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mercoledì 2 settembre 2009

Australia, licenza di navigare per arginare l'ingenuità digitale



Secondo un esperto locale le truffe online si possono evitare educando i cittadini all'utilizzo della Rete. E impedendo l'accesso a chi non è all'altezza di tale privilegio. Le autostrade della Rete oggi sono percorse da milioni di persone. Un po' troppe secondo Russel Smith dell'Australian Institute of Criminology, che auspica l'introduzione di una vera e propria patente per utilizzare il computer e accedere a Internet senza diventare carne da macello per i truffatori hi-tech, o noiose perdite di tempo (newbie) all'interno di community di vario genere. In effetti basta pensare a Facebook, dove migliaia di utenti si iscrivono senza pensarci due volte a gruppi come il fantomatico Scopri chi visita il tuo profilo ignorandone la vera sostanza, convinti di poter tenere traccia di eventuali guardoni telematici. Sono tanti i tranelli in cui si può cadere senza avere un minimo di conoscenza di cosa sia Internet: c'è chi è convinto di poter entrare in possesso di una BMW cliccando un banner, o di poter perdere peso in poco tempo immettendo i dati della propria carta di credito in un form. Da quando i computer sono diventati oggetti di consumo esiste una consistente fetta di utenti la cui ingenuità digitale si è evoluta di pari passo con la tecnologia che utilizzano: una volta ci si faceva turlupinare dai famosi dialer, poi messi in ombra dalla diffusione delle linee ADSL, mentre oggi si viene raggirati anche senza ricorrere a tecniche più elaborate come il phishing. Anche in Italia, qualche mese fa, in Senato si stava discutendo sulla possibilità di introdurre nuove misure anti scam nell'ambito delle scommesse online, facendo del sito dei Monopoli di Stato un portale per l'accesso alla dimensione del gioco d'azzardo sul Web. In ogni caso la proposta di Smith, se si dovesse tradurre in realtà, secondo alcuni non costituirebbe un rimedio efficace. Del resto quale migliore palestra per la Rete se non la Rete stessa? Una patente per il computer poi esiste già, ma non contempla la dimestichezza con Internet nei programmi per il suo conseguimento. Resta da vedere come reagirà l'Australia, patria non solo di koala e canguri ma anche di molte misure restrittive nei confronti del Web, alla proposta di una delle più importanti figure locali in materia di cybersecurity.

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