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sabato 16 maggio 2009

FOTO DI INTUBATI ON LINE: assurdo derivante dalla mancanza di regole in rete

Riporto un'articolo del sociologo Daniele Damele:

Le foto on line di persone riprese all’interno dell’ospedale di Udine mentre vengono intubate o in altre situazioni sanitarie sensibili confermano quanto sto ripetendo da tempo: internet ha bisogno di regole. Un giornalista non può pubblicare sulla carta stampata foto analoghe se non coprendo i volti rendendo irriconoscibile la persona, in televisione certe immagini possono essere irradiate solo col consenso degli interessati. In rete tutto è possibile, così non va bene.
Ora gli accertamenti interni all’ospedale dovranno essere definiti dal responsabile della normativa sulla privacy e da quello per la rete Intranet. Verrà accertata la possibile violazione della legge sui dati personali e dei regolamenti interni sul comportamento.
Di foto di pazienti in ospedale intubati in terapia intensiva e di tante altre foto ancor più cruente ce ne sono comunque tante. Ognuno di noi a sua insaputa corre il rischio di vedersi pubblicata una foto, commenti, citazioni senza volerlo. E non mi riferisco, ovviamente, alle persone pubbliche. In internet non c’è alcuna protezione della privacy come neppure della diffamazione, della calunnia. Un primo passo da attuare è quello di togliere l’anonimato on line, poi occorre far sì che internet sia paragonato alla carta stampata (sulla quale non è possibile pubblicare certe foto). Occorrono filtri e la responsabilità dei provider che va equiparata a quella degli editori.
Non è più possibile invocare la libertà di espressione quando questa permette, ed è sotto gli occhi di tutti, il compimento di reati. E’ ipocrita dire che le leggi ci sono e basta farle rispettare. Le forze dell’ordine ci provano (e a loro va un immenso grazie), ma ciò che si rende improcrastinabile è la necessità di prevenire il compimento di reati come quello commesso da un’infermiera a Udine, ma anche e soprattutto come quelli legati alla pedo-pornografia. Per com’è strutturata la rete, ovvero anarchicamente, ciò oggi non è possibile. La rete è uno strumento di libertà e democrazia e tale deve rimanere, ma nel rispetto delle regole (che oggi non ci sono).
L’allora ministro Gasparri attivò nel 2003 un Comitato internet e minori sulla base di un codice di autoregolamentazione. Poi si pensò di ricondurre quelle competenze in seno al Comitato Tv e minori ribattezzato “Media e minori” chiedendogli di occuparsi di tv, internet, videogiochi e telefonia, ma di fatto da anni, o meglio da Gentiloni in poi tale Comitato si occupa ancora solo di tv. Forse il Ministero dello Sviluppo economico – Dipartimento Comunicazioni dovrebbe riprendere in mano la questione e le esperienze svolte dal sottoscritto con don Fortunato Di Noto, don Ilario Rolle e altri in merito

Fonte: Daniele Damele

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