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lunedì 6 febbraio 2012

Safer Internet day, l'allarme di Microsoft l'Italia non sa difendersi dal cybercrimine

L'allerta lanciata dall'ultimo indice di sicurezza stilato dall'azienda. Il 71% degli utenti italiani non possiede le competenze per proteggersi da attacchi sempre più sofisticati e ingannevoli. Peggio di noi solo Bosnia e Montenegro. Particolarmente attivo il fronte degli attacchi sui social network. Jovane: "C'è un gap digitale".

ROMA - Microsoft presenta i dati aggiornati del suo indice di sicurezza, in occasione del Safer Internet day, evento organizzato nell'ambito di Insafe, l'iniziativa della Commissione Europea per incrementare il livello di consapevolezza dei problemi di sicurezza legati a Internet. E quelli di Microsoft sono numeri che fotografano una popolazione italiana piuttosto mal messa dal punto di vista della protezione dei propri sistemi e dati. La maglia nera è evitata, ma per poco: peggio di noi ci sono solo Bosnia e Montenegro.

L'indice di sicurezza. Per analizzare il fenomeno, Microsoft ha stilato il Computing Safety Index (MCSI), il suo tradizionale indice di sicurezza. In una scala predefinita 1 a 100, il punteggio medio dei 27 Paesi coinvolti è stato pari a 44. L’Italia ha ottenuto un punteggio medio di 39, superiore solo a quello di Bosnia (36) e Montenegro (38). La palma di Paese più sicuro va alla Slovacchia con 56 ed alla Finlandia con 50.

I dati. La ricerca è stata condotta da da Microsoft in 27 paesi, europei e mediorientali, con lo scopo di analizzare la diffusione di strumenti e l’adozione di comportamenti online adeguati. In Italia, solo il 2% degli utenti Internet ha la piena consapevolezza dei rischi della rete e le conoscenze per proteggersi, e il 71% dispone di una protezione online di base, ma non ha le competenze adeguate per difendersi dalle minacce sempre piu’ sofisticate della cybercriminalità, ovvero phishing e furto di identità. Insomma, gli utenti italiani possono fare di meglio per proteggere la propria sicurezza online.

Attacchi social. Oggetto di analisi della ricerca anche le procedure di protezione proattive conosciute e utilizzate dalla popolazione. Ovvero protocolli e comportamenti di sicurezza che impediscano a prescindere attacchi criminali, procedure oggi ndispensabili per proteggersi dal cybercrimine, che colpisce sempre più tramite i social network.

I risultati del sondaggio dimostrano che, sebbene numerosi utenti utilizzino firewall, software antivirus e password complesse, spesso non dispongono di informazioni sulle azioni e sugli strumenti che contribuiscono a proteggere dalle minacce di tipo social engineering, che ingannano le vittime a scopo di furto. In particolare è emerso che oltre metà (60%) degli intervistati non si informa su come prevenire eventuali furti di identità e il 79% non conosce le procedure più innovative da eseguire per proteggere la propria reputazione online.
La ricerca indica che numerosi utenti sono quindi potenzialmente vulnerabili ad attacchi di questo tipo e non adottano precauzioni sufficienti per proteggersi da una cybercriminalità che ricorre all'inganno per sottrarre denaro e informazioni personali. Ad esempio, solo un terzo delle persone modifica le impostazioni sulla privacy dei siti di social networking per limitare la condivisione di informazioni e solo il 32% dichiara di ricorrere ai filtri del browser e al filtro anti-phishing.
Jovane: "Gap digitale". “Rinnoviamo il nostro impegno per diffondere la conoscenza dei meccanismi della sicurezza online così da consentire a tutti la salvaguardia della propria identita’ digitale” - afferma Pietro Scott Jovane, ad di Microsoft Italia. "I dati diffusi oggi purtroppo sottolineano il gap digitale dell’Italia in questa materia e ci spingono a contribuire ancor di più a ridurre i rischi per le persone e le loro famiglie fornendo a minori, genitori ed educatori informazioni e strumenti tecnologici gratuiti per contrastare le tattiche sempre più sofisticate e insidiose utilizzate dai cybercriminali. Di qui la volonta’ di aumentare il nostro impatto in occasione del Safer Internet Day 2012 anche attraverso il coinvolgimento diretto del nostro ecosistema di partner, che per la prima volta avra’ accesso ad un kit con i materiali utili per organizzare nelle scuole corsi di formazione sui temi della sicurezza in Rete.”

Risultati della ricerca. Meno della metà del campione oggetto dell’indagine (47%) ha dichiarato di eseguire gli aggiornamenti del software o di aver attivato gli aggiornamenti automatici. Più di un terzo (41%) degli intervistati non si informa su come proteggere la propria reputazione online o come prevenire e impedire il furto di identità. Solo il 49% ha creato password utilizzando lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli. Oltre la metà (51%) ha affermato di aver eseguito transazioni solo su siti attendibili. Alla domanda su come garantiscono la propria sicurezza online, metà degli intervistati ha dichiarato di aver attivato un firewall. Solo il 24% ha installato un software antivirus o antispyware sul telefono cellulare. L'Indice rileva che i gruppi di utenti più giovani possiedono una maggiore conoscenza delle minacce legate al social networking. Oltre due terzi (70%) degli utenti di età compresa tra 14 e 24 anni hanno modificato le impostazioni sulla privacy dei siti di social networking per limitare la condivisione di informazioni, una percentuale quasi due volte e mezza superiore rispetto al gruppo dei 45-59 anni (27%). Tra i più giovani è inoltre maggiormente diffuso l'utilizzo di motori di ricerca per monitorare e gestire le proprie informazioni personali online, con il 70% del gruppo dei 14-24 anni che adotta questa procedura, rispetto al 15% della categoria compresa tra i 45 e i 59 anni. Meno della metà (47%) degli intervistati di età compresa tra i 14 e i 24 anni crea nomi visualizzati e/o gamertag che non corrispondono al nome reale. Rispetto ad altri gruppi di età, la categoria dei 25-29 anni dimostra maggiore interesse (41%) nel reperire informazioni sulle procedure più innovative da eseguire per proteggere la propria reputazione online, con il 59% degli intervistati che modifica le impostazioni sulla privacy dei siti di social networking per limitare la condivisione di informazioni.
Adulti più bravi. Il gruppo dei 30-44 anni ha ottenuto il punteggio più alto per quanto riguarda l'installazione di software antivirus/antispyware/antimalware nel PC e/o nel portatile, con l'88% degli intervistati che dichiara di aver effettuato questa operazione. Il 70% del gruppo dei 30-44 ha inoltre dichiarato di eseguire gli aggiornamenti del software e/o di aver attivato gli aggiornamenti automatici. Analizzando i risultati per sesso, gli uomini hanno ottenuto un punteggio di Indice complessivamente superiore, con una media di 39,61 rispetto al 38,25 delle donne. I risultati hanno dimostrato che gli uomini sono più propensi delle donne a eseguire gli aggiornamenti del software, a lasciare attivati i firewall e a utilizzare i filtri del browser e il filtro anti-phishing.
Tra genitori/non genitori, i non genitori hanno dimostrato di possedere competenze superiori nella maggioranza delle aree relative alla sicurezza online. Tale superiorità è in parte dovuta ai tipi di attività svolte online dagli utenti più giovani. Ad esempio, il 56% dei non genitori ha modificato le informazioni personali che potrebbero influire sulla propria reputazione online, rispetto al 44% dei genitori, mentre il 29% dei non genitori ha creato pseudonimi e/o gamertag contro il 18% dei genitori.
Protezione per i bambini. Maria Rita Parsi, Presidente della Fondazione Movimento Bambino Onlus, annuncia insieme ai risultati dell'IDS Microsoft il primo documento a livello internazionale per la tutela dei bambini in Internet, la Carta di Alba. Sarà presentata alla Commissione bicamerale per l’Infanzia, e seguirà l’iter per essere trasformato in Progetto di Legge. La Carta è composta da dodici punti che individuano dei possibili modelli per rendere la Rete sicura ed a misura di bambini e ragazzi. (t.t.)

Fonte: Repubblica


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