cassazione il giudice può imporre ai provider di oscurare i siti che violano le leggi sul copyright.


Anche la nostra magistratura, con una sentenza che farà giurisprudenza, si allinea a quella svedese nel perseguitare "The Pirate Bay".
Con sentenza depositata il 23 dicembre, la Cassazione ha dichiarato legittimo l'intervento del magistrato volto a imporre agli internet provider italiani l'inibizione dell'accesso a siti italiani o esteri che violino in continuato le leggi sulla proprietà intellettuale e il diritto di autore, come appunto il sito svedese "The Pirate Bay".
In pratica, oltre, ai siti di gioco on line e pedopornografici già oscurati, una nuova lunga lista di siti sta per essere oscurata.

lunedì 28 dicembre 2009

Come VALUTARE L'AFFIDABILITA' DI UN SITO WEB


Questa griglia di valutazione dell'affidabilità, attendibilità e credibilità dei contenuti di un sito web su Internet è frutto di rielaborazione di diverse fonti e delle mie lezioni e riflessioni dettate da esperienza pluriennale (ho iniziato a navigare su Internet prima che esistessero il World Wide Web e i browser grafici). Sono domande facili e veloci che spesso ci facciamo senza esserne consapevoli, analoghe a quelle che ci poniamo inconsciamente quando valutiamo l'affidabilità, l'attendibilità o la credibilità di un libro, di un giornale o di una trasmissione televisiva. È un utile esercizio da fare con alunni a scuola o con adulti poco esperti di Internet. Risulta particolarmente interessante analizzare la pubblicità contestuale fornita da Google intorno a questa pagina: quali offerte sono affidabili e quali risultano tentativi di accaparrare l'interesse degli utenti senza fornire un vero valore aggiunto ai consigli qui raccolti?
Autorevolezza
1.Sono noti gli autori dei contenuti?
2.Che reputazione hanno?
3.A chi sono affiliati?
4.Che importanza ha chi ha pubblicato il sito?
Accuratezza
1.Ci sono errori evidenti?
2.Ci sono prove verificabili delle affermazioni fatte?
3.Gli autori citano le fonti delle loro affermazioni?
4.C'è la data di pubblicazione?
Rilevanza
1.Quanto è pertinente il contenuto rispetto al tema?
2.Chi sono i destinatari previsti dagli autori?
3.È appropriato il livello di approfondimento?
4. Esistono altre fonti sulla rete sullo stesso tema?
Oggettività
1.Gli autori hanno lo scopo di convincere o informare?
2.Come influenza il contenuto questo scopo?
3.Il testo contiene opinioni o fatti?
4.Tentano di far passare per fatti quelle che sono opinioni?

I migliori antivirus gratis o a pagamento del 2009 da scaricare


Una rassegna dei migliori antivirus disponibili gratis o a pagamento.

Stilare una classifica che definisca in modo assoluto quali sono i software antivirus più efficaci e affidabili è praticamente impossibile, dal momento che ciascun antivirus ha diversi livelli di efficacia ed è più aggressivo verso certe minacce, meno verso altre. In realtà è possibile indicare senza tema di smentita alcuni dei software che hanno dato migliori esiti su vari test di difesa della sicurezza da attacchi di tipo diverso e in condizioni differenti. In base alle nostre prove e al confronto di opinioni di diversi analisti internazionali, la nostra scelta cade su cinque programmi antivirus.
- Avira AntiVir. Si tratta di un software gratuito, estremamente diffuso e capace di fornire un’ottima difesa euristica. In altri termini il programma è in grado di riconoscere e identificare potenziali minacce sulla base del comportamento di un’applicazione o delle caratteristiche di un file. Anche non aggiornato, AntiVir mantiene una forte capacità di schermatura grazie alla potenza di analisi propria dei suoi algoritmi.
- Kaspersky Antivirus. Per molti questo è attualmente il migliore antivirus in commercio, in grado di offrire una copertura estremamente affidabile e in grado di sventare anche le minacce più insidiose.
- AVG Antvirus. Rappresenta il concorrente numero uno di AntiVir, essendo un altro software gratuito estremamente apprezzato per la facilità d’utilizzo e l’efficacia della copertura. Va detto però che l’ultima versione in qualche caso ha mostrato di interagire in modo infelice con Vista e con programmi di posta elettronica diversi da Outlook. In generale però rimane uno degli antivirus più validi tra quelli non a pagamento.
- Microsoft Security Essentials. Erede di Windows Live OneCare e Windows Defender, l’antivirus di Microsoft mostra di svolgere molto bene il proprio compito. Alle prestazioni eccellenti si aggiunge l’ottima integrazione con i sistemi operativi di Redmond e l’essere distribuito gratuitamente.
- Eset NOD32. Un software che ha conquistato di recente un posto di rilievo tra quelli più installati. Il motore di ricerca euristico è estremamente sofisticato e individua un larghissimo spettro di minacce senza assalire l’utente di allarmi per falsi positivi. Tra i software a pagamento va indicato senz’altro come uno di quelli da preferire.




Fonte: Webmasterpoint - Autore: Marcello Tansini

Programmi copiati e pirata: non è reato se li usa il professionista secondo Cassazione



La Corte di Cassazione ha statuito che i liberi professionisti iscritti a un albo che utilizzano software senza marchio SIAE non commettono reato come le aziende.

La lotta dei produttori di software contro gli utilizzatori di programmi non coperti da licenza d’uso accusa un duro colpo. Questa volta non da parte dell’ennesimo sistema peer-to-peer con il quale distribuire applicazioni piratate, ma dalla Corte di Cassazione, che con la sentenza n. 49385 del 22 dicembre 2009 sancisce l’applicazione di larghe attenuanti al libero professionista che utilizza software non coperto dal marchio SIAE.
La sentenza mette in rilievo una differenza sostanziale tra aziende e liberi professionisti nelle finalità d’impiego delle applicazioni informatiche. I primi svolgono attività sempre finalizzate a ottenere lucro, quindi in questo senso l’uso di software senza licenza costituisce a pieno titolo reato, essendo in questi casi obbligatoria l’esposizione del marchio SIAE e il riconoscimento dei diritti d’autore e di produzione. Viceversa, i liberi professionisti iscritti a un albo vengono assimilati ai privati, che fanno un utilizzo dei software non finalizzato a ottenere direttamente un guadagno. Perciò questa categoria può utilizzare i software sottintendendone un uso personale e non aziendale, con l’effetto di ridurre in modo consistente le misure punitive.
La sentenza, che solleva sicuramente gli spiriti dei liberi professionisti, non assolve invece dal reato di copia e distribuzione dei software privi di licenza. Se l’uso personale è in qualche maniera tollerato, la clonazione e diffusione tramite qualsiasi canale dei software, particolarmente se legate a operazioni di rivendita, sono paragonabili a pieno titolo al furto o alla ricettazione e quindi aspramente sanzionate. Da notare che questo verdetto ha già innescato un vespaio di polemiche, in quanto tende a scardinare la logica per cui qualsiasi utilizzo di materiali e contenuti provenienti dal lavoro dell’ingegno e quindi tutelati da copyright rappresenta comunque per principio una violazione.

giovedì 24 dicembre 2009

Lo picchiano e mettono video su Youtube: presi 5 bulli

Episodio ad Alife, nel casertano, in un istituto professionale

CASERTA - Picchiato con calci e pugni, ripreso con un video cellulare, e sbeffeggiato su internet. E' accaduto nel casertano dove cinque studenti sono stati denunciati per bullismo dai carabinieri ad Alife. Appartengono a un noto istituto tecnico-professionale. Sono un 17enne, due 16enni e due 15enni, residenti tra i comuni di Alife, Piedimonte Matese e Baia e Latina, mentre la vittima è un 15enne di Alvignano. Dall'inizio dell'anno scolastico, la giovane vittima ha subito gravi atti di bullismo da parte dei cinque che frequentano il suo stesso istituto: intimidazioni, minacce, percosse e aggressioni di ogni tipo, avvenivano da parte della piccola banda all'interno della scuola, in particolare quando le lezioni erano ultimate e non erano presenti gli insegnanti. Il ragazzo preso letteralmente di mira veniva colpito con schiaffi, pugni, calci e umiliato davanti agli altri compagni di classe. In una circostanza, ha rischiato anche di perdere un occhio, venendo colpito con la punta di un ombrello che gli provocava un trauma all'occhio destro. Alcune delle sequenze più cruente sono state videoregistrate con un telefonino cellulare e i filmati postati sul sito internet «You Tube». L'intera vicenda è stata portata a galla dalle indagini dei carabinieri dopo una segnalazione fatta dai genitori della vittima circa un mese fa. Una dettagliata informativa è ora nelle mani del magistrato competente della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Napoli, a cui è stato anche inviato un supporto informatico contenente le immagini dei soprusi e delle aggressioni. Già nei prossimi giorni potrebbero esserci ulteriori sviluppi sulla vicenda.

Parte a gennaio il servizio sms che invia alle famiglie le assenze dei figli



Ma solo per gli istituti che ne faranno richiesta: l’annuncio è del ministro Brunetta. Che si impegna ad estenderlo a tutti, proprio nell'anno in cui il tetto di assenze del 25% potrebbe entrare in vigore anche alle superiori. Nel 2010 diventeranno realtà anche la pagella digitale, il registro elettronico e i certificati on line. E all’Università largo a verbalizzazione, pagamenti e fascicoli personali on line. Continua incessante la politica delle innovazioni intrapresa dal ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta (autore nel 2009, con il suo staff, di ben 121 conferenze stampa, 534 comunicati e 132 interviste): a distanza di 50 giorni dall’espressa volontà di “far entrare in funzione, forse già entro fine 2009, un servizio di sms di avviso ai genitori per le assenze dei figli a scuola”, il 23 dicembre il responsabile della Pubblica amministrazione ha dichiarato che da gennaio darà indicazioni per far avviare in via sperimentale il servizio di comunicazione delle assenze alle famiglie degli studenti attraverso sms telefonici. Brunetta ha spiegato che in questa prima fase il servizio riguarderà solo gli istituti scolastici che ne faranno richiesta; ma ha anche fatto intende che vorrebbe allargare l'operazione a tutte le 10.450 scuole italiane "entro i primi sei mesi del 2010".Un'operazione difficile dal compiersi, ma che se dovesse andare in porto recherebbe un bel vantaggio alle famiglie degli studenti proprio nell'anno in cui dovrebbe diventare obbligatorio in tutti i cicli scolastici (ora lo è solo fino alle medie inferiori) rispettare il tetto massimo del 25% di assenza delle lezioni. Qualora dovesse infatti entrare in vigore la riforma delle superiori, il nuovo regolamento prevede l'adozione dello svolgimento minimo dei tre quarti dl percorso formativo annuale (norma attualmente in vigore solo nei cicli inferiori). Stando così le cose è chiaro che per un genitore sapere che il figlio fa tante assenze già dai primi giorni dell'anno scolastico può essere un dato davvero prezioso. Il ministro Brunetta ha poi ribadito la volontà di passare dagli annunci ai fatti riguardo anche gli altri servizi on line applicabili alle segreterie didattiche: durante il prossimo anno diventeranno una realtà anche la pagella digitale, il registro elettronico e i certificati via internet.
Novità in vista pure sul fronte universitario: grazie ad un investimento di circa 20 milioni di euro, entro il 2010 un terzo degli atenei potrà fruire del cosiddetti “Voip”, la verbalizzazione elettronica, dei pagamenti on line e del fascicolo personale in linea. L’era della digitalizzazione applicata ad settore istruzione e al mondo accademico stavolta sembra proprio essere entrata nel vivo.

Marcia indietro su Facebook: niente censura, solo autoregolamentazione


I contenuti violenti comparsi dopo l'aggressione a Berlusconi avevano portato il Governo ad annunciare oscuramenti. Ora, dopo la riunione con i social network, si ripropone l'approccio morbido della prevenzione.


Non una nuova legge, cosa che comporterebbe una stretta della morsa della censura, ma un codice di autoregolamentazione. Questa è la soluzione individuata dal Ministro Maroni durante l'incontro con i principali responsabili dei social network italiani: Facebook, Microsoft, Google, Telecom, Wind, Vodafone, H3G, Fastweb, British Telecom, Associazione italiana internet provider, Assotelecomunicazioni e Confindustria. L'incontro era stato richiesto proprio dai vertici di Facebook, dopo le polemiche riguardanti la nascita di gruppi a favore delle aggressioni fisiche al premier Berlusconi. In realtà, quella di Maroni, sembra quasi una marcia indietro. Pochi giorni prima dell'incontro al Viminale il ministro aveva minacciato repressione e oscuramenti delle pagine che incitavano alla violenza. Un provvedimento controproducente e, soprattutto, di difficile applicazione considerando i milioni di messaggi che compaiono giornalmente su Facebook. L'idea di un codice di autoregolamentazione, che prevenga i reati invece di punirli, secondo il ministro sarebbe un'anteprima mondiale, il primo accordo tra uno stato e il mondo dei social network. Questo è solo in parte vero: in realtà da circa due anni esiste già un codice di autoregolamentazione a livello europeo, chiamato "The Safer Social Networking Principles for EU". Questo codice, sottoscritto da tutti i più importanti social network, ha aspirazioni più ampie: oltre a limitare i contenuti violenti prova a proteggere i minori e i valori di privacy. Nemmeno a livello locale siamo nuovi ai codici di autoregolamentazione: nel 2003 era nato il Codice di autoregolamentazione "Internet e Minori", ma fu un fallimento. Il Codice, poco vincolante, venne dimenticato, e il Comitato Internet e Minori venne soppresso per essere accorpato nel Comitato Media e Minori (che, ad oggi, si è occupato quasi esclusivamente di tv). L'autoregolamentazione è lo strumento preferito da governi mondiali quando si parla di tecnologia, perché i tempi delle leggi non sono in grado di adattarsi ai ritmi delle innovazioni. Ma per renderli efficaci occorrono buone idee e clausole vincolanti, una condizione che dovrà essere verificata nei prossimi giorni, quanto Governo e social network si riuniranno nuovamente per definire le linee guida dell'accordo.

mercoledì 23 dicembre 2009

Regolamentare Internet trovando un giusto compromesso fra Sicurezza e Libera informazione



Ho avuto modo stamane di vedere un post pubblicato su Facebook da parte dell’On. Antonio Palmieri il quale evidenziava il fatto che il Ministro Maroni abbia in queste ore giustamente deciso di non fare una legge ad hoc per regolamentare internet, bensì optare per un Codice di autoregolamentazione. Concordo con l'idea purché sia un codice di autoregolamentazione che non diventi come quello, seppure lodevole nel fine, dell’allora Ministro Gasparri relativamente al Codice di Autoregolamentazione Internet e Minori. Purtroppo in Italia nel corso degli anni ciò che faceva la sinistra veniva stravolto quando saliva la destra e viceversa. Credo sia un po’ capitata la stessa cosa nell’evoluzione di questo Codice. Stà di fatto che oggi non esiste più la Commissione istituita all'epoca e preposta ad aggiornarlo (il codice internet e minori è obsoleto e da rivedere) e non vi sono organismi preposti al rispetto dello stesso. Dunque l’idea di un nuovo CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE, visto il fallimento del precedente seppur diverso negli obiettivi riferiti alla tutela dei minori, deve far riflettere. Ritengo debba considerarsi l’ipotesi di un organismo super-partes che vigili e che lo faccia rispettare. Oggi esistono i CORECOM regionali che a mio parere dovrebbero essere rivisti soprattutto nella gestione dell'apparato amministrativo-direzionale. Evitare che la Presidenza segua logiche partitiche bensì vengano dati incarichi in base alle qualità e l’esperienza di chi va a ricoprire ruoli di questo genere. Nell’ambito dei CORECOM (Comitati Regionali per le Comunicazioni) per quel che ho potuto constatare, solo alcune regioni sono realmente attive e funzionali, vuoi per organizzazione, disponibilità di strutture e personale tecnico. Credo oggi manchi la giusta formazione e gli strumenti x controllare ciò che accade sul web per quel che riguarda i contenuti. Questi comitati dovrebbero, a mio parere, lavoare a stretto contatto con l'AGCOM e poter sanzionare coloro che trasgrediscono il codice di autoregolamentazione, cosa che in passato credo sia accaduta in rarissimi casi. Occorre rivedere il tutto in un ottica di riorganizzazione di apparati che in passato vigilavano sulla comunicazione intesa come TV e formarli affinché possano vigilare sui contenuti presenti sul web. Infine penso che ad una commissione di “Parlamentari Tecnologici” con il compito di proporre un “Codice di Comportamento in rete” dovrebbe affiancarsi un pool di esperti nei vari settori (legale informatico, privacy, sicurezza informatica, psicologico, sociologico, crimininologico, protezione dei minori in rete etc), delle principali aziende e istituzioni preposte al controllo (Polizia Postale, AGCOM, Assoprovider, SIAE, Corecom, principali gestori dei motori di ricerca) e i rappresentanti delle primarie agenzie educative relativamente alla delicata tematica dei minori in rete (Associazione Genitori e Scuola). Sarebbe dunque, a livello preventivo, buona cosa portare nella scuola italiana già a partire dalla primaria un percorso di “Educazione Civica della Rete” o “Educazione ai Media” che consenta ai futuri ragazzi di apprendere le nozioni principali sulle modalità comportamentali da assumere in rete insegnando loro ad avere un atteggiamento critico nei confronti dei contenuti che ogni giorno si dovranno abituare ad incontrare on line. Internet è uno strumento, il contenuto è frutto dell’intervento dell’uomo e come tale deve essere regolamentato trovando il giusto equilibrio con il diritto alla propria privacy e alla libertà d’espressione. Ottima l’idea di una “Carta Etica Digitale”, il Parlamento potrebbe pensare di partire da questa sviluppandone i punti e apportando le necessarie integrazioni. La stessa potrebbe, una volta implementata arrivare in sede europea facendo aderire tutti gli Stati aderenti.
Colgo l'occasione per augurare a tutti i lettori del mio blog un Sereno Natale

martedì 22 dicembre 2009

I pericoli di internet: i siti PRO-ANA e PRO-MIA

Ho avuto ieri modo di finire su un portale web che tratta tematiche affrontate per certi versi anche sul mio blog: www.pericolidiinternet.it Il portale in questione è gestito da un giovane collega, Michele Facci, e si occupa di affrontare tematiche legate a quelli che sono i principali rischi che corrono sul web con una particolare attenzione rivolta ai siti PRO-ANA e PRO-MIA (istigazione all'anoressia e alla bulimia). In relazione ai contenuti presenti sul web riferiti a questa tematica credo che oggi manchi una seria regolamentazione. Il Ministro degli Interni Maroni parla di bloccare l'istigazione all'odio e alla violenza nonché l'apologia di reato e sin qui possiamo essere d'accordo. Debbo però dire che oggi dal punto di vista legislativo siamo ancora molto indietro in particolare per quel che riguarda contenuti presenti sul web inadatti ai minori e soprattutto per quei contenuti di istigazione al suicidio nonché a 2 patologie importanti quali l'anoressia e la bulimia. Come riporta Michele sul suo sito solo in Italia si stimano oltre 300.000 siti web che incitano al disagio alimentare per mezzo di pratiche che portano all’anoressia o alla bulimia. La pericolosità dei siti pro-ana è immensa. "Essi hanno il potere di dare conforto e confronto ai loro utenti e di essere fonte inesauribile di stimolazione al disagio. La filosofia pro-ana scongiura l’uso della parola anoressia, si presenta come uno stile di vita da promuovere e accettare, una sorta di religione. I pro-ana devono rispettare determinate regole, tra cui sentirsi in colpa mentre mangiano, dare più importanza all’essere magri che esser sani, dare importanza più alla bilancia di qualsiasi altra cosa, capire che perdere peso è sintomo di auto-controllo e affermazione di propria volontà. Mentre i siti pro-ana proliferano, secondo il Ministero per le Pari Opportunità, anoressia e bulimia sono le prime cause di mortalità per malattia per le giovani tra i 12 e i 25 anni."

USA, cercare il porno a sette anni



A rivelarlo, uno studio di Symantec. Le parole sesso e porno sono tra le prime cinque ricercate dai minori di 18 anni. Anche i minori di sette anni sarebbero avidi amanti della nudità. In molti, tuttavia, dubitano dei risultati.

La fine di un anno è sempre un momento utile per fare bilanci, per illustrare tendenze in ascesa (o in declino) e stilare speciali classifiche. E di classifiche si è occupata recentemente la security company Symantec. Con una Top 100, pubblicata sul sito OnlineFamily. Norton, servizio web che permette ai genitori interessati di monitorare l'attività online dei propri pargoli, sempre più precocemente addentro alle chiaroscure dinamiche della Rete. A stravincere, YouTube. La piattaforma di video sharing si è piazzata al primo posto in tutte le classifiche stilate da Symantec, a partire da quella generale relativa alle più diffuse chiavi di ricerca online da parte di ragazzi al di sotto dei 18 anni. Secondo posto per Google, seguito da Facebook e da altri due termini che hanno fatto preoccupare non poco famiglie connesse ed esperti in sicurezza informatica: sesso e porno. Sesso ben al di sopra di Disney (posizione 93); porno ben più in alto di Twitter (66) e di MSN (33), lievemente battuto dalla parola boobs, tette. Tra le celebrità, ha vinto ancora Michael Jackson, già trionfatore di altre classifiche di fine anno come quelle di Google e Yahoo!. I termini sex e porn sono rimasti rispettivamente al quarto e quinto posto nella classifica relativa alle utenze maschili, mentre solo il sesso è comparso nella top 5 delle ragazzine. Che sembrano preferire la cantautrice country-pop Taylor Swift alle nudità di pornostar e amatori della carne. Quella che, tuttavia, ha destato più di una perplessità è un'altra classifica, questa volta relativa alle ricerche da parte di giovanissime utenze al di sotto dei sette anni d'età. Qui scompare dal podio il sesso (probabilmente sostituito da cavoli e cicogne), ma rimane saldamente al quarto posto la parola porn, battendo la parola giochi e quella cartoon network. Qualcuno a questo punto è insorto, accusando pesantemente l'azienda statunitense di aver pubblicato risultati del tutto astrusi. Un ragazzino di meno di sette anni, si spiega, non potrebbe perfettamente afferrare il significato concettuale e pratico della parola "porno", soprattutto perché sarebbe impensabile che un genitore glielo insegni nel dettaglio. Quello che apparirebbe inoltre inusuale è che lo studio di Symantec abbia scoperto che gli utenti al di sotto dei sette anni ricerchino siti legati al P2P come Limewire e Mininova. L'azienda statunitense ha comunque assicurato che i suoi studi si basano su circa 15 milioni di interrogazioni attraverso OnlineFamily.Norton. Qualcun'altro non ha esitato a sostenere che si tratti in realtà di dati con un solo scopo: far crescere la paura tra i genitori e quindi aumentare le vendite dei propri software. Altri, poi, hanno sfogato una certa vena sarcastica in tre pensieri. Primo, cercare la parola Google non avrebbe alcun senso. Secondo, i figli sono il futuro. Terzo, il futuro è condannato alla rovina.
Riflessione: in merito a questo post, non mi stancherò mai di dirlo, sfruttiamo lo strumento tecnologico di protezione (modalità filtro lista bianca con indicazione dei soli siti sui quali il bambino può accedere) e SOPRATTUTTO evitiamo ove possibile di lasciare i bambini da soli davanti al computer ma cerchiamo di affiancarli soprattutto durante la navigazione sul web (prevenire è meglio che curare). Mi riferisco alla fascia di età che và dalla primissima infanzia sino ad arrivare ai 13 anni di età. Oltre non avrebbe senso. Evitiamo che si abbassi la soglia di sensibilità che provoca poi la conseguenza di adolescenti che pubblicano scene erotiche sul blog o su Facebook.

Web 2.0 Suicide Machine: come lasciare FaceBook, MySpace e LinkedIn definitivamente


Web 2.0 Suicide Machine è un servizio gratuito che consente di lasciare FaceBook, MySpace e LinkedIn definitivamente. Risulta difficile infatti soprattutto cancellare un account FaceBook e questo strumento può ritornale utile. Web 2.0 Suicide Machine si presenta dunque come un assistente al “suicidio” da social network e promette di realizzare la cancellazione in meno di un’ora (quando normalmente ce ne vorrebbero 10).
Fonte: MaestroAlberto

Riflessione: da utilizzare solo in casi estremi in cui si renda estramemente neccessario, direi indispensabile, liberarsi dei Social Network cui si era iscritti.

Garante per la Privacy, regole sui referti via mail



Il Garante per la Privacy ha approvato le Linee Guida che regoleranno con un vero e proprio protocollo le modalità di invio di referti sanitari tramite posta elettronica. Il messaggio sarà protetto da password, crittografia ed alte misure di sicurezza .
La conversione al digitale del sistema sanitario comporta nuove immense opportunità, importanti tagli nei tempi e nei costi della burocrazia, ma anche nuove sfide da affrontare. L'uso di comunicazioni digitali invece che cartacee, ad esempio, implica l'uso di nuovi strumenti, diverse modalità di trasmissione e determina pertanto la ridefinizione delle regole e dei protocolli. Il Garante per la Privacy lo dice ad esempio a chiare lettere: «Analisi del sangue, radiografie e referti medici direttamente sul pc di casa, invece che lunghe file agli sportelli delle Asl e dei laboratori, ma solo con il consenso dell'assistito e con l'uso di password». Secondo quanto comunicato, «Il Garante per la protezione dei dati personali ha approvato le "Linee guida in tema di referti on line" che fissano rigorose misure a protezione dei dati sanitari dei pazienti che intendono utilizzare questo servizio, ricevendo il referto via mail o "scaricando" gli esami clinici direttamente dal sito web della struttura sanitaria. Già da tempo diversi laboratori, cliniche e ospedali offrono servizi di consultazione elettronica dei referti, ma l'assenza di una normativa che disciplini questa nuova modalità di consegna ha reso necessario l'intervento del Garante affinché questo importante ed innovativo processo di ammodernamento tecnologico della sanità pubblica e privata proceda seguendo regole chiare ed uniformi. Come è avvenuto per il Fascicolo sanitario elettronico, anche in questo caso l'Autorità ha svolto un ruolo di supplenza in attesa di una legislazione adeguata».
Il Garante impugna pertanto il problema e fa propria la responsabilità di proporre una soluzione istituzionale alla tutela della privacy. La formulazione delle Linee Guida è stata portata avanti tenendo conto delle osservazioni apportate dagli operatori del settore, ed impongono in modo particolare alcuni punti fermi:
«L'adesione al servizio dovrà essere facoltativa e il referto elettronico non sostituirà quello cartaceo che rimarrà comunque disponibile. L'assistito dovrà dare il suo consenso sulla base di una informativa chiara e trasparente che spieghi tutte le caratteristiche del servizio di "refertazione on line"»;
«Il referto resterà a disposizione on line per un massimo di 45 giorni e dovrà essere accompagnato da un giudizio scritto e dalla disponibilità del medico a fornire ulteriori indicazioni su richiesta dell'interessato»;
«Per fornire il servizio, le strutture sanitarie pubbliche e private dovranno adottare elevate misure di sicurezza tecnologica (utilizzo di standard crittografici, sistemi di autenticazione forte, convalida degli indirizzi e-mail con verifica on line, uso di password per l'apertura del file) e, nel caso offrano la possibilità di archiviare e continuare a consultare via web i referti, dovranno anche sottoporre ai pazienti una ulteriore specifica informativa e acquisire un autonomo consenso».

Trasferire soldi online e fare pagamenti con carta di credito Cartasì o MasterCard. Sfida a PayPal.


CartaSi ha lanciato Sipay, un nuovo servizio per inviare e ricevere pagamenti tra privati in modalità P2P. Le caratteristiche.

CartaSi ha lanciato Sipay, un nuovo servizio sviluppato in collaborazione con ICBPI (Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane) per inviare e ricevere pagamenti tra privati in modalità P2P. Prevista, a breve, l’estensione del servizio anche ai merchant on line, che potranno scegliere Sipay come strumento di pagamento per l’e-commerce. La sfida a PayPal è chiara.
La registrazione al servizio, spiega una nota di CartaSi, avviene esclusivamente on line attraverso il portale http://www.cartasi.it/ e il sito http://www.sipay.it/ e permette di aprire il proprio account virtuale Sipay a cui viene abbinato un codice di sicurezza P2P.
Attraverso il proprio conto Sipay, che può essere caricato utilizzando la propria carta di credito Visa o MasterCard o anche il proprio conto corrente bancario, l’utente può effettuare e richiedere pagamenti o prelevare il denaro disponibile trasferendolo sul proprio conto bancario. Per effettuare o richiedere pagamenti è sufficiente conoscere l’indirizzo e-mail del destinatario e il proprio Codice P2P, fornito al momento della registrazione.
L’avviso di un pagamento effettuato e la richiesta di riceverne uno arrivano al destinatario sul suo indirizzo di posta elettronica. Per confermare il pagamento, il destinatario deve accedere al suo account attraverso uno dei due portali e, nel caso non sia già utente Sipay, registrarsi al nuovo servizio. Un utente non verificato può effettuare transazioni per un massimo di 200 euro. Raggiunta questa soglia, Sipay richiede l’attivazione di un diverso accreditamento, che dà diritto a un plafond di 2.500 euro l’anno. Per quanto riguarda la commissioni a carico del beneficiario, in occasione del lancio Sipay prevede una cifra pari all’1% del totale percepito.

I sogni dei bambini arrivano sul web


Kidzdream è una banca dati on-line che raccoglie i sogni di bambini di tutto il mondo, attraverso filmati e disegni.

Sono più di trecento i filmati finora girati tra Europa e Africa per raccontare le immagini oniriche che popolano il sonno dei più piccoli. L’idea nasce dalla fantasia del regista italiano Stefano Scialotti ed è stata realizzata con il supporto della casa di produzione Dinamo Italia e l’associazione Pianoterra Onlus, in collaborazione con Rai Sat Ragazzi. Immagini e sensazioni vengono catturate attraverso interviste realizzate nelle scuole e in altri luoghi di gioco e di incontro. Ai bimbi viene chiesto di concentrarsi su un sogno che ha suscitato in loro un’emozione particolare, descrivendone i dettagli (luoghi, colori, suoni, persone, ecc) che più li hanno colpiti e illustrandoli attraverso un disegno. I racconti vengono filmati con tecniche molto semplici, a camera fissa, in modo da ottenere dei “video box” della durata di 1-2 minuti, al termine dei quali i bambini mostrano il disegno del proprio sogno. Oltre a comparire nelle video-interviste, i disegni vanno a costituire un archivio iconografico a cui si può accedere come approfondimento del sogno. Il contenitore è un sito web (http://www.kidzdream.org/) organizzato secondo il format Artefacta, cioè composto da mappe interattive e brevi filmati: la navigazione parte da una mappa del mondo su cui sono segnalate i luoghi dove sono stati raccolti i racconti dei bambini. Attualmente è on-line la fase pilota del progetto, finalizzata alla messa a punto del meccanismo di realizzazione e produzione attraverso le prime interviste realizzate in Senegal, Spagna e Italia. Oltre a voler raccontare il mondo attraverso gli occhi dei più piccoli, il progetto ha anche un importante obiettivo umanitario: grazie alla partnership con progetti internazionali di grandi organizzazioni (es. Save The Children), Kidzdream sosterrà campagne a favore dei bambini delle zone più svantaggiate. L'obiettivo di Kidzdream per il prossimo anno è di andare in 10 luoghi del pianeta per realizzare una trentina di filmati ed un piccolo reportage di circa 10 minuti nel quale i bambini parlano della loro vita e dei loro bisogni.

Da Microsoft un programma anti-pedofilia



Il software "Photo Dna" ricerca una sorta di "impronta genetica" comune a molte immagini di questo genere.
SAN FRANCISCO - La Microsoft, il gigante mondiale dell'informatica, ha messo a punto un nuovo programma che dovrebbe permettere di individuare il materiale pedopornografico che circola su Internet e lo ha messo a disposizione del governo americano. Il software, denominato 'Photo Dna', ricerca in rete una sorta di 'impronta genetica' comune a molte immagini di questo genere, consentendo così di eliminare il materiale trovato.
Sviluppato congiuntamente dai programmatori della Microsoft e da Hany Farid, un docente di informatica presso l'università di Dartmouth, nel New Hampshire, il programma dovrebbe essere presto distribuito anche ai principali 'provider' mondiali. "Siamo molto felici di questa iniziativa, la pedopornografia é letteralmente esplosa con l'avvento di Internet", ha detto Ernie Allen, uno dei dirigenti del Centro nazionale americano per la ricerca dei minori scomparsi e sfruttati (Ncmec). "Non possiamo permettere che certe immagini continuino a circolare se abbiamo la tecnologia per bloccarle, i minori subiscono un vero e proprio martirio fintanto che certe immagini restano online", ha detto dal canto suo Brad Smith, direttore della sezione legale di Microsoft.

lunedì 21 dicembre 2009

PdL: 12 anni per chi istiga alla violenza sul Web




Il senatore Raffaele Lauro (PdL) ha formulato una proposta di legge già controfirmata da 50 senatori secondo la quale l'istigazione alla violenza va punita con il carcere e l'uso della tecnologia (cellulari, social network) è considerato come aggravante.
Gli sforzi di Schifani, pronto ad incontrare gli emissari di Facebook, e quelli di Maroni, pronto a mettere in discussione i propri intenti bellicosi nei confronti di chi compie reati online, potrebbero essere vani. La battaglia sembra infatti assumere i toni dello scontro frontale nel momento in cui la tecnologia viene considerata come "aggravante" nella formulazione dell'on. Raffaele Lauro, la cui proposta di legge sarebbe stata portata avanti sulla scia del caldo dibattito dell'ultima settimana post-Tartaglia. Il testo completo non è ancora stato ufficializzato (il sito web dell'onorevole riporta immagini e curriculum, ma non aggiorna sulle attività quotidiane), ma le prime indicazioni iniziano a trapelare dalle agenzie di stampa. Ed è una proposta di legge che, controfirmata già da 50 senatori, è destinata a far discutere non poco: «Chiunque, comunicando con più persone in qualsiasi forma, istiga a commettere uno o più tra i delitti contro la vita e l'incolumità della persona, è punito, per il solo fatto dell'istigazione, con la reclusione da 3 a 12 anni. La stessa pena si applica a chiunque pubblicamente fa l'apologia di uno o più fra i delitti indicati. Se il fatto è commesso avvalendosi di comunicazione telefonica o telematica, la pena è aumentata». E la spiegazione è affidata allo stesso senatore Lauro: «L'aggressione al Presidente Berlusconi ha evidenziato la necessità di intervenire sul diffuso fenomeno, caratterizzato da forme di esortazione alla violenza e all'aggressione, mediante discorsi, scritti ed interventi, che, in virtù delle moderne tecnologie informatiche, riescono oggi ad acquisire una rilevanza mediatica particolarmente significativa. Si è drammaticamente diffusa, anche tra i minorenni, l'abitudine ad utilizzare gli strumenti informatici per ledere la dignità delle persone, nelle forme più gravi, dai ricatti, alle ingiurie, a sfondo sessuale o razzista, alla diffamazione». L'invettiva colpisce quindi direttamente l'uso dello strumento tecnologico, definito in taluni casi come "patologico": «Il legislatore non può più attendere. Ecco perchè, insieme con questo disegno di legge, ho presentato una mozione parlamentare, già sottoscritta da più di 50 senatori, di maggioranza e di opposizione, per discutere, al più presto, nell'aula del Senato, in un confronto con il Governo, di cultura informatica e degli effetti perversi derivanti dall'uso patologico, da parte di giovani e giovanissimi, del cellulare, e delle conseguenze nei rapporti genitori-figli e sulle istituzioni scolastiche». L'istigazione alla violenza è vista come il male da sconfiggere; la Rete ed i telefonini sono identificati come lo strumento del peccato. La proposta di legge annunciata vuole punire gli uni e gli altri, opponendo la minaccia del carcere a quanti abusano della libertà di espressione. Non è dato a sapersi, però, in che modo la proposta dell'on. Lauro bilanci divieti e diritti, evitando così di sconfinare nella libertà di espressione pur di creare un riferimento normativo utile a reagire con forza alle urgenze emerse dal confuso dibattito degli ultimi giorni.