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lunedì 21 dicembre 2009

PdL: 12 anni per chi istiga alla violenza sul Web




Il senatore Raffaele Lauro (PdL) ha formulato una proposta di legge già controfirmata da 50 senatori secondo la quale l'istigazione alla violenza va punita con il carcere e l'uso della tecnologia (cellulari, social network) è considerato come aggravante.
Gli sforzi di Schifani, pronto ad incontrare gli emissari di Facebook, e quelli di Maroni, pronto a mettere in discussione i propri intenti bellicosi nei confronti di chi compie reati online, potrebbero essere vani. La battaglia sembra infatti assumere i toni dello scontro frontale nel momento in cui la tecnologia viene considerata come "aggravante" nella formulazione dell'on. Raffaele Lauro, la cui proposta di legge sarebbe stata portata avanti sulla scia del caldo dibattito dell'ultima settimana post-Tartaglia. Il testo completo non è ancora stato ufficializzato (il sito web dell'onorevole riporta immagini e curriculum, ma non aggiorna sulle attività quotidiane), ma le prime indicazioni iniziano a trapelare dalle agenzie di stampa. Ed è una proposta di legge che, controfirmata già da 50 senatori, è destinata a far discutere non poco: «Chiunque, comunicando con più persone in qualsiasi forma, istiga a commettere uno o più tra i delitti contro la vita e l'incolumità della persona, è punito, per il solo fatto dell'istigazione, con la reclusione da 3 a 12 anni. La stessa pena si applica a chiunque pubblicamente fa l'apologia di uno o più fra i delitti indicati. Se il fatto è commesso avvalendosi di comunicazione telefonica o telematica, la pena è aumentata». E la spiegazione è affidata allo stesso senatore Lauro: «L'aggressione al Presidente Berlusconi ha evidenziato la necessità di intervenire sul diffuso fenomeno, caratterizzato da forme di esortazione alla violenza e all'aggressione, mediante discorsi, scritti ed interventi, che, in virtù delle moderne tecnologie informatiche, riescono oggi ad acquisire una rilevanza mediatica particolarmente significativa. Si è drammaticamente diffusa, anche tra i minorenni, l'abitudine ad utilizzare gli strumenti informatici per ledere la dignità delle persone, nelle forme più gravi, dai ricatti, alle ingiurie, a sfondo sessuale o razzista, alla diffamazione». L'invettiva colpisce quindi direttamente l'uso dello strumento tecnologico, definito in taluni casi come "patologico": «Il legislatore non può più attendere. Ecco perchè, insieme con questo disegno di legge, ho presentato una mozione parlamentare, già sottoscritta da più di 50 senatori, di maggioranza e di opposizione, per discutere, al più presto, nell'aula del Senato, in un confronto con il Governo, di cultura informatica e degli effetti perversi derivanti dall'uso patologico, da parte di giovani e giovanissimi, del cellulare, e delle conseguenze nei rapporti genitori-figli e sulle istituzioni scolastiche». L'istigazione alla violenza è vista come il male da sconfiggere; la Rete ed i telefonini sono identificati come lo strumento del peccato. La proposta di legge annunciata vuole punire gli uni e gli altri, opponendo la minaccia del carcere a quanti abusano della libertà di espressione. Non è dato a sapersi, però, in che modo la proposta dell'on. Lauro bilanci divieti e diritti, evitando così di sconfinare nella libertà di espressione pur di creare un riferimento normativo utile a reagire con forza alle urgenze emerse dal confuso dibattito degli ultimi giorni.

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