Pagine

Visualizzazioni totali

Google Scholar

mercoledì 29 giugno 2011

Facebook e vacanze, come ingannare i ladri "social"

Una società britannica propone, a pagamento, un servizio di aggiornamento dello status, per non far capire ai ladri che si ci si trova lontani da casa
Durante le vacanze, assieme a cuochi, camerieri e portieri d’albergo c’è un’altra categoria che lavora mentre gli altri si divertono. Anche se definire il loro un “lavoro” forse non è troppo corretto: parliamo dei ladri, che approfittano dell’assenza dei proprietari, beatamente stesi a rosolare sulla sabbia, per svaligiare ville e villette. Da qualche tempo, per scegliere i messaggi da colpire, i malviventi tengono d’occhio anche le bacheche dei social network delle vittime, in cui spesso in maniera un po’ troppo disinvolta si comunica la propria collocazione attuale e i progetti di spostamenti futuri. Dopo le segnalazioni di vari casi in cui le rapine erano state preparate tramite Facebook (qualcuno, come l’agenzia di sicurezza Precreative Solutions di Chelmsford, Regno Unito, ha deciso di sfruttare le nuove paure dei villeggianti per proporre un servizio di inserimento di post su commissione. Funziona così: il cliente concorda con Precreative una serie di messaggi, che verranno postati a intervalli regolari sui social network e daranno, almeno così assicura la ditta, l’impressione che ci si trovi ancora a casa, impegnatissimi. Lo staff si occuperà anche di filtrare eventuali contenuti impropri, leggi immagini rivelatorie: “inserire una fotografia di sé sulla spiaggia da far vedere a 3-400 amici – ha spiegato il direttore della società, Gary Jackson, al Telegraph – è come lasciare un cartello sulla porta di casa per avvisare i ladri che non c’è nessuno”. Spendere una piccola somma adesso metterebbe al sicuro non solo dai ladri, ma anche da fastidi provenienti da altri fronti; addirittura, assicura Jackson, le compagnie di assicurazione, starebbero pensando di alzare i premi per chi utilizza i social network. La notizia lanciata dal Telegraph è stata ripresa da numerose testate on e off line, e i commenti oscillano fra il curioso e lo scettico. Perché, si chiedono in molti, pagare un servizio esterno, quando esistono numerose applicazioni gratuite, come Hootsuite che consentono di programmare tweet e post di Facebook in modo che appaiano sulle bacheche alla scadenza desiderata? E che dire delle impostazioni sulla privacy di Facebook regolando le quali è possibile, almeno sulla carta, mettersi al riparo da sgradite sorprese? È vero però che la superficialità di molti utenti supera spesso qualsiasi previsione e davanti ad essa non c’è software o impostazione che tenga. Un anno e mezzo fa, tre programmatori olandesi, misero a punto il sito Please Rob Me che elencava “tutte la case vuote là fuori”, usando come banca dati i check-in effettuati dagli utenti su network come Foursquare, Gowalla, Bright Kite e altri dedicati nello specifico alla condivisione di informazioni di geolocalizzazione. Pur trattandosi di un semplice e provocatorio esperimento, mise in luce un problema reale: si condivide troppo e con troppe persone. La privacy per molti internauti, forse la maggior parte, è solo una parola. Da allora le cose non sono molto cambiate.

Fonte: La Stampa - Autore: Federico Guerrini

Nessun commento:

Posta un commento