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giovedì 26 marzo 2009

Internet e scuola: libertà o dittatura culturale?



I docenti italiani oscillano tra l’atteggiamento di entusiasmo per Internet (prendendosi poi batoste dai contenuti inaffidabili e dalle truffe) e quello di rifiuto in nome della superiorità dei libri (senza accorgersi che gli studenti usano le risorse in rete in ogni caso). Il vero problema è la scarsa conoscenza dei meccanismi culturali in atto sul web. Per esempio, quanti sanno perché un sito appare ai primi posti della ricerca con Google, che in Italia è il motore quasi monopolista? Eppure quei primi cinque risultati sono le fonti più utilizzate dalle scuole, con il comico effetto che la libertà di ricerca finisce per produrre elaborati identici: tutti gli alunni cercando la parola “Galileo” in quest’anno del 400° anniversario delle sue prime osservazioni avranno la voce della Wikipedia al primo posto, seguita da altri siti che non parlano direttamente dello scienziato pisano. Useranno quindi tutti la stessa fonte, vanificando il desiderio del docente di andare oltre il libro di testo. Ma il problema maggiore è la verifica dell’affidabilità di questa fonte. Nel caso della Wikipedia, nonostante l’alta qualità della maggior parte dei contenuti, non c’è nessuna garanzia di attendibilità: chiunque può modificare in qualsiasi momento i testi di questa enciclopedia gratuita e non è detto che gli errori introdotti siano tutti corretti da altri in tempi brevi. Qual è quindi il ruolo dei docenti moderni? Imparare come funziona il World Wide Web non solo dal punto di vista tecnico, ma anche da quello culturale. Insegnare a valutare la qualità dei contenuti, insegnare a cercare usando le parole chiave opportune, lavorare in rete insieme agli alunni intorno a forum e blog facendo social networking, trasformare la capacità degli studenti di cercare soluzioni ai loro problemi su Internet in formazione personale permanente. Insomma, insegnare ad “attraversare la strada”, facendo rispettare le regole del gioco (le “strisce”, i “semafori”), evitare i rischi (i “pirati della strada”), ottimizzare il tempo (la “strada più praticabile”). Con questo atteggiamento si ridurranno anche i pericoli più evidenti e dei quali si parla più spesso: la pedofilia on line, le truffe telematiche, il cyberbullismo, che sono diffusi perché manca sensibilità culturale che forma gli anticorpi necessari a convivere con gli agenti patogeni della rete. Ben vengano quindi le iniziative di formazione in tutta Italia, come quella promossa dall’Associazione Centro ELIS attraverso il portale www.ilFiltro.it, di educazione alla legalità informatica nelle scuole. Sono un segno che la battaglia contro i rischi di Internet non è più solo difensiva, dietro le mura del castello, ma si sposta in campo aperto, per tenere lontani i pericoli e utilizzare al massimo le risorse positive della rete.


Fonte: Riviera 24

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