“
Non perderti nel bosco”.
Non è la raccomandazione della nonna a Capuccetto Rosso, ma il titolo
della ricerca e del manuale dedicato al web e ai suoi rischi, delle
ragazze della 4° E dell’istituto Della Rovere di Savona.
Vincitrici, ieri, a Genova, del premio assegnato dalla Sip (la società
di pediatria italiana) nell’ambito della giornata appunto dedicata agli
stati generali della pediatria italiana e, in particolare, al rapporto bambini-adolescenti con il web. Come una squadra di calcio: undici studentesse in rete. Con la loro “prof” Silvia Vivalda.
Le ricercatrici della 4°E premiate ieri a Genova sono Valentina
Travisi, Alessia Scaramelli, Giulia Giovinazzo, Laura Grasso, Ivana
Damonte, Martina Falco, Giulia Rinaldi, Laura Greco, Xhessica Guxha,
Xhemile Leskaj e Roberta Capozzi. Un lavoro di ricerca considerato
scientificamente attendibile da parte dei “tecnici” (la professoressa
Teresa De Toni del Gaslini, l’avvocato Anna Panfili del Forum delle
associazioni familiari liguri e Anna Cossetta, professoressa alla
Facoltà di scienza delle formazione), in rapporto alla campionatura di
giovani studenti (500) scelta nella realtà delle medie superiori
cittadine e ai quesiti scelti e posti dai ragazzi.Cosa
emerge da questa indagine? «La volontà dei ragazzi di essere
protagonisti e la soddisfazione, dopo una giornata come quella di ieri,
di essere stati finalmente riconosciuti come cittadini» osserva Silvia
Vivalda, docente di lettere al Della Rovere e della classe “campione”. I
dati sono indicativi. «Il computer - hanno spiegato ieri tre delle
autrici, Ivana Damonte, Laura Grasso e Giulia Giovinazzo -
è entrato nelle nostre case ormai come un elettrodomestico
insostituibile, al pari della tv o del frigorifero. E per questo il tema
della sicurezza e del “come” si utilizza e non ci si fa “usare” è
fondamentale». on
è quindi un caso che il 55% dei 500 intervistati sia favorevole
all’esistenza di un limite di età per la navigazione in rete. «Perché -
aggiungono alla 4° E - l’età media dell’approccio alla navigazione in
internet, all’uso dei social network è ormai stabilizzato tra i 12 e 13
anni per le femmine e 14 anni per i maschi». Realtà virtuali ?«Nulla, o
quasi, di tutto questo - sottolinea Roberto Surlinelli direttore tecnico
della Polizia Postale - Perchè quasi tutto quello che accade in rete ha
ricadute materiali e sulle persone. Dagli episodi di bullismo trasposti
on line ai fenomeni dell’adescamento pedopornografico o sessuale». Un
dato conferma la giustezza della ricerca del Della Rovere. A Genova,
elemento illustrato da Surlinelli, in un incontro con gli studenti era
emerso che una ragazzina di seconda media aveva ben 2500 “amici” su
Facebook. Il controllo delle famiglie? Ondivago e non sempre
all’altezza. Con poca o non adeguata confidenza genitori figli sul tema. Se
da un lato emerge che il 96% dei ragazzi/e “non organizzerebbe mai un
incontro con una persona conosciuta sul web” e il 95% nega di avere mai
messo foto equivoche sul web o che “mai rilascerebbe il proprio numero
telefonico a un “amico” sconosciuto di internet”, dall’altro ci sono
elementi contrastanti. Oltre un terzo degli intervistati (37%) non
conosce bene il tema della privacy: infatti non si cura della diffusione
dei propri dati e non ritiene che un eventuale “futuro datore di lavoro
possa controllare attraverso la rete chi sei”. Che internet, la rete,
siano un arcipelago di interessi, ma anche di rischi
(cyber-bullismo,pornografia, stalking) lo confermano i motivi
(isolamento, poche amicizie reali e interessi) per i quali molti si
“impallano” davanti a Pc con, alla lunga, patologie da dipendenza.
Lo confermano i pediatri: iniziano ad emergere tra soggetti di dieci, dodici anni, accentuandosi negli anni successivi. Perché
gli studenti savonesi dai 12 ai 18 anni navigano su internet? Il 49%
per svago, il 48% per la scuola (con utilizzi corretti o “degenerati”
come il copia-incolla di temi e ricerche), il 2% per motivi di lavoro e
l’1% per bisogno. Il vecchio detto “mai accettare caramelle dagli
sconosciuti”, vale anche su internet? E, in conseguenza, come si imposta
il rapporto con uno sconosciuto? Il 46% rimane nascosto nel senso che
non si rivela in toto nella propria identità. Il 3% va in chiaro, cioè
rivela “tranquillamente chi sono”. Ma se il 35% rimane “indifferente”,
il 16% invece è comunque motivato da “curiosità”. Difficile però che si
approfondiscano amicizie e conoscenze: «quando su Facebook un ragazzo mi
chiede l’amicizia, dopo due o tre scambi di messaggi e avermi chiesto
“come sei”, scrive “domani ho casa libera”». E se la ragazza lascia
“cadere” la domanda o glissa il nuovo “amico” di Fbk, sgomma.
Fonte: Il Secolo XIX
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