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venerdì 30 ottobre 2009

I cyber-ladri fanno affari, boom dei reati informatici


Gli investigatori "Attenzione a mettere i propri dati in rete"

Dieci denunce al giorno, 2.800 segnalazioni in un anno e il primo posto nella classifica delle zone a maggior incidenza di reati informatici. Un vasto panorama di crimini - dall´uso di materiale pedopornografico alla clonazione di carte di credito - in continuo aumento nei numeri e nelle varianti, che a Milano trova terreno fertile. Gli esperti della polizia postale e delle Comunicazioni della sede di via Moisè Loira non hanno dubbi: per le sue caratteristiche di città "capitale" delle telecomunicazioni, Milano è uno snodo centrale anche per questo genere di reati, molti dei quali sono di carattere finanziario. «Per spiegare questo fenomeno - afferma Eliseo Santoro, dirigente del compartimento polizia postale e delle comunicazioni - uso sempre una battuta. La truffa di Totò che cerca di vendere la fontana di Trevi venne fatta attraverso la parola: oggi verrebbe fatta attraverso una mail». L´aumento del giro di denaro intorno a questi reati è notevole. Un dato su tutti quello delle carte di credito clonate: il volume d´affari di queste operazioni supera quello legato allo spaccio di droga. La lista delle denunce per crimini informatici è lunga, anche per quanto riguarda la complessità e la raffinatezza dei meccanismi di truffa. Come il povero uomo d´affari americano fregato da Totò, deve essersi sentito anche un signore lombardo che cercava di comprare su Internet un cavallo. Caduto nelle mani di alcuni truffatori, l´uomo è stato convinto a spedire qualche migliaio di euro in cambio dell´animale. Non contenti, i truffatori si sono fatti inviare altro denaro affermando che era necessario corrompere la dogana. E poteva mancare forse la biada per nutrire il cavallo? Ovviamente no, e la cifra estorta è ulteriormente aumentata. Inutile aggiungere che lo sfortunato non ha ricevuto nessun cavallo. Gli aneddoti legati a questi fenomeni sono moltissimi, alcuni dei quali preoccupanti anche dal punto di vista sociale. Come il caso di una ragazzina di 14 anni che riceveva via chat continue richieste a sfondo sessuale. La madre, insospettita, si è sostituita alla figlia per controllare chi le mandasse i messaggi. Grazie alle indagini della Polizia Postale si è scoperto che un´amichetta, dodicenne, aveva inserito su un sito per adulti tutti i dati e i contatti della figlia. Motivo? Vendicarsi dopo un litigio. «L´aumento di questi reati - spiega Fabiola Trefiletti, vice questore aggiunto della polizia postale e delle comunicazioni - è legato al fatto che Internet è un mondo in continua espansione. Si prenda il caso di Facebook: da quando in Italia è scattata la passione per questo social network c´è un boom di furti d´identità e di denunce per diffamazione». Ma il caso di Facebook è sintomatico anche per un altro aspetto: «Spesso le persone mettono in rete notizie e dati personali con una facilità estrema, senza preoccuparsi del fatto che una mente criminale vede in Internet una fonte inesauribile di identità». Non sempre però le indagini nell´informatico portano a un responsabile. Gran parte di questi crimini vengono infatti commessi fuori dal territorio nazionale. Per agire contro i colpevoli è dunque necessaria una rogatoria internazionale, che però, al di fuori dei casi più gravi, non parte quasi mai per motivi di costi e tempi: sarebbero altissime le probabilità che le indicazioni sui tabulati informatici siano già scomparse. Risultato: i reati minori compiuti all´estero rimangono regolarmente impuniti.

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