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lunedì 1 febbraio 2010

Calabrò: un filtro su Internet? Decreto restrittivo e inefficace



Il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni esprime forti perplessità sul decreto Romani.
«Un filtro generalizzato su Internet da una parte è restrittivo, come nessun paese occidentale ha mai accettato di fare, dall’altra è inefficace perchè è un filtro burocratico a priori». È il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, a ribadire le sue forti perplessità alla regolamentazione prevista dal decreto Romani in materia di web. A suo giudizio, la soluzione indicata dallo schema di decreto che recepisce la nuova direttiva europea sull’audiovisivo, che giovedì avrà il parere delle commissioni parlamentari competanti, «è tanto pesante quanto inefficace». Senza contare che «è fuori dal quadro della direttiva e questo - spiega Calabrò - la rende in contrasto con la normativa europea: come tale può far sorgere questioni con la Commissione europea che indubbiamente farebbe dei rilievi su questo» terreno. «Il problema di internet esiste - ammette - non è un problema che si è inventato Romani, però non è un caso che nessun paese occidentale abbia adottato la soluzione Romani». Secondo il presidente dell’Agcom «un intervento ex post nel caso un sito delinqua è necessario e dovuto, ma un filtro ex ante è non solo una cosa puramente burocratica, poichè non sappiamo se il sito delinquerà o no, ma non tiene neanche conto del fatto che i siti internet sono come la testa dell’Idra, ne chiude uno e se ne apre un altro..». Il problema è di natura globale e infatti «sono in corso colloqui tra Stati Uniti, Giappone e Unione europea per cercare di trovare delle linee di azione concordate», conclude il presidente dell’Autorità.Il Parlamento sta esaminando in questi giorni il decreto Romani. L'Idv all'attacco. «Il provvedimento è sostanzialmente un attacco del Governo nei confronti di Sky e della Rete per ostacolare la concorrenza a Mediaset. Infatti, tra le righe del decreto, si consuma anche l’assalto alla Rete». Scrive così, sul suo blog, Antonio Di Pietro.« Le disposizioni - spiega il leader Idv - stabiliscono che le dirette streaming verranno equiparate alle dirette televisive e quindi sottoposte ad una autorizzazione obbligatoria con tutti i vincoli che ne conseguono. Inoltre si prevede l’oscuramento da parte del Garante che interviene sui provider di tutti quei canali video (compreso YouTube) sui quali verranno riscontrate eventuali violazioni del copyright. Il decreto, che è il recepimento di una direttiva comunitaria, attende solo il parere del Parlamento per essere poi approvato definitivamente dal Consiglio dei ministri. Lo stesso Garante per le comunicazioni ha evidenziato pubblicamente le gravi criticità di questo provvedimento che, a nostro avviso, interviene illegittimamente su numerose materie. Insomma, quando si trattava di adeguarsi ai richiami dell’Unione europea per sfrattare Rete 4 se ne son fregati ora, invece, in tutta fretta, il Governo, approfittando del recepimento di una direttiva comunitaria di contenuti assai limitati, introduce un strumento di censura per le reti internet. Il decreto Romani rischia di diventare il manganello del Governo contro la Rete, oltre che l’ultimo di una lunga serie di colpi bassi a Sky. Silvio Berlusconi prima di disporre di un decreto del genere deve: -scegliere se vuole fare il Presidente del Consiglio o il padrone di Mediaset. È indecente, infatti, che Berlusconi utilizzi le leggi dello Stato per contravvenire alle regole del libero mercato e avvantaggiare le sue aziende. Ecco, il Presidente del Consiglio e i suoi sodali avrebbero potuto parlare del decreto Romani in modo disinteressato. Qualora non dovesse subire rilevanti modifiche a seguito dell’esame parlamentare in commissione, il gruppo dell’Italia dei Valori presenterà una proposta di parere con la quale chiederà al governo di ritirare lo schema di decreto Romani».

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