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mercoledì 15 settembre 2010

Facebook, minori contro la pubblicità


Avviata una class action da due teenager di Los Angeles. Il sito in blu sfrutterebbe indebitamente le preferenze dei minorenni verso i messaggi pubblicitari. Dovrebbe richiedere il permesso dei genitori

La stragrande maggioranza degli utenti in blu dovrebbe ben conoscere il basilare funzionamento del pulsante like. Su Facebook è infatti possibile indicare la propria preferenza per un contenuto caricato dagli amici o per una pagina dedicata ad una determinata celebrità. Ma su Facebook è anche possibile esprimere il proprio favore verso un messaggio pubblicitario.A due teenager della contea di Los Angeles questa usuale pratica del social network di Mark Zuckerberg non pare essere andata troppo giù. Una class action è infatti stata recentemente avviata presso una corte della metropoli californiana, basata sul presunto sfruttamento illecito di Facebook delle loro identità virtuali. In sostanza, il sito in blu è stato accusato di vendere su larga scala le preferenze dei suoi utenti di minore età, dandole in pasto ad aziende ed inserzionisti. E non solo. Stando ai termini della class action, Facebook reindirizzerebbe verso la sua homepage tutti quegli utenti che abbiano cercato il nome di un minore attraverso un motore di ricerca. L'azione legale ha dunque invocato la presunta violazione della stessa legge californiana, che obbligherebbe una società come Facebook a richiedere lo specifico consenso da parte dei genitori prima che un minore possa esprimere una preferenza verso una pubblicità.Un portavoce del sito in blu ha tuttavia sottolineato come si tratti di accuse senza alcun fondamento, da combattere vigorosamente in aula. In particolare, Facebook non permetterebbe ad alcun utente minorenne di apparire pubblicamente su un qualsivoglia motore di ricerca.


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