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martedì 1 giugno 2010

Web e incontri al buoio, 1 su 4 ci va


Lo rivela uno studio condotto da alcuni criminologi sui teenager veneziani e trevigiani.Uno su tre compra farmaci, tra cui il Viagra, o gioca d’azzardo in Internet.

MONASTIER (Treviso) — Ad un adolescente su quattro è capitato di dare o accettare un appuntamento al buio con uno sconosciuto agganciato in chat. Ed un teenager su tre ha acquistato, sempre in Internet, medicinali fra cui il Viagra. I dati choc emergono da un’inchiesta dell’Associazione per la diffusione delle scienze criminologiche e dell’investigazione, condotta fra 800 studenti delle scuole medie e superiori delle province di Treviso e Venezia, presentata ieri a Monastier a margine del seminario sui pericoli online per i minori dall’eloquente titolo «L’orco passeggia sul filo». Il cavo ritratto nel manifesto del convegno promosso dal centro studi psicosociali Calvani è quello di un mouse, annodato intorno ai polsi di due mani giunte, come in un sequestro. E difatti l’immagine evocata dagli esperti è quella di ragazzi che finiscono, spesso inconsapevolmente, ostaggio di estranei dapprima contattati virtualmente in qualche social network come Facebook o Twitter e poi magari incontrati fisicamente nella vita reale. «L’idea di bruto che tendiamo ad avere in mente - ha spiegato il criminologo Francesco Sidoti, presidente del corso di laurea in scienze dell’investigazione dell’università dell’Aquila - è ancora quella del mostro che se ne sta acquattato in qualche vicolo buio delle nostre città. In verità ora i malintenzionati hanno a disposizione piazze elettroniche ben più ampie e oscure, in cui possono nascondersi dietro l’anonimato o sotto false identità, per sconfinare nella pedopornografia se non addirittura nell’omicidio. In letteratura sono citati serial killer che hanno agito così». Ecco dunque spiegato l’allarme suscitato fra gli stessi esperti per quel 25% del campione che ha risposto di aver invitato o partecipato ad un blind date e per quel 35% degli intervistati che hanno ammesso di aver comprato sul web farmaci fra cui la famosa pastiglietta blu. I ragazzi interpellati hanno infatti fra 11 e 18 anni. Eppure g i à a quell’età, nel 40% dei casi almeno una volta hanno acquistato abbigliamento contraffatto e nel 36% hanno giocato d’azzardo, sempre in rete. «Nei nostri giovani - ha commentato Pierpaolo Martucci, docente di antropologia culturale all’ateneo di Trieste - c’è evidentemente l’idea secondo cui va cercato il facile colpo di fortuna per cambiare il destino della propria vita ». I problemi sorgono quando quell’esistenza prende una piega sbagliata per l’intervento illegale di qualche internauta . In questo senso colpisce il trend, improntato all’aumento, di alcuni reati su cui indaga la polizia postale e delle comunicazioni del Veneto. Nel giro di un anno le segnalazioni di siti pericolosi sono praticamente raddoppiate (da 130 a 259) e pure le ingiurie e le diffamazioni legate a post offensivi sono cresciuti (da 200 a 339). «Di per sé - ha sottolineato Ciro Pellone, dirigente del compartimento regionale - Internet è un ottimo strumento. L’importante è farne un uso responsabile, come avviene per una macchina: bisogna rispettare le regole e sapere che ci sono i controlli. E ricordarsi che, come non si devono accettarne le caramelle, dagli sconosciuti è bene non dare troppa confidenza».

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