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martedì 19 aprile 2011

Regole per il Cloud computing "nuvola" sicura per l'utente


All'evento Skills 4 Cloud, si sono confrontati mondo politico, istituzionale e aziende del settore.Obiettivo: evitare il rischio far west in un mondo digitale che ci ha già cambiato e continua a cambiarci la vita. Il problema delle norme nazionali applicate a un fenomeno locale

IL CLOUD computing ha bisogno di nuove leggi, a tutela degli utenti e a guida delle aziende. Per evitare il "far west" e per sostenere lo sviluppo di un mercato oggi stimato 16,5 miliardi di dollari nel mondo, ma con un potenziale di 55 miliardi nel 2014 (secondo l'osservatorio di ricerca Idc). E' il tema, più politico che tecnico, affrontato oggi a Roma all'evento Skills 4 Cloud, organizzato da Microsoft nella sede del Parlamento Europeo in Italia, con un confronto tra mondo politico, istituzionale e delle aziende del settore. A conferma che se ne deve parlare: probabilmente molti stanno già usando servizi "cloud" anche se non lo sanno. Con questo termine s'intendono infatti quei servizi che permettono di accedere, via internet, a risorse di vario tipo: foto, posta elettronica, persino potenza di calcolo. Tutto ciò che prima bisognava tenere sui propri pc, per poterlo usare, ora può essere spostato su internet: sulla "nuvola" (da qui il termine "cloud"). Forse il servizio cloud più noto agli utenti comuni è la web mail: usare la posta tramite sito web invece che con un programma installato sul proprio pc. Facciamo cloud computing, però, anche quando archiviamo foto o file vari su siti web, per esempio su Flickr o Facebook. Questi servizi infatti sostituiscono la funzione "non cloud" dei nostri hard disk. Considerato il successo di Facebook e della web mail, forse il numero di utenti cloud al mondo non è molto lontano da 2 miliardi, cioè il totale di quelli che vanno su internet.
"Questo fenomeno sta cambiando il mondo e quindi non è solo tecnico ma anche culturale", dice Marco Scurria, uno degli euro parlamentari presenti al convegno. "Abbiamo quindi deciso di avviare tavoli di lavoro per giungere a un disegno di legge sul cloud. Lo scopo è duplice", continua Scurria: "Da una parte, evitare che la politica resti indietro e magari arrivi a formulare leggi che non rispecchiano il mercato. Dall'altra, scongiurare il rischio che le aziende corrano avanti da sole, facendo solo i propri interessi e non quelli degli utenti".
A questo proposito, sono due i punti caldi affrontati al convegno: privacy e sicurezza dei dati presenti sulla cloud. Il 68 per cento delle aziende spaventate dal cloud lo è per via di questi due problemi, secondo la London School of Economics. Sicurezza vuol dire che il dato dell'utente deve essere ben protetto dal rischio che cada in mani sbagliate. Deve essere inoltre trattato correttamente, nel rispetto delle norme sulla privacy.
Quali norme? E' qui il cuore del problema: le norme oggi sono nazionali, ma il fenomeno è globale. Noi italiani possiamo mettere i nostri dati su servizi cloud che funzionano tramite computer sparsi nel mondo. A nostra tutela, valgono le norme del Paese dove sono presenti fisicamente i dati. Le Autorità europee garanti della privacy sostengono quindi, per prima cosa, che l'utente ha il diritto alla trasparenza. A sapere dov'è il proprio dato (nome, cognome, foto, preferenze personali...) e com'è protetto. "Noi appoggiamo la posizione dei garanti a favore della massima trasparenza", dice Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia. "Microsoft già dice dov'è geograficamente il dato, dov'è il suo back up e com'è protetto (ne comunica le certificazioni di sicurezza utilizzate). Sono tre aspetti che dovrebbero essere trasparenti in ogni offerta cloud", continua. Francesco Pizzetti, presidente dell'Autorità Garante della Privacy italiana guarda oltre: "La direttiva Ue sulla privacy è ormai obsoleta, bisogna rivederla con un accordo internazionale. E, nell'attesa, sarebbe opportuno che i fornitori "notificassero" (cioè sottoponessero) i propri servizi cloud ai Garanti europei". In estate la Commissione europea presenterà appunto una proposta di modifica della normativa privacy e già annuncia una rivoluzione: di imporre alle aziende di trattare i dati dei cittadini europei secondo le regole europee. A prescindere da altre considerazioni, come la nazionalità dell'azienda o la posizione geografica del dato. Significa cambiare tutto, perché le regole europee per la privacy sono le più rigide, a tutela dell'utente. La sfida sarà proteggerlo senza tarpare le ali a un mercato promettente, che secondo Idc crescerà anche in Italia: del 41% sul 2010 per poi arrivare a 671 milioni di euro nel 2014. Con una ricaduta benefica anche sull'ecosistema. Secondo Microsoft, il cloud computing mondiale aggiungerà almeno 800 miliardi di dollari di ricavi nelle economie locali entro il 2013. In Europa creerà oltre 100 mila nuove piccole e medie imprese e farà crescere dello 0,3 per cento il prodotto interno lordo.

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