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martedì 5 gennaio 2010

La famiglia digitale e quel diavolo di internet


Sono un convinto fautore dell'importanza del superamento del digital divide per aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita delle comunità. Significa cambiare il modo di fare politica, evitare di subirla, creare una comunità capace di forte coesione e di saper utilizzare tutte le risorse per risolvere attraverso la sussidiarietà i problemi che possano sorgere in ogni comunità. La nostra è una società fondata sulla famiglia e quindi sarebbe indispensabile che determinati insegnamenti sull'utilizzo delle nuove tecnologie siano condivisi dalle famiglie, purtroppo neppure la scuola da questo punto di vista aiuta la condivisione. I dati ce li offre l'Istat con la sua periodica rilevazione, dove si evince come ancora in Italia ci siano grossi buchi nella distribuzione della banda larga e ancora su questo non si capisce se il governo reperisca o meno questi fondi per finanziare un intervento decente. I dati istat mettono anche in rilievo l'ormai cronico ritardo nella fruizione della rete da parte della popolazione con una diversa incidenza tra famiglie con giovani e famiglie meno giovani e anche la differenza sociale tra i quadri dirigenziali e medi e le famiglie operaie. Non si tratta di un problema di poco conto perchè in ballo c'è una questione di democrazia e l'utilizzo della rete in Iran in questi giorni lo dimostra, c'è in ballo l'accesso al sapere con quello che ne consegue per i nostri figli e per la ricerca di un lavoro avendo una adeguata formazione. La rete è anche il motore per il cambiamento di questo paese, il suo futuro con le possibili implicazioni sull'ambiente, sia in termini di compatibilità e di riduzione dei consumi che in termini di sviluppo. Le famiglie possono assolvere ad un ruolo centrale per lo sviluppo della rete internet, un pò come lo è stato per la radio e le televisioni, che avevano e hanno un ruolo importante per l'informazione ma molto pù riduttivo nella interattività e quindi nella comunicazione in tempo reale. Sempre più spesso la cronaca ci racconta, con esagerazioni sconcertanti, del ruolo negativo di internet e dei social network, contribuendo a diffondere paura e incertezza nelle famiglie. Servirebbe invece una campagna di informazione mirata ad evidenziare benefici e potenzialità con l'attenta analisi dei rischi in termini di privacy e di frodi, oltre alla necessaria precauzione nei confronti dei minori, troppo spesso lasciati soli davanti al computer come succede per le televisioni, spesso oltre alla mancanza di tempo si unisce la mancanza di competenza.




Riflessione: concordo con l'ultima frase di questo post. Sbagliato fare allarmismo e continuare a mettere il dito nella piaga sugli aspetti negativi del web. Corretto invece seguire i bambini sin dalla prima infanzia a che ne facciano un uso corretto. Seguire, educare, regolamentare sono le cose che oggi i genitori e aggiungo gli educatori e i docenti italiani dovrebbero cercare di fare ma che, vuoi per mancanza di tempo/voglia vuoi per mancanza della neccessaria conoscenza non fanno. I ragazzi devono utilizzare le nuove tecnologie, stimolare gli anticorpi fare in modo di saper sfruttare sempre meglio gli aspetti positivi, che sono tanti e che oggi non vengono sufficientemente evidenziati.

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